lunedì 31 ottobre 2011
Napoli, 31/10/2011

Oggi ho letto, sul periodico on-line “La Nuova Energia” un fantastico articolo della sociologa Antonella Randazzo che mena botte (culturali) da orbi a chiunque lo meriti, ma non è cieca anzi ci “vede” benissimo, va oltre la vulgata corrente e mostra il vero nemico della società, anzi, di tutto il mondo, pertanto rimbalzo il suo scritto sulla finta crisi e sui veri sforzi che ci chiede la finanza malata, avida e drogata per “ripulire” i suoi pasticci.
AlexFocus


Molti credono che la situazione di “crisi finanziaria” sia una caratteristica dei nostri tempi. In realtà, il sistema finanziario che crea questo genere di “crisi” esiste da diversi secoli, e ha già presentato varie volte situazioni analoghe, facendo fallire molte imprese e banche, e riducendo sul lastrico milioni di persone.
Il problema non riguarda di certo la novità della situazione, ma il grado di consapevolezza che le persone dovrebbero acquisire per attuare i cambiamenti necessari ad escludere in futuro situazioni simili.

Già nel periodo 1837-1839, scriveva il filosofo Carlo Cattaneo:


Abbiamo già fatto cenno della clandestina sottrazione di fondi della banca di Amsterdam. La quale, però, potrebbe anche chiamarsi una birbata onesta e leale, se si paragona agli abusi scoperti in molte banche americane… Sono i molti abusi di questa enorme e quasi incredibile natura che in soli 19 anni (dal 1811 al 1830) fecero fallire negli Stati Uniti nientemeno di 165 banche e prepararono poi in gran parte quel generale fallimento di cui abbiamo sperimentato la lontana ripercussione… Nel corso dell’inverno (del 1839) alcune imprese anonime sono cadute… Qual è l’impresa che diviene impossibile per le Società Anonime? Esse col giro delle azioni vanno ad attingere il denaro fino all’ultimo angolo del globo.
Esse hanno cancellato ogni bisogno di nazionalità del capitale circolante.”[1]

1 Cit. Vitale Marco, America punto e a capo, Libri Scheiwiller, Milano 2002, p. 92.

Diversi autori considerano il XVII secolo l’epoca in cui iniziarono le prime “birbate” finanziarie. Gli eventi di Borsa sono stati utilizzati per incrementare il senso di insicurezza e di pericolo imminente, oltreché per far fallire banche e imprese, in modo tale che i gruppi più grossi potessero
rilevarle, eliminando così la concorrenza.
E’ chiaro che i crolli di Borsa producono altro impoverimento, determinando fallimenti, perdite e disoccupazione. Ma negli ultimi tempi questi crolli sono stati utilizzati spesso come spauracchio per imporre riforme e pagamenti. Il denaro estorto attraverso il “debito pubblico” finisce nelle tasche dei banchieri e dei loro compari. Basti pensare che negli ultimi anni è nata la cosiddetta "aristocrazia industriale", costituita dai Chief Executive Officer (CEO). Si tratta di persone che ottengono notevoli vantaggi anche in caso di disastri finanziari. La rivista Fortune, in collaborazione con Thomson Financial e con l'Università di Chicago, ha documentato che nel periodo 1999-2002 i dirigenti di 1'035 imprese, con un fatturato superiore ai 400 milioni di dollari, hanno intascato 66 miliardi di dollari attraverso le stock option, mentre le loro imprese perdevano in
Borsa il 75% del valore.

Questi alti dirigenti vendevano le stock option prima che le loro aziende crollassero. In altre parole, perdevano soltanto gli investitori, mentre i dirigenti guadagnavano in ogni caso. Questo significa che il sistema privilegia chi lo sostiene e danneggia chi non lo comprende e si illude che possa essere diverso da ciò che è. Non sono molte le persone che comprendono che, alla base di questo assetto, c’è la criminalità finanziaria delle banche che, nel tempo, hanno assunto un potere che sovrasta quello dei popoli.
Alla fine dell'Ottocento si affermò in Germania il modello finanziario detto della “banca mista”. Si trattava di banche che investivano nelle industrie, fino ad avere il controllo azionario delle imprese. Nei consigli di amministrazione delle società industriali sedevano i banchieri, che in alcuni casi davano incarichi ad altre persone, che agivano come burattini.
Tale modello si diffonderà in tutto l'Occidente, favorendo il gruppo ristretto di famiglie di imprenditori / banchieri che si erano arricchite a partire dal XVII secolo.

