sabato 19 dicembre 2015


Napoli, 19/12/2015

Quanto segue è un durissimo quanto documentatissimo atto di accusa, comparso sul numero 191 del periodico on-line “La Nuova Energia” a firma di Antonella Randazzo, che pone una pietra tombale sulle illusioni di chi ancora crede che Bergoglio sia un “uomo della Provvidenza”, “uno di noi”, un “santo in vita” mentre è stato complice di una della più sanguinarie dittature e protettore di pedofili, mentre lasciava nelle mani della polizia militare quei preti che osavano rimanere affianco alla popolazione, invece di obbedire al suo vergognoso ordine di “abbandonare le favelas”.
Spero che Cristo ritorni e gli dia quel che merita.
AlexFocus

_______-------------------------___________________

Bergoglio volenteroso aiutante della dittatura argentina


Da quando è salito al soglio pontificio, papa Jorge Bergoglio ha dato ampia prova della più totale ipocrisia e falsità circa la sua presunta opera pastorale.
I mass media hanno operato in modo potente e costante per generar un’aura positiva attorno alla sua immagine, spesso dicendo cos che non corrispondono a verità, oppur giustificando le tante contraddizioni di questo papa.
Ma il punto più alto di questa apologia è stato raggiunto dal film di Daniele Lucchetti, “Chiamatemi Francesco”.
Questo regista ha romanzato la vita di Bergoglio, eliminando con un colpo di spugna tutti gli aspetti inquietanti, compresi quelli che sono ben documentati. Evidentemente, la foga di propagandar un’immagine del papa dl tutto irreale è stata più forte dell’onestà intellettuale-

Luchetti ha creato una trama che, in diversi aspetti, ha poco a che fare con la vera vita di questo personaggio, esaltando il presunto sacrificio della scelta altruistica della fede,  e la dedizione agli altri.
Jorge Bergohglio è descritto come carismatico e coinvolgente, in grado di combattere il male in tutte le sue forme.
Il film è uscito il 3 dicembre scorso. ‘ stato tradotto dalla TaoDue di Pietro Valsecchi, e girato tutto in Argentina.
L’immagine di Bergoglio è completamente limpida e pulita, senza nemmeno un’ombra, come se fosse già un santo. Qualcuno potrebbe obiettare che, in fin dei conti, è soltanto un film, ma lo stesso regista lo ha definito addirittura “film di inchiesta”.
Queste sono le precise parole di Luchetti:
“Chiamatemi Francesco è un film d’inchiesta, l’ida mi è stata proposta da Valsecchi d io, con lo sceneggiator Martin Salinas, mi sono messo sulle tracce di Bergoglio. Con una preoccupazione: non fare un “santino”, non ridurre la storia di quest’uomo così importante, e soprattutto in vita d abitante a due passi da noi, ad un’agiografia retorica o acritica”. [4]


Durante la dittatura, Bergoglio è descritto nel film come un “mediatore tra i generali e le esigenze della popolazione”, ma chi conosce veramente quel periodo non lo descriverebbe affatto così.
In realtà Bergoglio non si oppose per nulla alla dittatura, e si guardò bene dal rischiare di appoggiare quei preti che davvero vi si opponevano, molti dei quali furono uccisi.
Ci sono diverse fonti che accusano Bergoglio di esser stato colluso col regime dittatoriale.
Ad esempio, il prete don Vitaliano della Sala ha scritto un articolo per spiegare che Bergoglio non era affatto contro la dittatura. In questo articolo si legge:

