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martedì 15 agosto 2017
04:57 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli, 15/08/2017
il primo ministro ungherese Viktor Orban |
Qualche giorno fa, ho avuto la ventura di
ricevere da un amico il “regalo” di sapere del disorso pronunciato dal premier
ungherese Viktor Orban, il quale ha ingaggiato un confronto a distanza con lo speculatore
“satanico” George Soros, lo sporco finanziere che con il suo Quantum Fund è
dietro a tutte le più vergognose operazioni di eversione in ogni parte del
mondo. Ovviamente “pro domo” Israele ed il suo sogno perverso di Erez Israel (il grande Israele, senza confini e senza limitazioni da parte di qualunque organismo internazionale)
attuato attraverso il progetto di Nuovo Ordine Mondiale che prevede prima lo
spargimento di poverstà, caos, distruzione, carestia, morte in ogni angolo
dellaTerra.
Tra
l’altro un amico che, purtroppo, non ha molto coraggio e che mi proprone cose
squallide come “Attuare la Costituzione” invece di cambiarla radicalmente (come
hanno fatto alcuni anni fa in Ungheria) del decotto magistrato costituzionale Paolo Maddalena (che si poteve
svegliare un po’ prima di entrare nella sua condizione di “dorata” pensione),
oggi mi ha deliziato con il sogno di un altro individuo buono solo per i pavidi
come Pietro Di Paolo il quale ha scritto un libro “Come uscire dalla crisi senza violare i
trattati europei”. Immagino se sia possibile restare col collo in un capestro mentre uno che non ti vuole bene tiene
il capo della corda
Tutto
ciò mi fa quasi vomitare,,,
Meno
male che si sono popoli come quello ungherese e personaggi come Orban che hanno
capito a che servono veramente i trattati e non lo mandano a dire, anzi fanno
delle riforme che alleggeriscono le tasse al popolo (non alle banche od alle
multinazionali).
E
sono anche vincenti… vedi link
sabato 19 dicembre 2015
09:14 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
19/12/2015
Quanto segue è un durissimo quanto documentatissimo
atto di accusa, comparso sul numero 191 del periodico on-line “La Nuova Energia”
a firma di Antonella Randazzo, che pone una pietra tombale sulle illusioni di
chi ancora crede che Bergoglio sia un “uomo della Provvidenza”, “uno di noi”,
un “santo in vita” mentre è stato complice di una della più sanguinarie dittature
e protettore di pedofili, mentre lasciava nelle mani della polizia militare quei
preti che osavano rimanere affianco alla popolazione, invece di obbedire al suo
vergognoso ordine di “abbandonare le favelas”.
Spero che Cristo ritorni e gli dia quel che merita.
AlexFocus
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Bergoglio volenteroso aiutante della dittatura argentina |
Da quando è salito al soglio pontificio, papa Jorge Bergoglio ha dato ampia prova
della più totale ipocrisia e falsità circa la sua presunta opera pastorale.
I mass media hanno operato in modo potente e costante per
generar un’aura positiva attorno alla sua immagine, spesso dicendo cos che non
corrispondono a verità, oppur giustificando le tante contraddizioni di questo
papa.
Ma il punto più alto di questa apologia è stato raggiunto
dal film di Daniele Lucchetti, “Chiamatemi Francesco”.
Questo regista ha romanzato la vita di Bergoglio, eliminando
con un colpo di spugna tutti gli aspetti inquietanti, compresi quelli che sono ben
documentati. Evidentemente, la foga di propagandar un’immagine del papa dl
tutto irreale è stata più forte dell’onestà intellettuale-
Luchetti ha creato una trama che, in diversi aspetti, ha
poco a che fare con la vera vita di questo personaggio, esaltando il presunto
sacrificio della scelta altruistica della fede,
e la dedizione agli altri.
Jorge Bergohglio è descritto come carismatico e
coinvolgente, in grado di combattere il male in tutte le sue forme.
Il film è uscito il 3 dicembre scorso. ‘ stato tradotto
dalla TaoDue di Pietro Valsecchi, e girato tutto in Argentina.
L’immagine di Bergoglio è completamente limpida e pulita,
senza nemmeno un’ombra, come se fosse già un santo. Qualcuno potrebbe obiettare
che, in fin dei conti, è soltanto un film, ma lo stesso regista lo ha definito
addirittura “film di inchiesta”.
Queste sono le precise parole di Luchetti:
“Chiamatemi Francesco è un film d’inchiesta, l’ida mi è
stata proposta da Valsecchi d io, con lo sceneggiator Martin Salinas, mi sono
messo sulle tracce di Bergoglio. Con una preoccupazione: non fare un “santino”,
non ridurre la storia di quest’uomo così importante, e soprattutto in vita d
abitante a due passi da noi, ad un’agiografia retorica o acritica”. [4]
Durante la dittatura, Bergoglio è descritto nel film come un
“mediatore tra i generali e le esigenze della popolazione”, ma chi conosce
veramente quel periodo non lo descriverebbe affatto così.