Alla fine del XX secolo si ebbero numerose fusioni, che aggirarono le misure antitrust (come lo Sherman Act) rendendo inutili gli accordi commerciali fra imprese. Ad esempio, la Standard Oil Company si sciolse e nacque, dalla fusione di 20 società, la Standard Oil del New Jersey.
Nel periodo tra il 1898 e il 1902, si ebbero ben 2'600 fusioni, e negli Stati Uniti lo 0,5% delle società giunse a possedere il 15% del capitale. Il gruppo di imprenditori / banchieri europei e statunitensi accresceva così il proprio potere e acquisiva, grazie al controllo sulla politica dei partiti, il potere di imporre le regole in ambito lavorativo, finanziario ed economico.
Le fusioni rappresentano dunque un modo per accrescere il proprio potere e per dettare le regole senza avere alcun limite da parte della società e della politica.

Oggi la quantità di denaro da mettere in circolazione viene decisa dalle banche, e dal denaro messo in circolazione dipende lo sviluppo economico di un Paese. Le banche possono alzare o abbassare il tasso di sconto, e così favorire o impedire i prestiti. I banchieri sono guidati da logiche di potere
e di profitto, e in presenza di “crisi” agiscono come usurai, pronti ad approfittare della debolezza dell’imprenditore o del comune cittadino per spillare altro denaro.
A tutto questo si deve aggiungere l’intento dei banchieri-truffatori di fare nuove guerre per avere altri profitti e per impedire il crollo definitivo di un'economia basata sul debito. Essi hanno trasformato l'economia in un sistema assurdo e irreale, in cui le speculazioni permettono
l'accumulazione di denaro, che non corrisponde a nessuna ricchezza reale e non è stato prodotto dal lavoro.

L'élite dominante ha cancellato il valore del lavoro e ha distrutto ogni riferimento economico e finanziario reale, per poter esercitare senza limiti un potere basato sull'usura e sul crimine.
Questo sistema è nato da diversi secoli, e per questo ha elaborato anche una serie di inganni per impedire alle persone di comprenderlo. Ad esempio, ha fatto credere che l’economia è una scienza, e che gli eventi di Borsa possono essere “casuali”.
Il sistema borsistico è nato diversi secoli fa. A metà del XVI secolo, nel palazzo della famiglia Van Der Bourse, in una piccola località chiamata Bruges (Belgio), si riunivano periodicamente banchieri e mercanti, al fine di condurre i loro affari. Dal nome di questa famiglia derivò il termine “Borsa”.
Nel 1600, la regina Elisabetta I d'Inghilterra emise un documento a favore di un gruppo di mercanti londinesi capeggiati da Thomas Smith, che crearono la Compagnia Inglese delle Indie.

 Nello stesso periodo si formarono le prime società anonime e le prime banche, che dettero vita
alle prime Borse, ovvero luoghi in cui avveniva la transazione di valori. La prima Borsa italiana fu quella di Venezia, creata nel 1600.
Il mercato dei titoli azionari a Londra si sviluppò a partire dal 1600, e da quell'epoca i mercanti si riunivano in un luogo chiamato “Jonathan's coffe”, per stabilire i prezzi dei titoli.
Già all'epoca, le informazioni venivano manipolate e fioccavano truffe e inganni.


Scriveva lo scrittore Daniel Defoe delle nuove professioni di intermediario e agente di cambio:

Un'attività fondata sulla frode, nata dall'inganno, e nutrita con trucchi, imbrogli, moine, contraffazioni, falsità e ogni sorta di illusioni; coniando false notizie, questo va bene, questo va male; bisbigliando paura, spavento, speranze, aspettative immaginarie, e poi scrivendo alle spalle delle debolezze di quelli di cui si sono lavorate le fantasie, quelli che si sono fatti esaltare o deprimere”.[2]

2 Defoe Daniel, The Anatomy of Exchange Alley, London 1719, pp. 3-4.

Sia la Banca d'Inghilterra che la Compagnia delle Indie Orientali erano entità non soltanto economiche ma anche politiche, in quanto il gruppo di persone che le controllava poteva gestire anche il potere politico. La sede del mercato finanziario e del potere politico era (ed è) Londra, in cui si trovava Exchange Alley, il luogo principale di incontro. Le informazioni circolavano in modo formale e informale, e già all'epoca c'erano persone che seminavano confusione, paura o rendevano incomprensibile la situazione della Borsa.
 La Borsa, ieri come oggi, rappresenta un luogo di truffa e inganno, che ha come obiettivo l’usurpazione di denaro e il controllo dell’economia. Scrive la studiosa Anne L. Murphy:

La natura stessa della finanza nel tardo XVII secolo rendeva difficile agli investitori muoversi sulla piazza. Quando intermediari e agenti di cambio si incontravano il risultato era rumore e confusione... a volte l'arrivo improvviso di una notizia inaspettata poteva far mutare rapidamente i prezzi... Il linguaggio del mercato andava ad accrescere il senso di confusione. Broker e stock-jobber parlavano una lingua nuova e complessa, si servivano di soprannomi per designare titoli e di simboli stenografici per descrivere le attività... per Defoe il linguaggio del mercato non era semplicemente confuso, bensì pensato appositamente per perpetrare la frode ai danni dei cittadini comuni... Molte società lavoravano nella cultura del segreto. In questo senso spiccava la  Compagnia delle Indie Orientali... si insisteva affinché gli amministratori mantenessero segreti i dettagli dei loro incontri... Anche quando le compagnie pubblicavano le informazioni non era detto che queste fossero attendibili... Anche John Houghton [sacerdote certosino, uno dei tanti martiri cattolici che morirono durante le persecuzioni da parte dei re della “Perfida Albione”, a partire da Enrico VIII ed a seguire dai suoi successori Edoardo VI (1547-1553), la terribile Elisabetta I, la ‘regina vergine’ († 1603), Giacomo I Stuart, Carlo I, Oliviero Cromwell, Carlo II Stuart.) e che subirono prima della morte, indicibili sofferenze, con interrogatori estenuanti, carcere duro, torture raffinate come 
 

l’eculeo” (una croce mobile, alle cui estremità venivano assicurati polsi e caviglie, per divaricare le gambe e le braccia fino a squartarle dal tronco), 




 
la “figlia della Scavinger” (detta anche “cicogna di storpiatura” una greppia metallica in cui collo, mani e piedi erano stretti in una morsa tale che i crampi prendevano, dopo pochi minuti, tutta la muscolatura, poi le giunture erano tutte doloranti e persino il sangue fuoriusciva da orecchie e naso), 


 i “guanti di ferro” (Venivano legati ai polsi del prigioniero dei guanti di ferro che, tramite una vite, venivano gradualmente stretti. Il prigioniero poi veniva fatto salire su dei blocchi di legno e incatenato al soffitto tramite questi "guanti"; rilasciato il supporto di legno, tutto il suo peso gravava sui polsi e i guanti penetravano in profondità la carne gonfiando le braccia) e dove alla fine li attendeva una morte orribile; infatti essi venivano tutti impiccati, ma qualche attimo prima del soffocamento venivano liberati dal cappio e ancora semicoscienti venivano sventrati. Dopo di ciò con una bestialità che superava ogni limite umano, i loro corpi venivano squartati ed i poveri tronconi cosparsi di pece, erano appesi alle porte e nelle zone principali della città. Da wiki, n.d.A.] sosteneva che i prezzi dei titoli molto spesso reagivano ‘secondo le speranze o le paure’, suggerendo che nella prima età moderna gli investitori avessero una forte consapevolezza che la psicologia del mercato era un aspetto importante al momento di prendere decisioni sui propri investimenti... La psicologia del mercato veniva anche tenuta da conto da chi cercava di sfruttare le speranze e le paure degli investitori diffondendo false informazioni... Tuttavia gli investitori erano anche costretti a mettere in dubbio la veridicità delle informazioni ufficiali... Gli investitori si trovavano di fronte diverse barriere che impedivano di ottenere un'informazione completa sulle prospettive di azioni e obbligazioni”.[3]

3 Murphy Anne L., "Informazione e investimenti a Londra alla fine del XVII secolo", Quaderni Storici, n. 124, 1/2007, aprile 2007.

Il potere di alcuni di manipolare le informazioni, di nascondere dati o di far circolare false notizie, veniva utilizzato per truffare, come nel caso della Estcourt's Lead Mine, una società che permise ai suoi amministratori, attraverso l'uso di notizie false o incomplete, di avere ingenti profitti a
danno degli investitori. Stando a fonti dell'epoca, erano diverse le società fondate proprio per lucrare a danno di “uomini ignoranti, trascinati da voci sollevate con l'inganno e diffuse ad arte a proposito dell'ottimo stato dei loro titoli”.[4]

4 Journals of the House of Commons, vol. XI, p. 595, in Murphy Anne L., op. cit.

Le società che controllano la Borsa sono a loro volta controllate dai banchieri, che si curano di non essere soggetti ad alcuna regolamentazione nel gestire il mercato azionario, ma di creare essi stessi le regole a cui tutti gli altri devono sottostare.
Molti credono che non sia possibile che poche persone abbiano mantenuto un potere antidemocratico secolare, poiché la vita umana ha una durata esigua. La verità è che il vecchio sistema finanziario basato sul debito e sulla manipolazione della Borsa è stato tenuto in vita dalle famiglie che lo hanno creato, e deve la sua lunga vita soprattutto alla mancata comprensione da parte della stragrande maggioranza dei sudditi.