Il cardinale Jorge Mario Bergoglio. Arcivescovo di Bueonos Aires, presidente dei vescovi argentini, nonché tra i più votati, nel 2005, nel conclave Vaticano che ha scelto il successore di Giovanni Paolo II, è accusato di collusione con la dittatura argentina che sterminò novemila (9'000) persone. Le prove del ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, dono racchiuse nel libro L’Isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa  nella dittatura argentina, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, cheda anni studia ed indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente. I fatti riferiti da Verbitsky: nei primi anni settanta Bergoglio, 36 anni, gesuita, divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina,. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i sacerdoti gesuiti che operavano nell’area erano sotto le sue dipendenze. Fu così che, nel febbraio del ’76, un mese prima del colpo di stato, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la sentivano di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro. Verbitsky racconta come Bergoglio reagì con due provvedimenti immediati. Innanzitutto, li escluse dalla Compagnia di Gesù sena nemmeno informarli, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro il permesso a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, i due sacerdoti furono rapiti e, secondo quanto sostenuto da essi, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione ’sovversivo’, nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e libertà.  Dopo sei mesi di sevizie nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano … Alle accuse dei padri gesuiti di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si difende spiegando che la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di fronte ad un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono emersi documenti che confermavano la versione dei due sacerdoti, mettendo fine ad ogni diatriba. In particolare Verbitsky fa riferimento ad un episodio specifico: nel 1079 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario, fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta . nella nota apposta sulla documentazione del direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: ‘Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’Esma’. Poi termina dicendo che la fonte di queste informazioni su Jalics è proprio il Superiore provinciale dei Gesuiti padre Bergoglio, che raccomanda che non si dia corso all0’istanza. E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più chiaramente il ruolo di Bergoglio: ‘Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase’. È il documento classificato Direzione del Culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9. Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti dell’incontro fra il giornalista argentino ed il cardinale, durante i quali quest’ultimo ha cercato di presentare le prove che ridimensionassero il suo ruolo. ‘Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti – affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché no ho mai creduto che lo fossero …’ Ad inchiodarlo c’è anche la testimonianza di padre Orlando Yorio, morto nel 2000 in Uruguay e mai ripresosi pienamente dalle torture, dalla terribile esperienza vissuta chiuse nell’Esma. In un’intervista rilasciata a Verbitsky nel 1999 racconta il suo arrivo a Roma dopo la partenza dall’Argentina:’Padre Gavina, segretario generale dei gesuiti, mi aprì gli occhi – raccontò in quell’occasione – Era un colombiano  che aveva vissuto in Argentina e mi conosceva bene. Mi riferì che l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede lo aveva informato che, secondo il governo erano stati catturati dalle Forse armate perché i nostri superiori ecclesiastici lo avevano informato che almeno uno di noi era un guerrigliero. Chiesi a Gavina di mettermelo per iscritto e lo fece.’ Nel libro, inoltre, Verbitsky spiega come Bergoglio, durante la dittatura militare, abbia svolto attività politica nella Guardia di Ferro, un’organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome duna formazione rumena sviluppatasi tra gli anni Venti dei  Trenta del Novecento, legata al nazional-socialismo. Secondo il giornalista, l’attuale arcivescovo di Buenos Aires, quando ricoprì il ruolo di Provinciale della Compagnia di Gesù, decise che l’Università gestita dai gesuiti fosse collegata ad un’associazione privata controllata dalla Guardia di Ferro. Controllo che terminò proprio quando Bergoglio fu trasferito di ruolo. ‘Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica coì esplicita come è stata quella di Bergoglio’ incalza Verbitsky. ‘Lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo”.[5]


