venerdì 14 gennaio 2011

Napoli, 14/01/2011

Il 10 Gennaio 2011, tra le 17:00 e le 20:00, ho avuto la fortuna e l’onore di assistere in prima fila all’evento che è stato presentato nella splendida e restaurata cornice della Sala Conferenze attigua allo storico Caffè Gambrinus: un Convegno dedicato a Storia ed analisi del Regno di Napoli nell’anno celebrativo (150°) dell’Unità d’Italia (17 marzo 1861-2011).

Giovanna Moresco
 
Prendo spunto dalle parole della giornalista e scrittrice Giovanna MORESCO riportate dal suo sito: http://www.giovannamoresco.it/2011/01/07/storia-e-analisi-del-regno-di-napoli-alla-vigilia-dellunita-ditalia/
“bisognerebbe rileggere Francesco Saverio Nitti (1868-1953) dell’inizio del secolo scorso e vedere di cambiare l’asse attorno al quale ruota il Paese di questi, di questo secolo:

è certo che il Regno di Napoli era nel 1859 non solo il più reputato in Italia per la sua solidità finanziaria… ma anche quello che, fra i mag…giori Stati, si trovava in migliori condizioni. Scarso il debito; le imposte non gravose e bene armonizzate; semplicità grande in tutti i servizi fiscali e nella Tesoreria dello Stato. Era proprio il contrario del Regno di Sardegna, ove le imposte avevano raggiunto limiti elevatissimi; dove il regime fiscale rappresentava una serie di sovrapposizioni continue fatte in gran parte senza criterio, con un debito pubblico enorme, e a cui pendeva sul capo lo spettro del fallimento”.
Umberto Franzese

Senza voler, quindi, rimettere in discussione il corso della storia e senza bearci in un vittimismo che finora ha solo danneggiato il Sud, riacquistiamo la consapevolezza delle nostre enormi potenzialità analizzando quello che fu lo stato del Regno delle Due Sicilie alla vigilia della unità d’Italia.”


Il convegno del Gambrinus è stato coordinato e progettato da Umberto FRANZESE
col quale hanno collaborato come Ufficio stampa e P.R. di Rosario DI RUGGIERO e per la grafica Ettore FORESTIERE.  


Aldo Masullo
Fiorella Franchini
 La gentile scrittrice e giornalista Fiorella FRANCHINI ha introdotto e moderato con grazia e delicatezza i vari relatori.


Nella sua prolusione la Franchini ha citato il prof. Aldo MASULLO che parla di Napoli come “città incompiuta” e che “sembra non cambiare”, quasi “assopita nell’immobilismo”, in una “attesa assistenzialstica dell’aiuto dall’alto” mentre ciò che manca davvero è “un’etica dell’operatività”.


Luigi Rispoli
Quindi è intervenuto Luigi RISPOLI (presidente del Consiglio Provinciale di Napoli) che, dopo un grato saluto a Franzese ed a tutto il team che ha partecipato all’organizzazione, ha proposto come “Introduzione” al convegno, una breve parentesi sulla locazione ospitante, proprietà della provincia ora restituita all’uso sociale per aggregazioni ed eventi come quello che si stava svolgendo.
Quindi ha fatto un escursus sui dimenticati (nell’agiografia ufficiale) fasti del Sud “150 anni fa Napoli e tutto il meridione era la parte più ricca, socialmente avanzata ed industrializzata del paese” (un po’ il ruolo che vorrebbe assumere il centro-nord in senso di “macroregione” europea) ma poi si è domandato: qual’era la sua rappresentatività internazionale? Quindi ha posto la necessità di un piano preciso e finanziato, oltre che finalizzato, per la selezione e la formazione di una classe dirigente in grado di portare avanti questo compito.

Pietro GOLIA
Quindi è intervenuto Pietro GOLIA, editore di Controcorrente, sul tema “Il trasformismo da Liborio Romano ai giorni nostri”. Il tema centale del suo intervento riguarda la figura del funzionario, prima nominato da Francesco II di Borbone prefetto di polizia e poi segretamente connivente con Camillo Benso di Cavour per preparare l’ingresso “indolore” di Giuseppe Garbaldi a Napoli ed il passaggio del degno dai Borbone ai Savoia.
Poi Golia si è domandato: qual è la classe dirigente che abbiamo oggi? E si è risposto: è figlia di quel delinquente non manifesto di Liborio Romano che vinse a Napoli cause a favore degli inglesi, a nome di Cavour, garantendo l’entrata a Napoli del nuovo potere con la garanzia della criminalità di Garibaldi… 