Ad oggi, nell’era di Internet, si può dire che la maggior parte delle persone non ha ancora compreso l’attuale sistema finanziario, anche se, di giorno in giorno, sono sempre più le persone che iniziano a capire.
Cosa aggiungono i nostri giorni ai fatti secolari?
Innanzitutto occorre ricordare che i popoli ripetono gli eventi di cui non diventano consapevoli. Finché crederanno necessario (o immodificabile) un sistema iniquo e autoritario, - che impone tasse per continuare ad esistere e produce disuguaglianza, disoccupazione, guerra e crimini - ,
questo sistema esisterà.

Molti italiani credono di vivere in una “democrazia”, nonostante sia stata divulgata la lettera del “Consiglio direttivo della Banca centrale europea” indirizzata al nostro governo. In questa lettera è evidente il tono autoritario, che nega il potere sovrano del nostro paese. In ambienti comunisti del passato lo chiamavano “Comitato centrale”, oggi lo chiamano “Consiglio direttivo”, ma la sostanza non cambia: si tratta di un potere dittatoriale, che ormai si sente in diritto di imporre al nostro Paese
quello che vuole, persino in materia di pensioni, stipendi pubblici, lavoro e scuola. Col pretesto del debito, l’Unione Europea, nelle vesti di un gruppo di banchieri mai eletti da nessuno, toglie il potere sovrano agli europei.

Sia chiaro che questi personaggi NON HANNO ALCUN POTERE, se non quello che le persone gli concedono, attraverso l’ignoranza o la disponibilità ad essere truffati.
Per mantenere le persone nell’inconsapevolezza, eminenti personaggi sollevano presunte cause della “crisi”: governo debole, le prostitute di Berlusconi, il governo diviso, l’euro, gli sprechi, ecc.
Ma il problema è soltanto uno: la disponibilità delle persone a continuare a credere in un sistema antidemocratico, giustificandolo in vari modi.
La differenza rispetto al passato è che oggi le persone, se vogliono, possono aprire gli occhi, documentandosi da fonti indipendenti, che spiegano le tante truffe storiche, economiche, politiche e finanziarie.

I nostri media puntano l’attenzione sulla Grecia gridando al “piano di salvataggio”, ma si tratta dell’ennesima sceneggiata. Infatti, la verità è che:

-         I greci non vogliono essere per nulla “salvati” dagli aguzzini che li hanno trascinati nella situazione in cui si trovano.
-         Il salvataggio non è per nulla un “salvataggio” ma l’ennesima truffa che mira a sottrarre altro denaro e altri beni alla Grecia.
-         Dopo l’ennesimo salvataggio si ritornerà alla “crisi”, come prima o peggio di prima.

Ai nostri giorni ce n’è abbastanza per far aprire gli occhi anche agli scettici, o a quelli che si erano identificati nel sistema, credendolo il migliore possibile.
Molti greci (e non solo) hanno capito che i tempi sono maturi per una rivoluzione pacifica, con i seguenti obiettivi:

1.      Non cadere più nella trappola del debito, che non è “debito” ma usura o truffa.
2.      Cessare tutte le spese militari e le “missioni” di guerra.
3.      Modificare l’assetto economico e finanziario, coniando una moneta sovrana e alimentando lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
4.      I beni comuni devono essere realmente “comuni”. Le grandi opere non volute dai cittadini o dannosi per l’ambiente vanno soppresse. L’acqua, e tutte le risorse essenziali sono pubbliche. Lo stato ha senso soltanto se è a servizio dei cittadini, garantendo un’esistenza dignitosa a tutti, e occupandosi soprattutto di casa, sanità, ricerca, istruzione, ecc.
5.      La rivoluzione per la democrazia deve eliminare il parassitismo: politici, chiesa, funzionari inutili, ecc.

Le risorse oggi pagate alla Chiesa cattolica e alle guerre imperiali dovranno essere indirizzate verso il miglioramento della vita pubblica (cultura, economia, servizi, ecc.).
Questi cambiamenti diventeranno realtà nel momento in cui le persone rigetteranno il vecchio sistema, attraverso il comportamento quotidiano: disobbedienza civile, mancato sostegno politico ed economico, ecc.
Perché molti europei continuano a sostenere un sistema finanziario così iniquo? Molti lo fanno semplicemente per abitudine, altri per paura delle sanzioni o delle conseguenze (che immaginano tremende), altri ancora obbediscono per obbligo morale. Ci sono anche quelli che obbediscono
perché credono di avere in cambio “protezione”, ovvero sono convinti che le autorità attuali siano “autorevoli” (o il male minore).