Si tenga conto che il film su Bergoglio sarà diffuso in almeno 40 paesi, e sta avendo una pubblicità ed una risonanza mediatica enorme. Non bisogna essere lungimiranti per capire che questo film influenzerà parecchio l’immagine che molti avranno di questo papa, concorrendo a creare la falsa immagine di onestà
E devozione.
Noi crediamo che non sia onesto verso gli stessi cattolici distorcere così tanto i fatti reali, presentando il filmo come se fosse una vera biografia anziché un romanzo in gran parte inventato.
Evidentemente, occorreva un’operazione potente di “ripulitura” degli aspetti paradossali della vita di questo personaggio che non si è affatto ribellato ad una feroce dittatura, ed ha protetto non soltanto i dittatori ma anche i pedofili.
Qualcuno, giustamente, ha definito la pedofilia uno dei crimini più gravi dei nostri tempi.
Tutti condannano questo orrendo crimine. Ma soltanto pochi sanno che si può stare dalla parte dell’orco senza rendersene conto e senza volerlo.
Ad  esempio, quelli che sono stati convinti della buona fede di Bergoglio e, di conseguenza, lo sostengono, non sanno che proprio questo papa, come molti altri, ha sostenuto la pedofilia cercando di proteggere i pedofili.
A parole Bergoglio ha detto di essere contro la pedofilia, parlando di “Troppi bambini abusati”, ma esistono prove del fatto che non si è mai opposto realmente alla pedofilia, ed ha protetto i pedofili invece di smascherarli.
Sono diversi gli autori che si sono occupati proprio di questo argomento, individuando i casi in cui Bergoglio ha cercato di proteggere i pedofili.
Esistono dossier che documentano i favori concessi da Bergoglio a d alcuni sacerdoti argentini che erano stati accusati di pedofilia.
Negli Sati Uniti vi sono associazioni che si occupano proprio di smascherare i pedofili e chi li protegge. Inutile dire che moltissime autorità vaticane di alto livello, papa compreso, anziché sincerarsi che quelle persone vengano condannate, cercano di farli uscire “puliti”.
Una di queste organizzazioni è il gruppo BishopAccountability.org, che ha creato un database per raccogliere i dati riguardanti i casi di abusi sessuali perpetrati da membri della Chiesa.
Ha pubblicato un resoconto dell’operato di Jorge Mario Bergoglio durante gli anni trascorsi come arcivescovo  di Buenos Aires (1998-2013) e come presidente della Conferenza episcopale argentina (2005-2011) (il materiale si può trovare al sito ufficiale http://www.bishop-accountability.org/Argentina/ ).
Il quadro che emerge da questi dati lascia poco spazio all’immaginazione: Bergoglio di fronte a diversi casi di accuse fondate di pedofilia è rimasto in silenzio.
Dai resoconti BishopAccountability, si legge:

“Non ha pubblicato i documenti, non ha fatto nomi di preti accusati, non ha tenuto registri dei preti accusati, non ha elaborato una politica di gestione degli abusi, nemmeno ha pronunciato una espressione di scuse nei confronti delle vittime.”

Nel libro Il cielo e la terra, Bergoglio sostiene che nella sua diocesi IL PROBLEMA NON C’ERA: “Nella diocesi non mi è mai accaduto, ma una volta un vescovo mi ha telefonato per chiedermi cosa doveva fare in una situazione di questo tipo e gli ho detto di togliere all’interessato le licenze, di non permettergli di esercitare più il sacerdozio e di avviare un giudizio canonico”.
Secondo BishopAccountability, se si considerano i dati emersi negli USA ed in Europa, si può fare una stima presunta dei preti pedofili nell’arcidiocesi di Buenos Aires, che si potrebbe aggirare per il periodo 1950-2013 intorno ai 100 casi, e di questi almeno un decimo doveva essere noto alle autorità della Chiesa, quindi di certo anche a Bergoglio.

Lo sguardo terribile di Bergoglio


Sia Bergoglio che gli altri alti prelati si occupavano a tenere nascosti questi casi, oppure a  far assolvere i carnefici. Bergoglio ebbe questo ruolo in almeno 5 casi di abuso nella sua arcidiocesi.
La loro azione era molto potente e quasi sempre di successo: si trattava di persone comuni che si mettevano contro una potentissima millenaria istituzione religiosa. In effetti, soltanto un prete di Buenos Aires, Carlos Maria Gauna, è stato pubblicamente accusato.
Secondo BishopAccountability:
“Vi è la prova che Bergoglio”, presidente dei vescovi argentini, “deliberatamente o inconsapevolmente, ha frenato le vittime intenzionate a denunciare ed a perseguire i loro aggressori”. Vittime che, “affermano di aver cercato, invano, l’aiuto del cardinale”, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal (8/4/13), che sostiene che, secondo un portavoce della diocesi di Buenos Aires, Bergoglio avrebbe “rifiutato di incontrare le vittime”.
Si ebbe molto ritardo nell’elaborazione delle linee guida per stabilire la politica di gestione dello scandalo: richieste dal Vaticano nel 2011, furono rimandate dalla conferenza episcopale argentina. Questo ha indotto Bishop Accountability a sostenere che la Chiesa argentina, nella gestione degli abusi sessuali contro minori, è stata “tra le meno trasparenti al mondo”.
Ecco i cinque casi più noti di pedofilia che si sono avuti durante la gestione di Bergoglio:

