mercoledì 16 gennaio 2013
14:57 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
15/01/2013
Per
una paradossale situazione, il secondo articolo di quest’anno non è mio ma di un
amico il quale mi ha permesso di pubblicarlo nel mio diario elettronico, anche
perché mi ha confessato di essere stato ispirato da me (bontà sua!).
Io
ho solo aggiunto qualche immagine e commento, qui e là. Ma chiunque desideri
voce od anche solo un rimbalzo delle sue espressioni (purchè coerenti con lo
spirito del blog) può inviarmi quel che preferisce, link o articolo in
qualunque formato (purchè modificabile, in modo da poterlo adattare al modello
del blog, da poter aggiungere eventualmente immagini e da poter commentare).
Buona lettura…
Sogni
– di Paolino Vitolo
(tratto dalla rivista “Hermes”
dicembre 2012, link http://www.paolinovitolo.it/art.asp?N=142
)
Osserviamo
con divertito stupore la fibrillazione dei politici professionisti, dei
giornali omologati, dei tromboni politicamente corretti, dei magistrati
impegnati, degli show-men allineati che si agitano come formiche impazzite per
un sassolino, un solo piccolo sassolino, che è stato buttato nel loro
formicaio.
Mo
glielo infilo agli elettori questo indice di borsa
|
Prendo
tutto ioooo!!
|
All’elettore,
tiè!! .. Mi consenta…
|
È
bastato che Angelino Alfano
annunciasse che il PdL non avrebbe più dato fiducia al governo di Mario Monti, limitandosi a votare i
provvedimenti urgenti in fase di discussione, e che Silvio Berlusconi annunciasse la sua candidatura alle elezioni
politiche imminenti, perché si scatenasse un putiferio che travalica i confini
nazionali.
Prima di proseguire credo sia opportuna una precisazione: il sottoscritto non sa ancora per chi voterà alle prossime politiche, anzi non sa nemmeno se voterà. Anche se le mie idee sono note alla maggior parte dei miei lettori (in verità non ne ho mai fatto mistero), questo articolo non è un articolo di propaganda elettorale né per il centro destra, né tanto meno per Berlusconi.
Prima di proseguire credo sia opportuna una precisazione: il sottoscritto non sa ancora per chi voterà alle prossime politiche, anzi non sa nemmeno se voterà. Anche se le mie idee sono note alla maggior parte dei miei lettori (in verità non ne ho mai fatto mistero), questo articolo non è un articolo di propaganda elettorale né per il centro destra, né tanto meno per Berlusconi.
E
che nessuno rimanga deluso. Semplicemente ritengo che il divertito stupore di
cui sopra meriti una spiegazione e una meditazione.
Bersani
seriamente appiattito sulle posizioni montiane
|
Auhmm!
Me li mangio tutti
|
E so’
kapo sì, eh sì!!
|
Se Pierluigi Bersani taccia il PdL niente meno che di irresponsabilità, se Pierferdinando Casini dal poco o nulla
su cui siede si straccia le vesti, se il presidente del parlamento europeo Martin Schulz definisce Berlusconi una
minaccia per l'Italia e per l'Europa,
Che
dire, basta la faccia…
|
Qui
basta il resto…
|
Ma
andatevene a ….
|
se Ilda Boccassini la rossa squittisce nel tribunale di Milano perché
l'assenza di preziosi testimoni come Ruby
Rubacuori fa ritardare il processo, se il sobrio sobrissimo Monti si sente
indignato per le parole peraltro alquanto educate di Alfano, se perfino il
cardinale Angelo Bagnasco, pur in perfetto stile
pretesco, si dimentica delle parole di Gesù
Cristo "Date a Cesare quel che è
di Cesare" e scende maldestramente nell'agone politico, se è vero come
è vero tutto questo, la vera ragione non può essere solo l'inizio di una breve
e probabilmente intensa campagna elettorale.
Cesare, forse
bisogna farsi giustizia da soli…
|
…
ma col cuore in mano, però!
|
Per
capire e valutare dobbiamo fare un piccolo sforzo: vincere l'innata pigrizia
che ci spinge a dimenticare troppo presto la valanga di notizie che ogni giorno
ci travolge e ricordare alcuni fatti più o meno recenti che spesso sono
volutamente trascurati se non occultati dai mezzi di informazione.