Stefano Arcella
È in seguito intervenuto il prof. Stefano ARCELLA, docente di Storia dell’esoterismo occidentale presso la Fondazione Humaniter di Napoli, sul tema “Il ruolo della Massoneria nella caduta del Regno delle Due Sicilie.
Arcella è partito da lontano, cioè dal Congresso di Vienna nel 1815, in cui Metternich aveva istituito un sistema di pesi e contrappesi per cui, ogni volta che c’era una conquista territoriale da parte di una potenza europea, ci doveva essere da parte di quella stessa potenza, una cessione di territorio equivalente al complesso europeo. In questo contesto praticamente immobile il Piemonte si venne a trovare enormemente indebitato con i Rothschild, proprio mentre si stava per aprire il canal di Suez. Si tenga conto che il Regno delle Due Sicilie a quel tempo deteneva i 4/5 della produzione mondiale dello zolfo (allora materiale strategico per la produzione di esplosivi e proiettili, come se si parlasse, facendo un paragone attualizzato, di petrolio nel ‘900 concentrato in Medioriente o di terre rare ora disponibili quasi solo in Cina, che sono necessarie per le nuove tecnologie). Si capisce che l’apertura del Canale di Suez avrebbe reso ancor più geostrategica la posizione del Regno borbonico (quindi un incremento di incalcolabili dimensioni del potere del Regno delle Due Sicilie) e l’Inghilterra, che vedeva minacciato il proprio monopolio dei traffici con le colonie britanniche, fece pressione perché i francesi risolvessero i contratti che avevano, sia per le materie prime sia per lavorati come acciaio o i prodotti agricoli, con il Regno di Francischiello.
Cardinale Fabrizio Ruffo


 
Nel 1799 era stata sconfitta l’armata del card. Fabrizio RUFFO di Calabria (la cosiddetta Arcadia Reale) minata delle infiltrazioni massoniche che non erano state comprese dai Borboni, a causa di quello spirito immobilista che pervadeva tutte le monarchie europee. Senza una cultura sociale e politica ramificata le azioni e, soprattutto, le reazioni dei governanti non sono efficaci o sono, addirittura, inesistenti. Questa situazione è stata perfettamente descritta dall’esoterista Arturo REGHINI (conosciuto col nome simbolico di Ar?) il quale aveva affinato la propria cultura massonica nel perfezionamento dell’individuo, dello spirito. Ma anche Gioacchino VOLPE, Benedetto CROCE, Francesco CRISPI denunciavano le conseguenze possibili (anzi probabili dell’immobilismo).


prof. Aldo Alessandro Mola
 Quindi Arcella ha citato uno dei maggiori studiosi della massoneria, Aldo Alessandro MOLA che citava il prodomo alla creazione della Repubblica da parte di Garibaldi: nel 1860 giunge al Re delle Due Sicilie, da parte dell’ambasciata austriaca, un messaggio di Christian FOUCHET (?) “una spedizione di circa un migliaio di uomini è partita dalla Liguria per andare in Sicilia” ma non succede niente. È vero, c’è lo zampino della massoneria, ma essa non è l’unica responsabile di ciò che è successo.


Dopo questo intervento molto denso ed importante, l’assemblea è stata deliziata da un breve pausa musicale magistralmente proposta dal Trio di Angelo MOSCA (Mosca: arrangiamenti e piano), Ferdinando PIRONE (flauto), Anna DE GREGORIO (voce) con la canzone … La loro performance è stata molto apprezzata ed applaudita per l’equilibrio perfetto tra le tre componenti: il piano ed il flato non hanno sovrastato la voce intonata e mediamente potente della cantante, la cui ottima presenza (una brunetta dal fisico minuto ma attraente, un viso delicato ma maliziosamente accattivante, vestita in modo sobrio anche se estremamente femminile) ha ulteriormente deliziato il parterre maschile.   

