martedì 15 settembre 2015


Napoli, 15/09/2015

Quanto propongo di seguito è quel che si trova in un vecchio pamphlet di mio padre buonanima, quindi una mia interpretazione del tema. Buona lettura (ovviamente ai NON imbecilli!)…

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DESIDERO L’ODIO DEGLI IMBECILLI – di Ugo M. d’Esposito (1922-2014)

         Lo scorso anno, nel titolo di un mio scritto, mi chiedevo se i sopravvissuti potessero considerarsi più felici dei caduti [cioè “Beati i sopravvissuti?” 1976, n.d.A.]. Questi hanno perso la guerra ma, almeno, non hanno visto quelle nefandezze che i nostri capi hanno subito, il martirio ed il supplizio a loro inflitti da parte di quelli che oggi reggono la nazione.

         Ora noi siamo qui e, con il sopravvento dei nostri peggiori nemici, quelli contro i quali avevamo offerto le nostre giovani vite, ora noi non combattiamo più ma ci raccontiamo a vicenda quello che allora facemmo con gioia, crogiolandoci di beatitudine dimenticandoci che ora è più necessaria la nostra allerta perché quel mostro tutto sta inghiottendo.

         Allora, quando dovevo svolgere la mia azione di guerra, avevo avuto un’attività di copertura in un ruolo molto importante nel Ministero dell’Economia Corporativa. Il mio senso del dovere mi faceva seguire con attenzione., oltre che il mio compito principale, anche questa mansione partecipando alle riunioni del Ministero a Salò e, seguendo tutte le procedure, per attuare nella provincia di Frosinone che mi era stata assegnata dal Duce su richiesta del comando S.D. (Sierheitze Dienstelle, Comando di Sicurezza) tedesco.

         Con il passare del tempo, avevo capito cosa potesse significare per il futuro dell’umanità l’intuizione del Duce nell’attuare questa nuova legislazione economica che superava, oltre che il corporativismo, anche il peggior nemico del progresso che è il sindacalismo.

         La nuova intuizione era la Socializzazione delle industrie ed il mio compito era quello di attuarla nella provincia di mia responsabilità. E’ facile capire l’entusiasmo che mi prese e che ora non mi lascia più, perché capivo che è un ordinamento sociale per ottenere che il capitale non fosse restio, che il lavoratore desse con gioia la sua opera e, inoltre, con lo Stato garante del buon esito di tutta l’operazione.

         Negli Stati Uniti (ed un po' in Gran Bretagna) questo principio viene parzialmente applicato sotto forma di bonus annuale e possiamo constatare che quelle economie galoppano mentre, invece, dove regna il sindacato vige l’astio tra il capitale ed il lavoro con il logico peggioramento dell’attività lavorativa e decadenza della produzione.

         Noi abbiamo avuto quest’eredità e non siamo capaci di portarla nelle aziende, non la sappiamo propagandare né con il nostro partito né con il nostro sindacato.

         Siamo solo capaci di dirci “Quanto sono stato bravo!”, “Quanto sono stato eroico!” e poi la sera ce ne andiamo a dormire con la bavetta di gioia, senza un briciolo di vergogna per la creazione di questo nuovo partito che ha nome: “Narcisismo”. Ed è l’odio di questi imbecilli che io desidero.

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Desidero l’odio degli imbecilli! – di AlexFocus (Alessandro d’Esposito)

Quando una persona intelligente dice o fa una cosa saggia, si alza almeno un imbecille per dissentire.
Quando un pazzoide enuncia o compie un’idiozia almeno dieci imbecilli si spellano le mani ad applaudire, magari fanno un’ovazione in piedi.

La persona intelligente a volte non è capace (esempio i nerd americani) mentre un imbecille può essere messo in grado di eseguire compiti anche complessi (le cosiddette “competenze”, di cui molti vanno alla ricerca affannosa per fare carriera).

Un imbecille può fare carriera più facilmente di un intelligente perché il capo lo vede più facilmente manipolabile.
Anche un intelligente può fare carriera ma se è cattivo, infatti deve combattere contro una marea di imbecilli.

I fenomeni riguardanti imbecilli sono difficilmente contrastabili perché la mamma degli imbecilli è sempre incinta.
Ma perchè un imbecille preferisce un altro imbecille ad un intelligente? Perché il processo di identificazione fa guardare con sospetto un “diverso”.

Perché imbecilli ed intelligenti sono incompatibili? Perché un intelligente fa del male solo se ne può trare vantaggio, invece un imbecille fa del male anche se egli stesso riceve un danno.

Cosa hanno in comune intelligenti ed imbecilli? Solo le lettere iniziale e finale, in mezzo c’è un abisso ….

Una persona intelligente in genere è buona (o lo diventa) perché il male, alla fine, non paga. Un imbecille non è in grado di pianificare il bene, non capisce il valore della rinuncia immediata per un vantaggio futuro.

Una volta un amico mi ha detto che sembra che io faccia di tutto per farmi odiare.
In realtà non sono così ipocrita da riuscire a mentire sui miei pensieri o tacerli, perciò non posso fare a meno di additare gli errori degli imbecilli.

Un imbecille non riesce a danneggiarti molto; 10 imbecilli possono fare una claque negativa; 100 imbecilli sono un battaglione di ostacoli difficilmente sormontabile; 1’000 imbecilli formano un’opinione che condiziona anche gli intelligenti i quali sono, per forza di cose, in inferiorità numerica. Anche se dissentono fortemente gli intelligenti non riescono a sorpassare le urla tonanti degli imbecilli.

Per tutto ciò, desidero l’odio degli imbecilli: sono loro, con il dissenso, a farmi sforzare per spiegare le cose anche le banali, quindi a farmi crescere intellettualmente. E poi le loro proteste verso di me sono l’attestazione che io non sono imbecille…


Aggiunta del 25/09/2015 - un’amica, che è anche collega di lavoro, mi ha mandato un bel aforisma: “Per farsi odiare non è necessario attaccare qualcuno, basta dire la verità” (Martin L. King)
 Grazie, fatina dei boschi, ti mancano solo le ali per volare...

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