In realtà Bergoglio non si oppose per nulla alla dittatura,
e si guardò bene dal rischiare di appoggiare quei preti che davvero vi si
opponevano, molti dei quali furono uccisi.
Ci sono diverse fonti che accusano Bergoglio di esser stato
colluso col regime dittatoriale.
Ad esempio, il prete don Vitaliano della Sala ha scritto un
articolo per spiegare che Bergoglio non era affatto contro la dittatura. In
questo articolo si legge:
“Il cardinale Jorge
Mario Bergoglio. Arcivescovo di Bueonos Aires, presidente dei vescovi
argentini, nonché tra i più votati, nel 2005, nel conclave Vaticano che ha
scelto il successore di Giovanni Paolo II, è accusato di collusione con la
dittatura argentina che sterminò novemila (9'000) persone. Le prove del ruolo
giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, dono racchiuse nel libro L’Isola
del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, del giornalista
argentino Horacio Verbitsky, cheda
anni studia ed indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando
sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente. I fatti
riferiti da Verbitsky: nei primi anni settanta Bergoglio, 36 anni, gesuita,
divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in
Argentina,. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e
molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un
ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle
baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i sacerdoti gesuiti che operavano nell’area
erano sotto le sue dipendenze. Fu così che, nel febbraio del ’76, un mese prima
del colpo di stato, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità
di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la
sentivano di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di
loro. Verbitsky racconta come Bergoglio reagì con due provvedimenti immediati.
Innanzitutto, li escluse dalla Compagnia di Gesù sena nemmeno informarli, poi
fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro il
permesso a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, i due sacerdoti furono rapiti
e, secondo quanto sostenuto da essi, quella revoca fu il segnale per i
militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta
meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due
padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione ’sovversivo’,
nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e
grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava
canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi
viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel
sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e
libertà. Dopo sei mesi di sevizie nella
famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono
rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano … Alle accuse dei padri gesuiti
di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si difende spiegando che
la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di
fronte ad un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per
anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità
fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono
emersi documenti che confermavano la versione dei due sacerdoti, mettendo fine
ad ogni diatriba. In particolare Verbitsky fa riferimento ad un episodio
specifico: nel 1079 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da
dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede
nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario,
fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta . nella
nota apposta sulla documentazione del direttore dell’Ufficio del culto cattolico,
allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: ‘Questo prete è
un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto
nell’Esma’. Poi termina dicendo che la
fonte di queste informazioni su Jalics è proprio il Superiore provinciale dei
Gesuiti padre Bergoglio, che raccomanda che non si dia corso
all0’istanza. E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più
chiaramente il ruolo di Bergoglio: ‘Nonostante la buona volontà di padre
Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I
gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran
sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova
fase’. È il documento classificato
Direzione del Culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos
Aires, documento 9. Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti
dell’incontro fra il giornalista argentino ed il cardinale, durante i quali
quest’ultimo ha cercato di presentare le prove che ridimensionassero il suo
ruolo. ‘Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti –
affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché no ho mai creduto che lo fossero …’ Ad inchiodarlo c’è anche la testimonianza
di padre Orlando Yorio, morto nel 2000 in Uruguay e mai ripresosi pienamente
dalle torture, dalla terribile esperienza vissuta chiuse nell’Esma. In
un’intervista rilasciata a Verbitsky nel 1999 racconta il suo arrivo a Roma
dopo la partenza dall’Argentina:’Padre Gavina, segretario generale dei
gesuiti, mi aprì gli occhi – raccontò in
quell’occasione – Era un colombiano
che aveva vissuto in Argentina e mi conosceva bene. Mi riferì che
l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede lo aveva informato che, secondo
il governo erano stati catturati dalle Forse armate perché i nostri superiori
ecclesiastici lo avevano informato che almeno uno di noi era un guerrigliero.
Chiesi a Gavina di mettermelo per iscritto e lo fece.’ Nel libro, inoltre, Verbitsky spiega come Bergoglio, durante la
dittatura militare, abbia svolto attività politica nella Guardia di Ferro,
un’organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome duna formazione
rumena sviluppatasi tra gli anni Venti dei
Trenta del Novecento, legata al nazional-socialismo. Secondo il giornalista,
l’attuale arcivescovo di Buenos Aires, quando ricoprì il ruolo di Provinciale
della Compagnia di Gesù, decise che l’Università gestita dai gesuiti fosse
collegata ad un’associazione privata controllata dalla Guardia di Ferro.
