domenica 7 gennaio 2018
10:54 | Pubblicato da
Alex Focus |
Modifica post
Napoli,
07/01/2018
In
una conversazione con amici è giunta all’attenzione dell’uditorio l’argomento
scommesse: oggi, con tipica sudditanza anche linguistica alla in-cultura
dominante di stampo sionista, anglo-assassino, dimentico delle nostre
tradizioni, si usa dire bet, ma sempre di azzardo si tratta.
Al
giorno d’oggi, e ciò da innumerevoli anni, sorgono come funghi e prosperano le
sale giochi di ogni tipo. E la stessa cultura della competizione sfrenata (invece
di quella della collaborazione e cooperazione) che spinge in quel senso perché chi,
come spesso capita nella vita lavorativa, viene rigettato in una deprimente
mediocrità, può credere di trovare nel gioco un riscatto, un ascensore sociale
che non gli è stato consentito nella sua attività.
È
lo stesso contesto della in-cultura anglosassone che esalta come fosse una moda
la lotta nel lavoro (diventato anche insicuro in una società “liquida”, vedi le
personalità border-line di Bauman), anzi la lotta tout-court, per vincere la
quale dobbiamo incessantemente inseguire le “competenze” del momento, quelle
che ci fanno da aureola ipotetica agli occhi del “capo-padrone”, che spinge
molti verso l’azzardo, verso il brivido per uscire da quella condizione usuale che
la deprimente routine fa sembrare una gabbia senza scampo.
Molte
vite sono rovinate dal gioco, rese schiave se non distruttte fino alla morte,
ma questo è lo scopo di una società modellata su di una matrice massonica:
ridurre in schiavitù tutta l’umanità, con l’abbaglio di una modernità, di una
libertà, di una fratellanza (tutti valori traditi nella pratica delle civiltà
Uccidentali) che non ci porta verso la bellezza, la bontà, la verità ma verso l’abiezione
di un inferno in terra.
Per
chi fosse interessato ad un approfondimento sulla psicopatorlogia del gioco d’azzardo,
può cominciare con il link seguente, che è ricco di rimandi a letteratura
accademica:
Invece per le patologie del mondo liquido consiglio
il seguente link:
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Post più popolari
-
Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.
-
Napoli, 17/04/2012 Ecco un altro numero. Come al solito ci sono riferimenti alla “cabala”, alle religioni e quelli generali. Come ha...
-
Napoli, 10/03/2011 ATTENZIONE!!! Il presente elaborato è destinato ad un pubblico adulto e consenziente, non contiene immagini che possan...
-
Napoli, 15/06/2011 Siamo in ambito “cabala” cioè la matematica del mondo tradizionale, allora ecco un altro numero, col suo elenco di ca...
Blog Archive
About Me
Lettori fissi
Powered by Blogger.
1 commenti:
Osserviamo con incredulità il peggio della politica per quanto riguarda il gioco d'azzardo. Ieri ho sentito uno spot alla televisione che pubblicizzava un nuovo gioco con promesse milionarie , solo che pochi giorni prima un altro spot metteva in guardia contro i pericoli e i mali della ludopatia e i danni che procura. Viene spontaneo chiedersi: ma che Stato è questo che spende soldi per incitarci a farci del male e poi, per non cadere nella retorica dello Stato biscazziere, ci parla della trappola dela ludopatia? Non ci sono dubbi! Così come molti politici sono nei libri paga delle lobby economiche/finanziarie, molti di loro sono nei libri paga delle lobby del gioco d'azzardo. Non faccio commenti perché ho il vizio di dire quello che penso, ma credo sia un chiaro segnale del baratro in cui stiamo precipitando. O lo Stato cambia, o ci dovranno pensare i cittadini. Ma non è che il fenomeno rientra anch'esso nel rapporto Stato/Mafia?
Caro lettore,
lo Stato ha un rapporto assai controverso con il gioco d'azzardo. Da un lato finanzia campagne contro la ludopatia, ossia contro la degenerazione patologica di questo vizio. Dall'altro guadagna dalla diffusione di concorsi e scommesse perché su di esse gravano pesanti imposte. Per avere un'idea delle cifre di cui parliamo basti pensare che in Italia il giro d'affari che ruota intorno al gioco d'azzardo è stimato ( dato riferito al 2014) in 84,5 miliardi, una discreta fetta dei quali finiscono nelle casse dello Stato sotto forma di tasse.
Dunque se i giocatori diminuiscono o spendono di meno, come auspicano le campagne contro la ludopatia, l'erario incassa meno soldi.
Lo Stato si giustifica dicendo che la tassazione sui giochi e' essa stessa una forma di dissuasione verso l'azzardo, ma in realtà se venissero meno i tributi garantiti dalle tasse sui giochi si aprirebbe un buco nel bilancio. E quindi, di fatto, lo Stato non ha un vero interesse a limitare la diffusione di concorsi, scommesse e slot. Come se ne esce?
Posta un commento
Puoi inserire qui il tuo commento, ricordati che questo verrà visionato ed approvato prima di essere pubblicato. Non censo nulla se si tratta di opinioni civilmente espresse ma per il resto..