Simona De Luna
In seguito ha preso la parola Simona DE LUNA (docente di antropologia culturale presso l’univarsità di Salerno) per il suo intervento su “Forme e rappresentazione del fascino nella cultura napoletana”.
Quest’affascinante signora (scusate il bisticcio tra il tema e l’aggettivo che ho sentito di usare) ha sinteticamente fatto un escursus su di un tratto della cultura del Sud ed, in particolare, del tessuto campano in cui ha esposto la cabala come un concetto non banale, associato all’astrologia che è molto più antica di molte dottrine scientifiche (infatti cabala, astrologia ed alchimia, non a caso radice delle moderne discipline matematica, astronomia e chimica, erano il bagaglio indispensabile del “magister” esoterico, di cui Ermete Trismegisto, cioè “tre volte maestro” era l’archetipo).
La De Luna ha poi affermato che la superstizione antropologice non superiore né inferiore ad altre verità, citando “La cultura dell’invidia” di Ernesto DE MARTINO in cui si tratta del “fascino” come “influsso malefico, più o meno volontario, esercitato da alcuni soggetti su altri” attraverso l’emanazione degli occhi. Infatti fa poi una distinzione tra malocchio e jettatura (l’occhio invidioso citato persino da PLUTARCO, o l’avvelenamento interno a cui si riferiva Torquato TASSO). Poi si assiste alla riscrittura di questi concetti da parte della cultura napoletana, in chiave illuministica (Cicalata? Capricci sulla Jettatura) e poi nel romanticismo. 

Mario De Cunzo
É seguito, poi, l’intervento di Mario DE CUNZO, ex-sovrintendente dei Beni Paesaggistici ed Architettonici di Napoli, sul tema “Il Risanamento dei quartieri bassi dopo il colera del 1884”. In quall’anno ci furono circa 7'000 morti che possono non sembrare uuna gran cosa su di una popolazione di 600'000 persone ma bisogno considerare che, ogni 2 ammalati, 1 moriva e che il maggior numero di affetti si trovava nei quartieri poveri. Infatti era anche l’edilizia antiquata e fatiscente che favoriva l’espandersi del colera (spesso la latrina si trovava attigua alla cucina, separata da essa magari da un tendaggio; la maggioranza delle case era articolata con stanze in sequenza, in cui solo la prima e l’ultima avevano un ricambio d’aria). In queste condizioni sembrò urgente dare delle disposizioni alla popolazione per prevenire l’affezione ma il primo regolamento di prevenzione fu editato a cura della commissione sanitaria di Roma (De Cunzo ha gentilmente distribuito alcune riproduzioni fotostatiche di tale libello). In seguito, per interessamento di alcune figure notevoli della gestione partenopea come Giambarba, Giancarlo Alisio, dal centro storico fino a S. Lucia furono edificate numerose zone residenziali e, malgrado la capacità di costruire non fosse coperta subito dalla capacità di acquisto, il numero di morti calò velocemente. In seguito vennero altri problemi, come l’influenza maltese. Al termine della sua relazione De Cunzo dice che la via più notevole del Risanamento è il Rettifilo (ovvero C.so Umberto I) e cita l’architetto ed urbanista Enrico ALVINO per il quale dopo il Risanamento, a Napoli non si è assistito ad un progetto complessivo di architettura emergente  


Didascalia: Annalisa Di Nuzzo (manca foto)

Quindi è intervenuta l’antropologa Annalisa DI NUZZO, con “Dal gran tour al turismo di massa”.
Di Nuzzo tratteggia una città d’arte in cui ci sono persistenze e mutamenti, stereotipi, ambivalenze ed opposizioni oleografiche. Egli parte da descrizioni fatte in Inghilterra nel 1670 su Napoli, Pompei, Ercolano. Vi sono la costruzione del sé, il viaggio interiore. Il MONTESQUIEU descrive, dei circa 600'000 abitanti della città partenopea, la vita sotterranea, in fondo quasi demoniaca, sulfurea, del tipico animale napoletano, industrioso ed attivo durante la giornata ma in serata gioviale, che accompagna con la chitarra ed il canto la sua vita privata. Ma anche altre sono le caratteristiche dell territorio, dall’antro della Sibilla Cumana alla città di Portici, in un’epopea che fonde estetica e medicina, amore ed erotismo, accidia e operosità, di tutto e di più in una flaneriè (il bighellonare) che si trasforma in una vera arte ovvero “Napoli, quel palcoscenico naturale in cui ogni vicolo è un backstage”. Allora l’ambiente napoletano fu visto come un persorso strano ma non pericoloso, mentre ora il turista può fruire di un centro storico non colonizzato dalle multinazionali straniere e dalle banche ma da persone comuni, studenti, operai, massaie. In esso si trova un folclore non stereotipale ma un territorio vivo e partecipe della realtà. Si può ancora sentire la tensione emotiva della “cuccagna”, dell’eccesso, dell’orgia alimentare, della violenza di un Sud “barbaro” e pittoresco che va risanato dai suoi paradossi irrisolti.  