Addirittura c’è chi si sottomette perché è convinto che il sistema non si possa cambiare e che disobbedire è una cosa immorale, empia, disonorevole. C’è chi si sottomette per “tradizione”, credendo che le istituzioni vigenti siano lo specchio della società. C’è anche chi obbedisce
perché ritiene il sistema “razionale”, che dunque protegge dal presunto comportamento immorale e istintivo delle persone in una società senza istituzioni. Questa credenza è frutto della propaganda, che non perde occasione per seminare sfiducia nella natura umana, facendo credere che senza le autorità saremmo un branco di animali istintivi e criminali.
Quello che sempre è stato il gruppo di potere.
 Come scrisse lo storico Alan John Percivale Taylor:

Nello stato di natura immaginato da Hobbes, la violenza era l'unica legge, e la vita era 'brutta, violenta e breve'. Sebbene gli individui non siano mai vissuti allo stato di natura, le Grandi Potenze europee lo hanno sempre fatto.[5]



5 A. J. P. Taylor, The Struggle for Mastery in Europe 1848-1918, Oxford University Press 1954.


Le persone sono state abituate a non credere in se stesse e negli altri, e ad avere paura.
Chi obbedisce acriticamente non si rende conto che la “crisi” non è causata da noi, ma dalle istituzioni finanziarie, che chiedono a noi di pagarle, per salvare il sistema. MA SE NOI POSSIAMO SALVARE IL SISTEMA SIGNIFICA ANCHE CHE POSSIAMO ELIMINARLO E SOSTITUIRLO CON UNO MIGLIORE. La cosa più ragionevole è rifiutarsi di salvarlo perché esso non soddisfa le nostre esigenze di libertà e di democrazia.
Già Gandhi aveva capito che ogni sistema tirannico è basato sull’obbedienza dei sudditi, estorta con la paura, l’inconsapevolezza o l’inganno. Secondo Gandhi, per uscire da un sistema tirannico occorreva:

1.      un cambiamento psicologico: dalla sottomissione passiva si deve giungere al rispetto di sé, alla fiducia in se stessi e al coraggio;
2.      la presa di coscienza da parte dei sudditi che il sistema si regge sul loro consenso;
3.      la formazione di una ferma volontà di ritirare la collaborazione e l’obbedienza.

Dunque, non sono i governi a dover fare qualcosa ma noi.
Chi crede che non ci sia via d’uscita alla dittatura finanziaria ignora che:

Nel sistema attuale, c’è la necessità che le persone comuni diano valore ai pezzi di carta stampati dalle banche centrali. Il Governo non crea la sua moneta, e dunque chiede prestiti ai banchieri, riconoscendo valore ai pezzi di carta che riceve. Ma questo valore sarà pagato, con gli interessi, dai
cittadini, diventando “debito pubblico”. Dunque, per continuare ad esistere, questa dittatura ha bisogno dei lavoratori che pagano oltre il 40% di tasse.

Intanto, cresce la protesta negli Usa e in Europa, anche se, a questo proposito, i media non parlano di nessuna “rivoluzione occidentale”. Le forze militari hanno un gran bel da fare, considerando le migliaia di persone che stanno cercando di occupare Wall Street, spiegando che:

L'occupazione di Wall Street potrà essere un momento di rottura politica come è accaduto con le prime proteste in Egitto, oppure, come in Spagna, segnerà l'inizio di un processo di democrazia diretta per la costruzione di un nuovo movimento per la giustizia sociale. Ripartiamo da dove i primi no-global si sono fermati, facendo fiorire un nuovo movimento di movimenti. È giunta l'ora di dispiegare questa strategia emergente contro il più grande corruttore della nostra democrazia: Wall Street, la Gomorra finanziaria d'America… Chiederemo a Barack Obama di istituire una commissione presidenziale incaricata di porre fine all'influenza esercitata dal denaro sui nostri rappresentanti a Washington.
È tempo di democrazia e non corporatocrazia, o per noi sarà la fine. Se sapremo tenere duro, ventimila volte forti, una settimana dopo l'altra, contro ogni tentativo della polizia e della Guardia Nazionale di cacciarci da Wall Street, Obama non potrà ignorarci. Il nostro governo sarà costretto a scegliere pubblicamente tra la volontà del popolo e le corporation che lucrano. Potrebbe essere l'inizio di una dinamica sociale del tutto nuova in America, una spanna
sopra il movimento Tea Party, dove invece di finire prede inermi dall'attuale struttura di potere noi, il popolo, iniziamo a prenderci ciò che vogliamo”.

