venerdì 22 luglio 2011
05:36 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli, 22/07/2011
Scusate per il ritardo di aggiornamento del blog ma sono coinvolto in una serie di attività abbastanza impegnative (e, per ora, gratuite: consulenza tecnica sul THOR, mediazione, coordinamento politico del 3C, Comitato Civico Campano, partecipazione a seminari, …).
Alcuni giorni orsono la rete RaiTre ha trasmesso, invece del TG-Regione della Campania, quello della Lombardia, vedi link http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=156860&sez=NAPOLI
Mi sembra che l’episodio apparentemente "anomalo" (per quanto intrinsecamente di trascurabile valore) sia perfettamente inserito in un progetto più generale di "frammentazione", oltre che dell'informazione, anche della società, del suo "spirito" identitario, della sua "sovranità" in senso ampio (monetaria, politica, popolare).
Il paradigma che sembra dominare è il "ribaltamento" di ogni concetto (a Napoli diciamo "è gghiuta 'a carne 'a sotto e 'e maccarune 'a coppa...."): l'elevazione spirituale, il cammino iniziatico, la tradizione, la coltura-cultura (dalla radice indoeuropea "kul" cioe "cura"), la lentezza della preparazione meticolosa, lo sviluppo armonico della crescita interiore non hanno più luogo, nè valore, nè riconoscimento.
Tullio De Mauro |
Alcun tempo fa ascoltai la sconsolata intervista del prof. Tullio De Mauro che ci metteva in guardia sul fenomeno dell'analfabetismo che non è solo quello "primario" o "di base" (cioè di coloro, fortunatamente pochi, che non sanno leggere, scrivere e far di conto) ma anche (e soprattutto) quello "secondario" o "di ritorno" (cioè quello di coloro che, dopo l'uscita dal ciclo di studi scolastici NON leggono più nemmeno un libro all'anno, se scorrono le pagine di un giornale leggono il titolo, al più il sottotitolo, e non sono nemmeno in grado ci comprendere appieno il significato di ciò che hanno appena letto).
Internet ci rende stupidi? Nicholas Carr, ed. RaffaelloCortina |
A tale proposito sto studiando un "bel" tomo (ironicamente, perchè il testo è altamente irritante) di Nicholas Carr, "Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello" che vorrebbe spacciare la "frammentazione dell'informazione" come "un arricchimento", il "non essere capaci di concentrarsi per più di due minuti su qualcosa" come "un potenziamento delle nostre facolta mentali", il "saltellare freneticamente da un collegamento all'altro" come "una fonte infinita di apprendimento" ed altre idiozie del genere.
Io ho avuto la sensazione, già dalle prime pagine, che a scrivere fossero dei drogati, dei dissociati mentali, degli schizofrenici poi sono tornato "ab ovo" (cioè all'inizio del libro) e lì ho scoperto che tutto partiva dal "guru" Marshall McLuhan e dal suo "Gli strumenti per comunicare" basato su "viaggi a base di LDS"...
Questi signori discettano sull'intelligenza ed il suo potenziale aumentato dal metodo "raccogliticcio" che le nuove tecnologie spingono i meno dotati (di armatura interiore) ad utilizzare e non colgono il senso più profondo del concetto stesso di intelligenza (dal latino "inter-ligare" cioè collegare tra loro idee e fatti): non è aumentando la velocità che si giunge più lontano ma diminuendola.
Un detto partenopeo recita: "Va chiano, che vaco ‘e pressa" (“Rallenta perché ho fretta”) il che, tradotto in chiaro significa "se corri fai incidente e fai più tardi" (e lo fai fare anche a me)
Il mio pensiero allora, per questi cosiddetti "esperti", coccolati dal regime massonico dell'informazione (sarebbe più esatto scrivere della "dis-informazione"), è stato quanto di più tradizionale, popolare, basilare si possa immaginare: "ma vaffa 'nGuru!!"
Io ho avuto la sensazione, già dalle prime pagine, che a scrivere fossero dei drogati, dei dissociati mentali, degli schizofrenici poi sono tornato "ab ovo" (cioè all'inizio del libro) e lì ho scoperto che tutto partiva dal "guru" Marshall McLuhan e dal suo "Gli strumenti per comunicare" basato su "viaggi a base di LDS"...
Questi signori discettano sull'intelligenza ed il suo potenziale aumentato dal metodo "raccogliticcio" che le nuove tecnologie spingono i meno dotati (di armatura interiore) ad utilizzare e non colgono il senso più profondo del concetto stesso di intelligenza (dal latino "inter-ligare" cioè collegare tra loro idee e fatti): non è aumentando la velocità che si giunge più lontano ma diminuendola.
Un detto partenopeo recita: "Va chiano, che vaco ‘e pressa" (“Rallenta perché ho fretta”) il che, tradotto in chiaro significa "se corri fai incidente e fai più tardi" (e lo fai fare anche a me)
Il mio pensiero allora, per questi cosiddetti "esperti", coccolati dal regime massonico dell'informazione (sarebbe più esatto scrivere della "dis-informazione"), è stato quanto di più tradizionale, popolare, basilare si possa immaginare: "ma vaffa 'nGuru!!"
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