Parliamo innanzi tutto del famigerato "spread", che come tutti ormai sanno è la differenza di rendimento fra i titoli di stato italiani (BTP Italia 10 anni) e quelli tedeschi (BUND 10 anni). Nel momento in cui scrivo (10 dicembre 2012, ore 16:11:02) lo spread è a quota 353,09. Questo valore è dato dalla differenza tra il rendimento dei BTP italiani (4,7764%) e dei BUND tedeschi (1,2455%). In realtà la differenza sarebbe 3,5309, ma per comodità si moltiplica per 100. Lo spread indica semplicemente che i mercati, cioè gli investitori, sono disposti in questo momento a comprare i nostri BTP decennali se lo stato italiano si impegna a restituire il debito con un interesse del 4,7764% annuo, mentre per comprare i BUND tedeschi decennali si accontentano di un interesse annuo dell'1,2455%, ritenendo evidentemente lo stato tedesco un debitore più sicuro e solvibile di quello italiano. Nel corso della giornata in cui scrivo lo spread non è rimasto fisso al valore suddetto, ma ha avuto un andamento da mal di mare, come mostra la figura qui sotto [sembra il profilo delle montagne russe…n.d.A.].
Ma
perché lo spread è così mutevole? E chi o che cosa lo fa variare? La risposta è
semplice: nella borsa, cioè nel mercato internazionale dei titoli, un titolo
segue la regola del mercato, appunto. Se molti lo comprano il valore
sale, se molti lo vendono il valore scende e il valore in un certo
momento è dato proprio dalle transazioni di compravendita di quel momento. Nel
caso dei buoni del tesoro statali, il cui valore è prefissato al valore
nominale e non può variare, quello che varia è invece il rendimento, cioè
l'interesse annuo che lo stato emittente si impegna a pagare a chi comprerà il
titolo. Così se un'ipotetica associazione di pensionati canadesi decide di
mettere nel suo portafoglio titoli un milione di euro di BTP italiani,
automaticamente l'interesse da corrispondere diminuirà e, se il rendimento dei
titoli tedeschi rimane costante, anche lo spread diminuirà. Di contro, se la
Deutsche Bank decide di disfarsi di un miliardo di euro di BTP italiani e li
mette in vendita, automaticamente fa aumentare lo spread e di molto. Inutile
precisare che l'interesse che varia è quello dei titoli in vendita, non di
quelli già venduti, che renderanno sempre gli interessi al tasso a cui furono
acquistati.
Ora che il meccanismo ci è perfettamente chiaro, andiamo ad analizzare un fatto che è successo più di un anno fa e che pochi dei non addetti ai lavori hanno notato, anche perché i giornaloni allineati, sempre pronti a sviscerare le avventure boccaccesche del presidente del consiglio dell'epoca, hanno accuratamente tenuto la notizia in sordina.
Il
30 giugno 2011, quando tutti si sbracciavano e si indignavano per le
barzellette e le donnine dell'allora premier Berlusconi, la Deutsche Bank emise
la sua relazione semestrale, cioè il documento ufficiale con le transazioni
eseguite dalla banca stessa, solitamente letto solo dagli addetti ai lavori.
Bene, se qualche profano, invece di leggere il Corriere o la Repubblica avesse
letto quel documento, avrebbe appreso che la banca tedesca aveva appena messo
in vendita 500 milioni di euro di titoli di stato greci e ben 7 miliardi di
euro di BTP italiani!
Il
punto esclamativo è d'obbligo, perché, se vi è chiaro il ragionamento fatto
poco fa, una simile discesa sul mercato fece balzare di colpo lo spread dai
vecchi tranquilli 250 punti o giù di lì agli oltre 500 punti che fecero gridare
allo scandalo tutti i benpensanti, che, opportunamente imbeccati dai soliti
tromboni, credettero che le orgette del solito puttaniere ci stessero riducendo
sul lastrico.