Il movimento di protesta americano si definisce un movimento di resistenza

’open source’, senza leader, fatto di persone di ogni colore, sesso e ideologia politica. L'unica cosa che tutti abbiamo in comune è che siamo il 99 per cento che non tollererà più l'avidità e la corruzione dell'uno per cento. Dopo l'appello di Adbusters, molte persone in tutto il Paese hanno aderito all'organizzazione di questo evento, come l'Assemblea Popolare di New York, U.S. Day of Rage e altri, impegnati a pianificare altre occupazioni simili nel prossimo futuro… Il popolo sovrano di ogni nazione ha il potere, il diritto e il dovere di guidare il destino della sua nazione.
Perché occupare Wall Street?
Perché ci appartiene, perché noi possiamo (because we can)! Se riusciremo a dosare bene non violenza, tenacia e furbizia strategica… potrebbe essere l'inizio della rivoluzione globale che tutti noi sogniamo da tanto tempo... Sarebbe bello”.[6]


Sempre più persone si stanno rendendo conto di vivere in un sistema dittatoriale, che ha trasformato la delega del potere in un diritto ad opprimere.

 Scriveva lo scrittore Etienne de La Boétie:

Costui che spadroneggia su di voi non ha che due occhi, due mani, un corpo e niente di più di quanto possiede l’ultimo abitante di tutte le vostre città. Ciò che ha in più è la libertà di mano che gli lasciate nel fare oppressione su di voi fino ad annientarvi”.

Fino a quando la maggior parte degli europei non comprenderanno questo, saranno costretti a sentire le solite tiritere sulla “crisi” e sull’ennesimo prestito o “salvataggio”.

martedì 25 ottobre 2011
Napoli, 25/10/2011

Il lupo cattivo è stato ammazzato dal buon cacciatore … la favola ci piace e chi ce la racconta preferisce non parlare di altro, e poi noi siamo quasi tutti molto impegnati a chattare (cioè chiacchierare di baggianate) su Facebook, ma che ce ne frega di geostrategie internazionali secondo le quali possono trattarci come una colonia fetente? Che ci importa che, con la storia del debito finto, tra poco ci leveranno tutto lo stato sociale (residuo) che abbiamo? Cosa succederà mai con la più grave crisi economica finora preparata dai finanzieri (delinquenti agenti della globalizzazione) per devastare il mondo?  

George Orwell
Ed, in perfetto stile orwelliano da “1984” (il Grande Fratello per intenderci) continuiamo a sentire, applaudire, ripetere, applicare le regole del Socing (Socialismo Inglese):
I)       l’ignoranza è forza
II)     la guerra è pace,
III)  la libertà è schiavitù



La cosiddetta “comunità internazionale” con le sanzioni ha ha punito collettivamente una nazione intera, immiserendola, costingendola quasi alla morte per inedia, per istigarla alla sollevazione, senza riuscirvi per le misure autarchiche adottate da Gheddafi e poi lui era l’affamatore del popolo!?

Nel 1980 lo hanno attirato con l’inganno di colloqui in Inghilterra per trattare l’uscita della Libia dalla lista dei paesi canaglia e, sulla strada di ritorno, gli hanno teso un agguato per cui il DC9 Itavia è stato colpito dai missili NATO a lui destinati e poi lui è un guerrafondaio?.

Muammar Gheddafi
L’abbattimento del volo Pan Am presso Lockerbie nel 1998 è stato un affare interno dei servizi segreti americani ed inglesi per distruggere prove e testimoni diretti sul ruolo della CIA nel traffico di eroina tra Libano ed Europa-USA e sull’impatto del finanziamento dei terroristi e della crisi degli ostaggi e poi lui era il terrorista internazionale!?.

Gli aerei NATO hanno riversato bombe per mesi (giorno e notte) sul popolo libico, con innumerevoli morti, ipocritamente (da noi) definite “perdite collaterali” e lui era lo sterminatore dei suoi connazionali!?


Di seguito una lista delle azioni del “cattivo” per antonomasia..

La LIBIA di GHEDDAFI (prima della “liberazione” occidentale):

1.      Elettricità domestica gratuita per tutti

2.      Acqua domestica gratuita per tutti

3.      Il prezzo della benzina è di 0,08 euro al litro

4.      Il costo della vita in Libia è molto più basso di quello dei Paesi occidentali. Ad esempio: una baguette di pane in Francia costa più o meno 0,80 euro, quando in Libia costa solo 0,22 euro. Se volessimo comprare 20 baguette in Francia pagheremmo 16,0 € mentre in Libia solo 4,40 € con un risparmio di 11,60 €.

5.      Le banche libiche accordano prestiti senza interessi

6.      I cittadini non hanno tasse da pagare e l’IVA non esiste.

7.      Lo Stato ha investito molto per creare nuovi posti di lavoro.

8.      La Libia non ha debito pubblico, quando la Francia aveva 223 miliardi di debito nel gennaio 2011, che sarebbe il 6,7% del PIL. Questo debito per i Paesi occidentali continua a crescere.

9.      Il prezzo delle vetture (Chevrolet, Toyota, Nissan, Mitsubishi, Peugeot, Renault...) è quello di costo.

10.  Per ogni studente che vuole andare a studiare all’estero, il governo attribuisce una borsa di studio 1.627,11 Euro al mese.