AnnaMaria Musilli

A ruota è venuto il discorso di Annamaria MUSILLI, antropologa sul tema “I luoghi dell’identità: i salotti dellla canzone napoletana”. All’esordio la Musilli ricorda uno dei salotti storici più rappresentativi, quello cosiddetto “Torino”, sede elle matrone in cui venivano eseguite le romanze da camera, adattati per pianoforte e non con gli strumenti popolari per cui tali romanze erano nate. In quenti salotti è nata e si è sviluppata la tradizione della canzone d’autore (borghese) con Diego PETRUCCIONE e Maria BALLANTE ma era quello un melos in grado di essere musicato? In quei salotti si combattevano gli stili di Fernando RUSSO e Salvatore DI GIACOMO intorno al 1835 e ci fu uno sviluppo su base industriale, in reazione all’accentramento culturale e linguistico. I salotti di Salvatore TORINO, di Ettore DE MURA avevano una connotazione tradizionale molto forte, in queste locazioni in cui si potevano trovare delle librerie, il pianoforte, addirittura il museo della tradizione napoletana. I salotti erano frequentati dagli amici dei proprietari ma anche dagli amici degli amici, creando così un’omogeneità generazionale.  Dai salotti passarono anche attori che poi avrebbero avuto una ribalta più ampia come Nino TARANTO, Carlo CROCCOLO ed altri. Ma i salotti ebbero anche un ruolo importante per l’affermazione dell’associazionismo e dell’identificazione dei napoletani con Napoli.  

Per alleggerire l’atmosfera e collegata direttamente a quest’intervento, si è aperta una pausa musicale più ampia con l’aggiunta al trio Mosca del baritono Maurizio ESPOSITO supportato dai soli piano e flauto inizialmente, per due brani, in cui il flauto ed il piano hanno accompagnato senza sovrastare ma contrappuntando magistralmente le pause vocali.
Esposito è un cantante stentoreo (ha esploso dei tuoni vocali e non ha avuto bisogno del microfono), con tono abbastanza esteso, profondo in fiato (in grado di sostenere lunghe note), anche se di corporatura massiccia ha in aspetto gradevole ed una morbida gestualità; ho apprezzato inoltre un vibrato equilibrato, la chiaressa espressiva, un crescendo fluente ma senza sparare le P, le S e le T, non mi sembra abbia mai steccato, ha espresso una teatralità misurata, complessivamente nessuna sbavatura.
Quindi il trio è diventato un quartetto ed anche la cantante ha lasciato il microfono, sostenendo onorevolmente il confronto col baritono: nei duetti mi sono commosso e gli occhi mi si sono inumiditi. Complessivamente è stata una performance invidiabile e che ha generato un lungo, forte e meritato plauso.

Domenico Scafoglio
Quando si sono placati gli applausi è stato il momento di Domenico SCAFOGLIO, professore Ordinario di Antropologia Culturale all’Università di Salerno, sul tema “Napoli nella letterature antropologica napoletana”. Scafoglio ha fatto inizialmente riferimento al saggio di Anna PARSON sul’attore Tullio DEL MATTO, che interpreta il tipico disoccupato maschio magari con seconda famiglia, ma creativo in una società che più che matriarcale, ha un asse privilegiato nella donna, più presente del padre in una famiglia in cui i figli pagano il prezzo di questa situazione squilibrata (carattere popolare). In un contesto di assenza genitoriale, si afferma il gruppo dei pari, in strada, cioè la camorra quindi il modello esterno (i giovani lasciati a se stessi) contro il modello interno (mater e pater familias) quindi la società so forma come un gruppo di clientes del potere che si propaga fino ai giorni nostri. Un bell’esempio di formazione continua e destrutturazione familiare si trova, inaspettatamente, in un autore americano, Thomas BELMONTE, con il suo “La fontana rotta” in cui vien narrata l’esperienza di quasi due anni vissuti a Napoli dall’antropologo statunitense intorno al 1974 e 1983. Il soggetto del saggio è la fontana di quartiere cosiddetta “del Re” ed il libro fruttò a Belmonte il premio Pulitzer nel 1975; esso è stato tradotto da Patrizia DEL BARONE. La prospettiva rivoluzionaria di Belmonte che osserva questa specie di matriarcato è il superamento del test proiettivo (quelloi in cui ci sono delle osservazioni inerti) con delle osservazioni partecipate in cui l’osservatore fa parte del campo (quindi lo influenza). Si assiste, cioè, ad unaterazione del sé, che porta ad una scienza etnologica rifondata. Così Belmonte scopre che non c’è matriarcato a Napoli (nel senso del comando delle donne) ma una centralità affettiva ella madre che trasforma il danaro in cibo, che alleva i figli, che trasmette le ricette di famiglia (e, con esse, la cultura precipua del nucleo genitoriale). Il napoletano ha una forte tendenza alla socialità, all’ospitalità, all’0eleganza nel formalismo espressivo, perfino giunge all’omicidio se c’è un’inadempienza per povertà di mezzi, di risorse, di opportunità. Usando un linguaggio metaforico-analogico si coglie lo spirito partenopeo nello “Scugnizzo” di RIBERA il ragazzo malato che va alla guerra sorridendo.     