Controllo che terminò proprio quando Bergoglio fu trasferito di ruolo. ‘Io
non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione
politica coì esplicita come è stata quella di Bergoglio’ incalza Verbitsky. ‘Lui agisce con il tipico stile di un
politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri
costanti con ministri del governo’ ”.[5]
Si tenga conto che il film su Bergoglio sarà diffuso in
almeno 40 paesi, e sta avendo una pubblicità ed una risonanza mediatica enorme.
Non bisogna essere lungimiranti per capire che questo film influenzerà
parecchio l’immagine che molti avranno di questo papa, concorrendo a creare la
falsa immagine di onestà
E devozione.
Noi crediamo che non sia onesto verso gli stessi cattolici
distorcere così tanto i fatti reali, presentando il filmo come se fosse una
vera biografia anziché un romanzo in gran parte inventato.
Evidentemente, occorreva un’operazione potente di
“ripulitura” degli aspetti paradossali della vita di questo personaggio che non
si è affatto ribellato ad una feroce dittatura, ed ha protetto non soltanto i
dittatori ma anche i pedofili.
Qualcuno, giustamente, ha definito la pedofilia uno dei
crimini più gravi dei nostri tempi.
Tutti condannano questo orrendo crimine. Ma soltanto pochi
sanno che si può stare dalla parte dell’orco senza rendersene conto e senza
volerlo.
Ad esempio, quelli
che sono stati convinti della buona fede di Bergoglio e, di conseguenza, lo
sostengono, non sanno che proprio questo papa, come molti altri, ha sostenuto
la pedofilia cercando di proteggere i pedofili.
A parole Bergoglio ha detto di essere contro la pedofilia,
parlando di “Troppi bambini abusati”, ma esistono prove del fatto che non si è
mai opposto realmente alla pedofilia, ed ha protetto i pedofili invece di
smascherarli.
Sono diversi gli autori che si sono occupati proprio di
questo argomento, individuando i casi in cui Bergoglio ha cercato di proteggere
i pedofili.
Esistono dossier che documentano i favori concessi da
Bergoglio a d alcuni sacerdoti argentini che erano stati accusati di pedofilia.
Negli Sati Uniti vi sono associazioni che si occupano
proprio di smascherare i pedofili e chi li protegge. Inutile dire che
moltissime autorità vaticane di alto livello, papa compreso, anziché sincerarsi
che quelle persone vengano condannate, cercano di farli uscire “puliti”.
Una di queste organizzazioni è il gruppo BishopAccountability.org,
che ha creato un database per raccogliere i dati riguardanti i casi di abusi
sessuali perpetrati da membri della Chiesa.
Ha pubblicato un resoconto dell’operato di Jorge Mario
Bergoglio durante gli anni trascorsi come arcivescovo di Buenos Aires (1998-2013) e come presidente
della Conferenza episcopale argentina (2005-2011) (il materiale si può trovare
al sito ufficiale http://www.bishop-accountability.org/Argentina/
).
Il quadro che emerge da questi dati lascia poco spazio
all’immaginazione: Bergoglio di fronte a diversi casi di accuse fondate di
pedofilia è rimasto in silenzio.
Dai resoconti BishopAccountability, si legge:
“Non ha pubblicato i documenti, non ha fatto nomi di preti
accusati, non ha tenuto registri dei preti accusati, non ha elaborato una
politica di gestione degli abusi, nemmeno ha pronunciato una espressione di
scuse nei confronti delle vittime.”
Nel libro Il cielo e
la terra, Bergoglio sostiene che nella sua diocesi IL PROBLEMA NON C’ERA:
“Nella diocesi non mi è mai accaduto, ma una volta un vescovo mi ha telefonato
per chiedermi cosa doveva fare in una situazione di questo tipo e gli ho detto
di togliere all’interessato le licenze, di non permettergli di esercitare più
il sacerdozio e di avviare un giudizio canonico”.
Secondo BishopAccountability, se si considerano i dati
emersi negli USA ed in Europa, si può fare una stima presunta dei preti
pedofili nell’arcidiocesi di Buenos Aires, che si potrebbe aggirare per il
periodo 1950-2013 intorno ai 100 casi, e di questi almeno un decimo doveva
essere noto alle autorità della Chiesa, quindi di certo anche a Bergoglio.
Lo sguardo terribile di Bergoglio |
Sia Bergoglio che gli altri alti prelati si occupavano a
tenere nascosti questi casi, oppure a
far assolvere i carnefici. Bergoglio ebbe questo ruolo in almeno 5 casi
di abuso nella sua arcidiocesi.