11.  Tutti gli studenti diplomati ricevono lo stipendio medio della professione scelta, se non riescono a trovare lavoro

12.  Quando una coppia si sposa, lo Stato paga il primo appartamento o casa (150 metri quadrati).

13.  Ogni famiglia libica, previa presentazione del libretto di famiglia, riceve un aiuto di 300 euro al mese.

14.  Esistono dei posti chiamati «Jamaiya», dove si vendono a metà prezzo i prodotti alimentari per tutte le famiglie numerose, previa presentazione del libretto di famiglia.

15.  Tutti i pensionati ricevono un aiuto di 200 euro al mese, oltre la pensione.

16.  Per tutti gli impiegati pubblici, in caso di mobilità necessaria attraverso la Libia, lo Stato fornisce una vettura e una casa a titolo gratuito. Dopo qualche tempo questi beni diventano di proprietà dell’impiegato.

17.  Nel servizio pubblico, anche se la persona si assenta uno o due giorni, non vi è alcuna riduzione di stipendio e non è richiesto alcun certificato medico.

18.  Tutti i cittadini della Libia che non hanno una casa, possono iscriversi a una particolare organizzazione statale che gli attribuirà una casa senza alcuna spesa e senza credito. Il diritto alla casa è fondamentale in Libia. E una casa deve essere di chi la occupa.

19.  Tutti i cittadini libici che vogliono fare dei lavori nella propria casa possono iscriversi a una particolare organizzazione, e questi lavori saranno effettuati gratuitamente da aziende scelte dallo Stato.

20.  L’eguaglianza tra uomo e donna è un punto cardine per la Libia, le donne hanno accesso a importanti funzioni e posizioni di responsabilità.

21.  Ogni cittadino o cittadina della Libia si può investire nella vita politica e nella gestione degli affari pubblici, a livello locale, regionale e nazionale, in un sistema di DEMOCRAZIA DIRETTA (iniziando dal Congresso popolare di base, permanente, fino ad arrivare al Congresso generale del popolo, il grande Congresso nazionale che si riunisce una volta all’anno).

Se questo era lo stato di un dittatore non democratico allora preferisco la dittatura alla democrazia dei veri colonizzatori (travestiti da salvatori) e alle vere GUERRE di FINTA pace!
Onore al Colonnello Gheddafi!

Da cui arguisco che, tra poco, in Libia, una volta istaurata una DEMOCRAZIA di STAMPO OCCIDENTALE… ci sarà una devastazione economica, un’emigrazione senza precedenti, un aumento della mortalità infantile e non, l’impoverimento diffuso a fronte di pochi patrimoni che aumenteranno in modo vergognoso, l’assottigliamento della classe media, un incremento esponenziale della conflittualità sociale, la distruzione delle industrie, la dismissione del patrimonio pubblico,… insomma i libici rimpiangeranno ben presto ed amaramente il “Leone”!!
  
martedì 18 ottobre 2011

Napoli, 18/10/2011
Alberto B. Mariantoni

… così ci leveremo davanti l’immondizia e dalle spalle gli sfruttatori anglofoni e non! 

Riproduco un documento stilato da Alberto B. Mariantoni (ricordate il Proclama Italia, per l’uscita della NATO dall’Italia e dell’Italia e dell’Europa dalla NATO?) che mi sento di condividere pienamente, specie per quanto riguarda l'indignazione.
Ci ho aggiunto solo qualche chiosa per capire prima io e poi perchè fosse comprensibile a chi non ha molta disinvoltura con lingue e paragoni teatrali (la porto bene la briscola, eh?…)

Alex Focus
 
Vogliamo la catastrofe!


di: Alberto B. Mariantoni


Per l’attuale Segretario al Tesoro degli United States of America, Timoty Geithner, l’Europa deve fare di più”. Altrimenti – ha tenuto a sottolineare – si va incontro ad una possibile catastrofe(sic!).

In modo un po’ più esplicito, diciamo che il suddetto autorevole e sfrontato Ministro del governo dei “padroni del mondo” – nel corso dell’ultimo meeting annuale del Fondo monetario internazionale di Washington (23-25 Settembre 2011) – ci ha fatto ufficialmente sapere che, per permettere agli all’incirca 308.745.538 abitanti di Yankees-Land di continuare a vivere e ad operare al di sopra dei loro mezzi, noi boveri colonizzati italiani ed europei dobbiamo assolutamente fare altri sforzi, stringere maggiormente la nostra cintura e compiere ulteriori e supplementari sacrifici. Se necessario, fino allo spasimo ed, eventualmente, fino all’agonia o al trapasso.

Questi delinquenti!