Ora, assodato che non furono le orgette a far schizzare lo spread, ma un'azione deliberata della Deutsche Bank, dobbiamo porci un'altra domanda: che motivo aveva la Germania di farci una cattiveria simile? Se si vanno a leggere i giornali finanziari specializzati del periodo febbraio – maggio 2011 si scopre che la presenza di una gran mole di titoli "tossici" di origine statunitense nella banca tedesca aveva reso nervosi i mercati portando a un aumento del rendimento dei BUND fino al 3,28% e, poiché i BTP italiani rendevano all'epoca il 4,8%, lo spread era sceso addirittura a 152 punti. Incredibile, proprio in piene orge berlusconiane!
Per
rimediare al problema, non potendo liberarsi dei titoli tossici, la Deutsche
Bank. d'accordo naturalmente con la Merkel, decise quindi, con un'operazione a
dir poco delinquenziale, di trasferire i suoi problemi sui due paesi più
deboli, la Grecia (in minima parte) e l'Italia. L'operazione è da giudicare
come minimo poco limpida e fa capire molto bene perché Angela Merkel si fosse opposta e si opponga ancora adesso ad un
controllo della Banca Centrale Europea sulle banche tedesche, e principalmente
sulle banche regionali e sulle casse di risparmio. Questo controllo, fortemente
voluto dall'Unione Europea e spinto a spada tratta da Mario Draghi, realizzerebbe quell'unione finanziaria che
impedirebbe il verificarsi di spaventosi squilibri come quelli che hanno
condotto la Grecia quasi al fallimento e noi italiani quasi sul lastrico.
Hai
presente nell’acqua fredda? Te lo riduco ancora più piccolo, ti mando…
|
…
il bankster più terribile del West Europa, quello senza pietà…
|
Se
la vigilanza della BCE fosse attuata in pieno secondo le leggi europee, Mario
Draghi si limiterebbe a vendere e acquistare i titoli delle varie nazioni, in
modo da mantenere i rispettivi spread a valori accettabili. La BCE servirebbe
insomma a calmierare i mercati, che non sono evidentemente quel mostro cattivo
che qualcuno immagina, ma solo l'insieme di persone, di enti, di speculatori,
che fanno i propri interessi nell'ambito del gioco della finanza.
Su questo argomento sapete già come la penso, che la finanza sia l'aspetto deteriore dell'economia, il sistema per arricchirsi senza lavorare e senza produrre, ma purtroppo è un sistema che funziona così e noi tutti ci siamo dentro fino al collo. Bene, il controllo della BCE attutirebbe i malanni di questo sistema, ma la Merkel si oppone strenuamente, per permettere alle banche tedesche di fare il bello e cattivo tempo e far crescere la propria economia a danno di quella dei paesi più deboli.
Su questo argomento sapete già come la penso, che la finanza sia l'aspetto deteriore dell'economia, il sistema per arricchirsi senza lavorare e senza produrre, ma purtroppo è un sistema che funziona così e noi tutti ci siamo dentro fino al collo. Bene, il controllo della BCE attutirebbe i malanni di questo sistema, ma la Merkel si oppone strenuamente, per permettere alle banche tedesche di fare il bello e cattivo tempo e far crescere la propria economia a danno di quella dei paesi più deboli.
Potete
giurare che questa opposizione durerà fino alle prossime elezioni tedesche del
settembre 2013. Una cosa è certa: non possiamo permetterci di aspettare fino ad
allora, quindi bisogna agire fermamente in sede politica europea per frenare la
prepotenza tedesca e questa non è certo cosa che possa fare un governo tecnico
capeggiato da un autorevole esponente di quel potere della finanza, che in
qualche modo cerchiamo di limitare. è divertente notare che a conti fatti, lo
scherzoso titolo apparso su un numero de Il
Giornale di un anno fa "è stata
la culona!" si sia dimostrato tragicamente vero, anche se in realtà la
Merkel se ne sbatte di questo epiteto attribuitole da Berlusconi, ma ha agito
per ben altri interessi.
Ora che abbiamo compreso il vero motivo del balzo dello spread di un anno fa, che ha portato alla caduta di un governo democraticamente eletto e all'insediamento di un governo tecnico non eletto da nessuno, veniamo ad altri dati di fatto, che riguardano più direttamente l'operato del governo tecnico, appunto.