La loro azione era molto potente e quasi sempre di successo:
si trattava di persone comuni che si mettevano contro una potentissima
millenaria istituzione religiosa. In effetti, soltanto un prete di Buenos
Aires, Carlos Maria Gauna, è stato
pubblicamente accusato.
Secondo BishopAccountability:
“Vi è la prova che Bergoglio”, presidente dei vescovi
argentini, “deliberatamente o inconsapevolmente, ha frenato le vittime
intenzionate a denunciare ed a perseguire i loro aggressori”. Vittime che,
“affermano di aver cercato, invano, l’aiuto del cardinale”, secondo quanto
riportato dal Wall Street Journal (8/4/13), che sostiene che, secondo un
portavoce della diocesi di Buenos Aires, Bergoglio avrebbe “rifiutato di
incontrare le vittime”.
Si ebbe molto ritardo nell’elaborazione delle linee guida
per stabilire la politica di gestione dello scandalo: richieste dal Vaticano
nel 2011, furono rimandate dalla conferenza episcopale argentina. Questo ha
indotto Bishop Accountability a sostenere che la Chiesa argentina, nella
gestione degli abusi sessuali contro minori, è stata “tra le meno trasparenti
al mondo”.
Ecco i cinque casi più noti di pedofilia che si sono avuti
durante la gestione di Bergoglio:
P. Julio César Grassi:
nonostante fosse stato condannato dal 2009 per molestie su di un minore,
Bergoglio commissionò uno studio riservato per convincere i giudici della Corte
suprema argentina dell’innocenza del religioso. Tale intervento è ritenuto il
motivo per il quale Grassi restò in libertà per quattro anni dopo la sua
condanna. È stato incarcerato nel settembre 2013.
P: Rubén Pardo: nel
2003 un prete, confesso pedofilo malato di AIDS, era tenuto nascosto alla
autorità civili in un vicariato dell’arcidiocesi di Buenos Aires, all’epoca
guidata d Bergoglio, dove faceva il confessore dei bambini ed insegnava in una
scuola. Nello stesso vicariato, a quanto sembra, viveva un vescovo ausiliare di
Bergoglio. È altamente improbabile che Pardo vivesse ed esercitasse il suo
ministero senza l’approvazione di Bergoglio.
P. Fernando Enrique
Piccioni: una vittima, dopo aver scoperto che il prete che aveva abusato di lui
era fuggito neglio Statii Uniti per eludere l’intervento delle autorità civili,
si rivolse a Bergoglio perché fosse tolto il sigillo della segretezza imposto
dalla congregazione religiosa di appartenenza del sacerdote.
Incontrò il segretario privato di Bergoglio ed
il suo vescovo ausiliare, mons. Mario Poli. Nessuna risposta.
P. Mario Napoleon
Sasso: nel 2001 Sasso, dopo ina terapia in un centro gestito dalla Chiesa, al
termine della quale fu definito soggetto pedofilo, venne nominato pastore di
una parrocchia di persone disagiate. Nel 2002-2003 abusò di 5 bambine. Nel
2006, mentre egli era in carcere ma senza essere ancora stato condannato, i
genitori delle bambine avrebbero chiesto invano un incontro con Bergoglio.
P. Carlos Maria Gauna:
èprete aricdiocesano sotto la diretta supervizione di Berglgio, nel 2001 fu
accusato di molestie da due bambine. Bergoglio disse che se ne sarebbe
occupato. Gauna è ancor attivo nell’arcidiocesi. come cappellano ospedaliero:
«Ciò potrebbe indicare – afferma BishopAccountability – che Brgoglio
considerava le accuse credibili ma decise di di trasferirlo piuttosto che
allontanarlo dal minstero».
Dunque, quando papa Bergoglio si pronuncia contro la
pedofilia, lo fa nella totale ipocrisia. Anne Barrett Doyle, condirettrice di
BishopAccountability, si è chiesta: “Francesco ha davvero la volontà di
risolvere questo problema catastrofico?”
La cosa creta è che Bergoglio nega le sue responsabilità nel
sostegno della dittatura argentina e nella complicità con i pedofili.
Addirittura, al Corriere delle Sera del 5 marzo 2014,
diceva che “la Chiesa Cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi
mossa con trasparenza e la sola ad essere attaccata”.
Di trasparenza Bergoglio ne sa davvero poco, per non parlare
poi di sincerità, che di certo non è una parola del suo vocabolario.
Probabilmente è per rilanciare e rafforzare una falsa immagine di questo
papa che è stato prodotto il film sulla sua vita, che è talmente romanzato e
mistificato da rappresentare in vero e proprio raggiro ai danni soprattutto
deli stessi cattolici.
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