martedì 2 ottobre 2012

Napoli, 02/10/2012

Savino Frigiola
Ho avuto il piacere e l'onore di conoscerlo.
Una persona semplice, col suo simpatico accento romagnolo, combattiva, umile, mai prepotente anche quando ci sgridava paternamente per le nostre ingenuità, riconoscente per la nostra passione, sinceramente dispiaciuto per le nostre sconfitte, con lieve sorriso compiaciuto per le nostre piccole vittorie.
Quando è stato il caso è venuto da noi, a Roma, a Napoli ovunque fosse necessario, a dare il suo contributo, il consiglio, l'approvazione o meno, sempre con l'obiettivo di aiutarci vicendevolmente.
Ci mancherai, molto, piccolo grande uomo, gigante tra i nani che spadroneggiano nel mondo. Posso solo prometterti che saliremo sulle tue spalle per poter vedere olre i nostri angusti confini e porteremo il testimone che ci hai lasciato, fino al nostro ultimo respiro, come ci hai insegnato.
AlexFocus


Segue ringraziamento da parte di Giuseppe Turrisi, un altro componente di Accademia della Libertà:

Grazie, Savino Frigiola, per la tua battaglia e per la tua perseveranza
Giacinto Auriti
Ci ha lasciato un uomo e per quanto mi riguarda un maestro. Ricordo con affetto le lunghe telefonate a parlare di economia immaginando una Italia libera dagli usurai. Una di quelle persone che non ti fanno giri di parole per imbambolarti ma chiamano le cose con il loro nome e ti dicono le cose cosi come stanno. Una delle poche persone che si incontrano sempre di meno. Aveva conosciuto Giacinto Auriti e fu prima suo discepolo e poi suo collaboratore in quella che fu (ed è) la battaglia contro la più grande truffa dell'umanità derivante dalla emissione monetaria a debito da parte di banchieri privati. Certamente una figura di spicco tra i vari collaboratori più stretti del professor Giacinto Auriti e certamente uno dei più determinati nel portare avanti la battaglia incominciata all'epoca del corso Post Lauream di "Perfezionamento in studi Giuridici e Monetari", un corso unico al mondo istituito dall'università d'Abruzzo. Lo ha caratterizzato una passione per l'economia ma sopratutto per quella economia fatta da uno "Stato sociale", prima che cadesse nelle mani dei neoliberisti e degli usurai dove si costruivano ponti, città, ferrovie, case popolari, imprese di stato, ecc. senza indebitare i cittadini di un solo centesimo; ciò si poteva fare perché c'era più etica, più onore, ma sopratutto c'era la sovranità monetaria e uomini di stato capaci di comprendere cosa significasse "avere la sovranità monetaria".
Ha scritto libri di economia come:

·        "La Fabbrica del debito, dell'usura e della disoccupazione", ed. Pragamteia Rimini 1997,
·        Alta finanza e miseria: l’usurocrazia mondiale sulla pelle dei popoli”, ed. Controcorrente 2008, questo libro è molto particolare, oltre che per la chiarezza, per i suoi innumerevoli allegati tra cui la storia dell' "Isola dei naufraghi", la visura camerale della Banca d'Italia nel registro della CCIAA di Verona al n. 9554 del 1931 e molti altri.

Sulla rete si trovano facilmente i suoi articoli ed i video delle sue conferenze (in calce a queste poche righe).

Chiudo riportando due stralci di articoli dove con estrema chiarezza sintetizza la situazione attuale.

" L’attuale violenta crisi economica ha scosso l’intera Nazione. Pesa una grande responsabilità di tutto l’apparato politico verso la totalità dei cittadini inasprita dalla sensazione diffusa che né la maggioranza né l’opposizione dispongano delle necessarie risorse culturali e della reale volontà per traghettare la Nazione fuori dalle secche economiche. Tutti ormai riconoscono che la crisi è stata generata dagli apparati bancari e monetari guidati dai privati che agiscono nella più assoluta autonomia, svincolati da qualsiasi controllo politico. Il signoraggio primario e secondario indebitamente incamerato dai banchieri all'atto dell’emissione monetaria, aggravato dagli interessi passivi stabiliti autonomamente da costoro sul debito pubblico e privato, che proprio l’attuale attività monetaria ha generato, determina la più impressionante e macroscopica speculazione mai concepita da esseri umani. Di fronte a questa situazione, l’impaccio della politica è di tutta evidenza: l’esecutivo non dispone di sufficienti risorse per far fronte alle esigenze sociali e di mercato, l’opposizione reclama a gran voce maggiori impegni di spesa, ma non indica come e dove reperire le necessarie coperture finanziarie. Occorre rapidamente ripristinare il corretto rapporto di fiducia tra l’elettorato e la classe politica, pesantemente compromesso dalla constatazione che mentre si è costretti a lesinare risorse per il sostegno dell’economia, dell’occupazione, della scuola, della ricerca e del sociale, si continua a corrispondere ai banchieri somme ingentissime reperite con l’alta tassazione e con l’incremento del debito pubblico. Poiché non s’intravede la soluzione a questo stato di cose, perdurando le cause, è assolutamente indispensabile interrompere questo perverso meccanismo e ritornare all’emissione monetaria diretta da parte dello Stato, come da centennale esperienza già felicemente compiuta."

"Lo Stato italiano ha battuto moneta in prima persona e monetizzato il proprio territorio dal 1874 al 1975. Ciò ha consentito, subito dopo l’unità d’Italia di realizzare tutte le infrastrutture necessarie ad un nuovo stato, compreso i famosi palazzi e quartieri “umbertini”, ancora esistenti, senza imporre tasse e senza indebitarsi. Successivamente utilizzando sempre la moneta emessa da parte dello Stato si sono costruite le opere dell’Italia moderna: strade, autostrade, ponti, ferrovie, porti, aeroporti, centrali elettriche, ospedali, sanatori, colonie, le grandi bonifiche, intere città, i grandi complessi industriali, gli Istituti Assistenziali, le scuole, le università, tutte contraddistinte dalle inconfondibili linee architettoniche ispirate dal Piacentini. Anche tutte queste opere furono realizzate senza aumentare le tasse ai cittadini e senza aumentare il debito pubblico che anzi, sino al 1940 era rimasto stabile al 20 % (tra i più bassi della storia d’Italia) per passare al 25% nel 1945 a guerre finita. Successivamente si continuò a battere moneta da parte dello Stato, gli introiti così incamerati hanno contribuito in maniera significativa alla ricostruzione del territorio nazionale devastato dall'invasione nemica (all’inizio degli anni 70 il debito pubblico era sceso al 20 %)."

Grazie Savino
di Giuseppe Turrisi

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