Appena insediato, il premier Monti disse – lo ricordo bene - che nel mondo moderno è inconcepibile che non si paghino tasse sulla casa, per il solo fatto di possederla. Si può acconsentire almeno parzialmente a questa affermazione per le seconde case, che possono costituire un surplus di ricchezza per fare speculazione (anche se per la massa non è certo così), ma per le prime case la tassa è semplicemente immorale.
Si
vuole punire il cittadino che con sacrifici suoi o dei parenti ha comprato la
casa in cui vivere, non certo per farne una speculazione. Bene fece il governo
Berlusconi ad abolirla completamente; ci auguriamo che chiunque venga eletto
fra due mesi pensi bene di abolirla nuovamente (anche se un veterocomunista
come Nichi Vendola ha già chiesto a
Bersani la patrimoniale in caso di vittoria, come se l'attuale IMU non lo fosse
già). Comunque, convinti che servisse a salvarci dal baratro aperto delle
intemperanze del Cavaliere (ma non avevamo ancora capito l'operato della
Merkel) accettammo a denti stretti l'ingiustizia, che come tutte le ingiustizie
colpisce i poveri più dei ricchi, al contrario di Robin Hood.
Nessuno
di noi burattini le ha, nemmeno così piccole, di fronte al signoraggio…
|
Poi il governo tecnico fece la riforma delle pensioni. Pazienza! Qualcuno doveva pur farla, dopo anni e anni di vacche grasse e di baby-pensionati, e solo un governo non eletto e quindi non bisognoso di consensi poteva farla. I politici furono felici che qualcuno levasse loro le castagne dal fuoco e tutti accettammo a denti stretti. Accettammo anche che per due anni le nostre pensioni "ricche", da 1200 euro al mese in poi, non godessero dell'elemosina di rivalutazione di pochi euro per compensare almeno parzialmente l'inflazione.
Non credo che siano stati contenti i milioni di "esodati" rimasti senza più lavoro e senza ancora pensione, grazie alle distrazioni della signora Fornero, con la quale – che la ministra (pardon, il ministro) mi perdoni! – non giocherei neanche una partita a burraco.
Poi fu aumentata l'IVA di un punto, poi le accise sulla benzina, fino a portare la pressione fiscale complessiva al record storico del 44,7%, con conseguente depressione dei consumi, chiusura di migliaia di aziende, aumento della disoccupazione fino all'11,1% (36,5% per i giovani [ed io aggiungo circa il 50% al Sud]), valori che col governo Berlusconi erano rispettivamente 8,3% e 29%. Accettammo anche questo, perché ci dissero che lo spread cominciava a scendere e che stavamo sulla buona strada per salvarci, anche se dovevamo fare ancora diligentemente i "compiti a casa".
E
poi, dopo queste misure decisamente recessive, sarebbero venute quelle per la
crescita e questi supertecnici avrebbero sicuramente inventato qualcosa di
stupendo. E invece vennero – ricordate? – la pagliacciata dei taxi e delle
farmacie, come se con qualche licenza di taxi o qualche farmacia in più,
l'economia italiana potesse finalmente rilanciarsi.
Si pensò che questo governo sarebbe riuscito finalmente a frenare e ridurre la spaventosa spesa pubblica parassitaria. Si disse: vedrete che questi riusciranno ad abolire le province, a dimezzare il numero dei parlamentari, a tagliare le spese inutili, le auto blu, le pensioni d'oro della casta. E invece la spending review, termine nella lingua preferita dal sobrio governo tecnico che sembra più bello dell'equivalente nostrano revisione della spesa, è servito solo ad abbellire il nulla o quasi prodotto dai tecnici. Citiamo un esempio per tutti: l'accorpamento delle province, fatto apposta per creare malumori e sollevazioni di piazza, mentre sarebbe bastato abolirle tutte indistintamente. Invece il mostriciattolo inventato dai professori è giustamente abortito. Come volevasi dimostrare.