P. Julio César Grassi: nonostante fosse stato condannato dal 2009 per molestie su di un minore, Bergoglio commissionò uno studio riservato per convincere i giudici della Corte suprema argentina dell’innocenza del religioso. Tale intervento è ritenuto il motivo per il quale Grassi restò in libertà per quattro anni dopo la sua condanna. È stato incarcerato nel settembre 2013.

P: Rubén Pardo: nel 2003 un prete, confesso pedofilo malato di AIDS, era tenuto nascosto alla autorità civili in un vicariato dell’arcidiocesi di Buenos Aires, all’epoca guidata d Bergoglio, dove faceva il confessore dei bambini ed insegnava in una scuola. Nello stesso vicariato, a quanto sembra, viveva un vescovo ausiliare di Bergoglio. È altamente improbabile che Pardo vivesse ed esercitasse il suo ministero senza l’approvazione di Bergoglio.

P. Fernando Enrique Piccioni: una vittima, dopo aver scoperto che il prete che aveva abusato di lui era fuggito neglio Statii Uniti per eludere l’intervento delle autorità civili, si rivolse a Bergoglio perché fosse tolto il sigillo della segretezza imposto dalla congregazione religiosa di appartenenza del sacerdote.
 Incontrò il segretario privato di Bergoglio ed il suo vescovo ausiliare, mons. Mario Poli. Nessuna risposta.

P. Mario Napoleon Sasso: nel 2001 Sasso, dopo ina terapia in un centro gestito dalla Chiesa, al termine della quale fu definito soggetto pedofilo, venne nominato pastore di una parrocchia di persone disagiate. Nel 2002-2003 abusò di 5 bambine. Nel 2006, mentre egli era in carcere ma senza essere ancora stato condannato, i genitori delle bambine avrebbero chiesto invano un incontro con Bergoglio.

P. Carlos Maria Gauna: èprete aricdiocesano sotto la diretta supervizione di Berglgio, nel 2001 fu accusato di molestie da due bambine. Bergoglio disse che se ne sarebbe occupato. Gauna è ancor attivo nell’arcidiocesi. come cappellano ospedaliero: «Ciò potrebbe indicare – afferma BishopAccountability – che Brgoglio considerava le accuse credibili ma decise di di trasferirlo piuttosto che allontanarlo dal minstero».

Dunque, quando papa Bergoglio si pronuncia contro la pedofilia, lo fa nella totale ipocrisia. Anne Barrett Doyle, condirettrice di BishopAccountability, si è chiesta: “Francesco ha davvero la volontà di risolvere questo problema catastrofico?”
La cosa creta è che Bergoglio nega le sue responsabilità nel sostegno della dittatura argentina e nella complicità con i pedofili.
 Addirittura, al Corriere delle Sera del 5 marzo 2014, diceva che “la Chiesa Cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e la sola ad essere attaccata”.
Di trasparenza Bergoglio ne sa davvero poco, per non parlare poi di sincerità, che di certo non è una parola del suo vocabolario.
Probabilmente è per rilanciare  e rafforzare una falsa immagine di questo papa che è stato prodotto il film sulla sua vita, che è talmente romanzato e mistificato da rappresentare in vero e proprio raggiro ai danni soprattutto deli stessi cattolici.

Post più popolari

Blog Archive

Lettori fissi

Powered by Blogger.