Piccole note:

1) Purtroppo non ho trovato foto migliori di quelle che ho messo nel blog (o non le ho trovato affatto) quindi se qualcuno di buona volontà ne avesse a disposizione lo/la prego di inviarmele alla posta alexfocus@alice.it o segnalarmi l’eventuale link nei commenti.

2) Inoltre non ho l’elenco delle romanze e/o canzoni che sono state proposte dal Trio di Mosca e dal baritono Esposito, quindi sarebbe gentile da parte loro farmelo pervenire in modo che possa aggiungerlo a questo post. Se loro ne hanno piacere, potrei anche aggiungere loro foto e/o link, nel caso ne abbiano a disposizione in formato elettronico.

3) Infine faccio notare che quanto ho riportato nel presente blog è il risultato di quanto ho trascritto SU CARTA e del RICORDO di quel che ho sentito e, nel caso qualcuno ravvisi errori e/o omissioni mi farà cosa gradita a segnalarlo nei commenti o direttamente a me, alla casella di posta succitata.

Fine note

Al termine della simpatica riunione, io ho fatto una provocazione che unisce alcuni temi: per una rinascita sia economica sia culturale è necessario disporre di forti risorse economiche (il Sud ha un disavanzo infrastrutturale che fu calcolato poco prima del governo Berlusconi in circa 300 miliardi di euro, oltre ad un’atavica incapacità di sfruttare i FAS, i finanziamenti europei per le aree sottosviluppate).
Un modo per raggranellare tale massa critica di finanziamenti, secondo me, è fare una Banca del Sud, orientata solo al finanziamento delle attività lavorative e NON alle speculazioni, che stampi una moneta deperibile (sul modello di Gesell), anche senza ripudio di euro e dollaro, ma che abbia la convertibilià aurea e rispetti i canoni della buone gestione casalinga (mai spendere più di quello che si guadagna, e quel che si guadagna investirlo nel miglioramento continuo), come diceva sul signoraggio e sulla proprità monetaria il compianto economista Giacinto AURITI e va ripetendo l’avv. Alfonso Luigi MARRA (vedi http://www.marra.it/) per fermare le banche private come la BCE e la FED e le tasse inique.

Giacinto Auriti
Alfonso Luigi Marra
  

Ed infine invito tutti a partecipare al Convegno Tradizionalista della Fedelissima Città di Gaeta, roccaforte della resistenza meridionale che si terrà 4, 5 e 6 Febbraio 2011 a Gaeta, presso l’Hotel Serapo con sistemazione conveniente presso lo stesso Hotel sito in v. Firenze, 11 – tel. 0771 450037, il quale offre un ampio ventaglio di soluzioni incamera singola, doppia, tripla o quadrupla, con trattamento pernotto e colazione, oppure mezza pensione / pensione completa.

AlexFocus

1 commenti:

baritono Maurizio Esposito ha detto...

carissimo Alex Focus,
sono il baritono Maurizio Esposito ed ho letto solo adesso la degna critica sulla rappresentazione Cultura alternativa… “E qui fu Napoli – A 150 anni dalla malaunità” purtroppo solo esplorando il web mi sono reso conto che c'è stata una tua ipotesi talaltro elaborata acriticamente sotto ogni punto di vista e ti faccio i miei complimenti per come hai saputo curare tutti gli aspetti. questo è il mio link di facebook sulla quale puoi ricavare qualche mia foto che per te può andare bene:
http://www.facebook.com/album.php?id=1166382548&aid=2063967
ti mando anche l'email se nel caso non disponga di un account di facebook e magari ci contattiamo da qui:
maurizioe751@libero.it

Post più popolari

Blog Archive

Blog Archive

Lettori fissi

Powered by Blogger.