Il problema dell'Italia, comune del resto a tutte le nazioni, che, credendo alla bellissima utopia di un'Europa unita (anch'io ci credo, sinceramente), hanno messo la testa nel cappio dell'euro, è che, se hanno bisogno di finanziarsi, non possono emettere moneta, ma devono chiederla in prestito emettendo buoni del tesoro. Con linguaggio terra terra, le nazioni libere, se hanno bisogno di soldi, li stampano e non creano inflazione, ma lavoro e ricchezza, sempre che ovviamente quei soldi servano per finanziare investimenti e non spesa parassitaria. Le nazioni non libere invece emettono BTP e, per renderli appetibili agli investitori che presteranno la moneta, sono costrette a promettere interessi tanto più alti, quanto più bassa è la stima che la nazione stessa gode in campo internazionale.
Questo
è un sistema perverso che automaticamente favorisce i più forti a danno dei più
deboli. Un sistema corretto per uscire dalla spirale negativa è diminuire le
spese ed aumentare gli investimenti, cioè la ricchezza prodotta, pagando
ovviamente i debiti accumulati in passato.
I tre punti insiti nella frase precedente sono: riduzione della spesa, crescita, riduzione del debito. Il governo Monti ha fatto bene i suoi "compiti a casa" solo per l'ultimo punto. Per pagare i debiti ha aumentato a dismisura le tasse. Meno bene è andato il primo punto, perché la spesa è stata ridotta con la riforma delle pensioni, con la riduzione dei servizi sociali, ma non con l'abolizione o almeno la riduzione delle spese parassitarie di uno stato e di una casta sempre più vorace. Per quanto riguarda il secondo punto, la crescita, il nulla più assoluto.
I tre punti insiti nella frase precedente sono: riduzione della spesa, crescita, riduzione del debito. Il governo Monti ha fatto bene i suoi "compiti a casa" solo per l'ultimo punto. Per pagare i debiti ha aumentato a dismisura le tasse. Meno bene è andato il primo punto, perché la spesa è stata ridotta con la riforma delle pensioni, con la riduzione dei servizi sociali, ma non con l'abolizione o almeno la riduzione delle spese parassitarie di uno stato e di una casta sempre più vorace. Per quanto riguarda il secondo punto, la crescita, il nulla più assoluto.
Ricorrendo alla suggestiva similitudine della famiglia, è come se un padre, per pagare i vecchi debiti, riduca alla fame i figli e poi, non volendo rinunciare al SUV e alla barca, faccia altri debiti. E per di più senza preoccuparsi di migliorare la sua efficienza lavorativa per aumentare le entrate.
A quanto pare il governo tecnico non era completamente tecnico, ma era comunque ostaggio dei partiti e delle potenti lobby che evidentemente comandano in Italia.
A mio parere (ma è solo una mia idea, posso sbagliarmi) sarebbe stato meglio "staccare la spina" a Monti già a febbraio marzo di quest'anno, all'epoca della pagliacciata dei taxi e delle farmacie, quando si cominciò a capire che i professori non erano abbastanza liberi per fare le cose veramente necessarie per salvare l'Italia. Ma tutti speravamo (e anch'io come tutti) che essi ce l'avrebbero fatta.
Purtroppo non è stato così: abbiamo migliorato l'immagine nazionale, abbiamo pagato i vecchi debiti, ci siamo ridotti sull'orlo della povertà e della recessione, ma tutto senza speranza di migliorare in futuro. La dichiarazione di Alfano, a pochi giorni dalla scadenza naturale del periodo assegnato al governo tecnico, è da ritenersi un gesto puramente simbolico. Ben altro valore avrebbe avuto se Alfano o qualcun altro avesse fatto lo stesso alcuni mesi fa. Stupisce pertanto la fibrillazione e la virulenza dei media e dei politici, anche europei, di fronte a un annuncio che, a mio parere, rasenta la banalità. Evidentemente c'è sotto qualcosa che non vediamo o non capiamo.
Volendo
scomodare i massimi sistemi, si potrebbe pensare che la finanza internazionale,
non contenta di influenzare dall'esterno il governo italiano come fa con tutti,
abbia tredici mesi fa insediato Monti per controllarci direttamente. E quindi
lo strappo di Alfano, benché minimo, deve esserle sembrato quasi un reato di
lesa maestà. Ipotesi suggestiva, che peraltro non deve essere proprio
peregrina, se è vero come è vero che Monti è un emissario della finanza
internazionale ed è gradito alla Germania che dalla nostre miserie ha tutto da
guadagnare. Questo spiegherebbe le fibrillazioni europee, come quella del
presidente Schulz, che nei riguardi di Berlusconi più che mancanza di
diplomazia ha dimostrato semplicemente maleducazione.
Meno
male che Dario ha trovato un po’ di coerenza
|
Scendendo di livello, sembrano esagerati gli strepiti del "duepercentista" Casini o quelli del PD Dario Franceschini, che dopo alcuni mesi di silenzio ritrova la parola. E stupiscono le dimissioni dello stesso Monti, da considerare un mero gesto simbolico, visto che comunque tra pochi giorni sarebbe andato comunque a casa. Non stupiscono invece le convulsioni della magistratura milanese, che, come un perfetto congegno a orologeria, appena ha subodorato il ritorno dell'odiato Berlusconi, si è messa in moto alla grande, chiedendo di lavorare anche il giorno di Natale. Che la presenza di Berlusconi sia proprio il sistema giusto per far lavorare i magistrati italiani, abbreviando così la biblica durata dei processi?
Evidentemente la mossa del PdL ha scompaginato degli accordi occulti e dei giochi di palazzo che il volgo non deve conoscere. Posso solo immaginare lo scenario segreto: Bersani e Vendola al governo, per mettere altre tasse (la patrimoniale su tutte) e far contenta la Germania e la speculazione internazionale e Monti al Quirinale, per la benedizione finale.
Confesso
(e qui, perdonatemi, ritorno ad essere di parte) non è quello che preferirei
per la nostra povera Patria tartassata.Che cosa preferirei? Che cosa mi
piacerebbe? è semplice: quello che piacerebbe a tutti. Per prima cosa la
diminuzione della pressione fiscale, con abolizione dell'IMU sulla prima casa e
ritorno dell'aliquota ordinaria IVA al 20%; in più una drastica riduzione delle
accise sui carburanti. Dove reperire i soldi per fare questo? Non sono un
tecnico come i professori del governo, ma mi sembra che riducendo gli sprechi
ci si potrebbe addirittura guadagnare. E quindi: abolizione totale delle
province (è dai tempi delle nascita delle regioni voluta dalla Costituzione,
circa mezzo secolo fa, che si doveva fare), dimezzamento del numero dei
parlamentari, abolizione totale di privilegi anacronistici come auto blu, mensa
parlamentare a prezzo ridotto, stipendi per i portaborse, rimborsi viaggio
privilegiati.
E
poi drastica riduzione delle pensioni d'oro già erogate e totale annullamento
delle stesse per i politici che ancora lavorano e percepiscono altri
emolumenti; divieto di accumulo di varie retribuzioni; abolizione del
finanziamento pubblico ai partiti (come da referendum in cui noi, il popolo,
esprimemmo chiaramente questa volontà; abolizione dei finanziamenti ai giornali
di partito inutili (questo che state leggendo sarà pure inutile, ma non è di
nessuno e non prende neanche una lira).
E poi lotta all'evasione fiscale, ma veramente e non per burla, come la caccia agli scontrini dei bar di Cortina o di Positano o, peggio, come la supertassa sugli ormeggi, che ha fatto scappare tutti, buoni e cattivi, distruggendo la nostra fiorente industria nautica.
E poi lotta all'evasione fiscale, ma veramente e non per burla, come la caccia agli scontrini dei bar di Cortina o di Positano o, peggio, come la supertassa sugli ormeggi, che ha fatto scappare tutti, buoni e cattivi, distruggendo la nostra fiorente industria nautica.
Con i soldi avanzati delle nostre tasse, che sarebbero tanti e che finalmente pagheremmo volentieri, si dovrebbe investire per lo sviluppo, nelle opere pubbliche, nella protezione del territorio, nelle infrastrutture che mancano soprattutto al sud, facendo crescere i posti di lavoro, facendo girare la ricchezza, anzi creando ricchezza, dando lavoro ai giovani, conservandolo agli anziani, proteggendo i più poveri, realizzando un vero stato sociale.
Come vedete il mio sogno non ha nulla di originale: tutti vogliamo questo.
E se apparisse un uomo politico che promettesse tutto questo, mostrandosi sincero e capace di mantenere la promessa, io lo voterei – siatene certi – fosse anche Belzebù.
Paolino Vitolo
Piccola
nota finale di AlexFocus
Bel sogno, anche se si
può migliorare… Infatti l’unica parte che
manca al sogno del buon Paolino sono i seguenti punti:
1)
Far cacciare alle banche italiane la loro
evasione (15'200 miliardi di € solo per gli ultimi 11 anni, cioè dall’introduzione
dell’euro, cifra che va dai 2'090 fino 4'180 miliardi €, a seconda che si
applici un’imposizione fiscale dal 14% al 28%, senza considerare le multe per
le quote evase)
2)
Rifiuto del debito pubblico, in quanto
detestabile secondo le condizioni di A. Sach (come già fatto in Islanda)
3)
Blocco della fabbrica del debito (fine della
vendita in borsa di titoli di stato fino al rientro nelle condizioni di
equilibrio tra PIL e deficit annuo)
4)
Abolizione di TUTTE le tasse patrimoniali, a
fronte di una fiscalità basata sul SOLO REDDITO (max 15%) quindi ineludibile,
che si paghi in contanti o con moneta elettronica;
5)
Emissione di moneta locale, temporalmente
deperibile (essendo il deperimento annuale come unica tassa suddetta), a cambio
fisso con il paniere VERO (cioè quello che contiene i beni che acquista la
massaia tutti i giorni per la sopravvivenza) e variabile con altre divise
straniere (euro, dollaro, yen, franco svizzero, yuan, etc..), grarantita dal
patrimonio pubblico (veramente ingente se non ce lo faremo svendere da questi
burattini dei banchieri)
6)
Prosecuzione legale (costituzionale, civile e
penale) per alto tradimento e per intendenza con paesi esteri, a partire dal
1992, nei confronti di tutti i presidenti della repubblica, capi di governo,
ministri di economia e finanze, ministri degli esteri, ministri del lavoro,
ministri dello sviluppo economico, responsabili delle Aziende di Stato o
Partecipate che sono state distrutte (IRI, SME, ) per favorire interessi esteri
e degli enti stranieri che hanno contribuito a questo attacco (leggi “agenzie
di rating”, multinazionali, agenzie governative che hanno diffuso notizie false
e tendenziose per “drogare” le borse, il Quantum Fund di George Soros, etc.)
7)
Nazionalizzazione delle imprese strategiche
(acqua, combustibili) e acquisizione al patrimonio pubblico delle banche che
detengono quote significative del debito pubblico
8)
Utilizzo dell’energia elettrica prodotta dalle
centrali MAI smantellate (Caorso, Trino Vercellese, Latina e Garigliano) e
partenza di un grande piano di costruzione di centrali grandi, medie, piccole e
microscopiche ad energia biosostenibile (vento, acqua, sole, geotermia) senza
escludere le applicazioni ad energia magneto-gravitazionale del progetto Keshe
(MAGRAV system)
9)
Espulsione dall’Italia (o, almeno del Sud) di
tutti i contingenti militari stranieri di occupazione (NATO, ONU) con i loro
ordigni nucleari (terrestri, aviotrasportati o sottomarini che siano), nel
senso indicato dal movimento Proclama Italia, enunciato dal companto Alberto B.
Mariantoni, di recente scomparso.
10)
Riduzione della complessità amministrativa (e
dei suoi costi!) introducendo un vero FEDERALISMO, con la costruzione di tre
macroregioni, in cui NON ci siano più le attuali REGIONI ma SOLO le PROVINCE
STORICHE (ad esempio nella macroregione SUD ci sarebbero le 22 regioni del
Regno delle Due Sicilie, 15 continentali e 7 in Sicilia, magari con l’aggiunta
delle 3 della Sardegna)
Insomma se si deve sognare, facciamolo alla grande…
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