Vi rendete conto, inoltre, da quale pulpito viene la sopraindicata predica?

Loro – i “buoni” del Mondo – creano “voragini” finanziarie paurose nell’ambito della loro economia e di quelle del resto delle Nazioni del Pianeta; sempre loro – con la furbesca e ingannevole ideologia del globalismo a senso unico – ci obbligano ad entrare in concorrenza industriale e commerciale con Paesi il cui salario minimo delle maestranze tende ad oscillare tra i 18 ed i 20 dollari al mese; ininterrottamente loro – con la scusa della lotta contro il terrorismo – continuano a scatenare e ad alimentare guerre a non finire nei Paesi Terzo mondo, con parcelle miliardarie da pagare; incessantemente loro e sempre loro continuano a stampare tonnellate e tonnellate di cartaccia da w.c. che ancora hanno la faccia di bronzo di definire “dollaro”, e noi Italiani/Europei, per poterli davvero fare contenti ed appagati (poverini… ci hanno “liberato”!), dovremmo – con l’indefesso ausilio e la quotidiana, servile ed interessata complicità dei maggiordomi/kapò delle classi dirigenti (destra, sinistra, centro = kif kif) e dei responsabili pro-tempore delle bankgangster di casa nostra – pagare le spese dei loro disastri epocali!

La catastrofe? Ben venga, Sig. Ministro dell’Impero USA. Vogliamo la catastrofe. Anzi: evviva la catastrofe!

Per quale ragione? Semplice da spiegarlo…

La gente che non possiede nessun rudimento di economia non lo sa, ma le cicliche e retiterate minacce di catastrofe finanziaria generalizzata – oltre ad essere, in questa occasione, un astuto e contingente espediente per meglio farci pagare, senza nemmeno farcelo sospettare, i recenti pots cassés [espressione francese che traduco letteralmente “pentole rotte” nel senso “cocci, affari andati male”, n.d.A.] dei succitati “gentlemen”  sono ordinariamente una classica e già sperimentata strategia del liberal-liberismo di ogni tempo. Qualcosa, cioè, che viene preventivamente e proditoriamente studiato a tavolino dagli gnomi della finanza internazionale, per cercare di convincere l’uomo della strada di un certo spazio economico predefinito (nel nostro caso, l’Europa) ad accettare obtorto collo, sia di rinunciare al suo ex-acquisito tenore di vita che di azzerare le sue pretese salariali e sindacali.

Questo, fino a farlo psicologicamente adeguare o equiparare, per gradi successivi ed ogni volta emotivamente psico-drammatici, agli attuali “standard” della Cina o dell’India (in chiaro: 18/20 dollari al mese per tutti e 100 dollari al massimo per il personale specializzato; ovviamente, senza nessun diritto sindacale e nessuna protezione giuridica o sociale). Per poi permettere ai tradizionali, fedeli e zelanti adoratori di Mammona di rimettere in movimento il periodico ed inarrestabile andirivieni delle loro “maree” finanziarie (in questo caso, da Est verso Ovest) e tentare di mettere di nuovo in concorrenza, in un prossimo fututo, il Sud-Est asiatico con l’Europa, per cercare, ogni volta, di produrre più profitto, a loro vantaggio, nonché sulla schiena ed alla faccia di chi vive esclusivamente del suo lavoro.

Ma ammettiamo pure che, questa volta, il rischio di una possibile catastrofe finanziaria generalizzata sia realmente vero.

Chi non ha miliardi in banca, chi non specula in borsa, chi non tresca con i paradisi fiscali, chi non ha, insomma, nulla da perdere, se non il modesto frutto del suo quotidiano e super-sudato lavoro, non mi sembra che abbia qualcosa da temere dall’eventuale catastrofe che continua ad essere quotidianamente e cassandramente sbandierata e fatta incombere sulle nostre teste dalle suddette “arpie”. Insomma, chi lavorava e sputava sangue, prima, per cercare di sbarcare il suo lunario, al massimo continuerà invariabilmente a lavorare e sputare sangue, anche dopo, per tentare, come il solito, di sopravvivere ed evitare di morire di fame.

Piuttosto, diciamo che – per chi ha sempre lavorato e vissuto esclusivamente della sua attività, del suo mestiere o della sua professione – la cosiddetta preannunciata catastrofe potrebbe addirittura rivelarsi un’insperata e salutare opportunità: quella, in particolare, di potere, dopo più di mezzo secolo di prepotenza capitalista, “rimischiare le carte” o, addirittura, riuscire a cambiare il mazzo truccato che fino ad oggi è stato utilizzato dai “signori della finanza” per meglio poterci sottomettere e taglieggiare, nonché potere smascherare pubblicamente i bari di professione e cacciare definitivamente dal “tavolo da gioco” delle nostre società i già paffuti o butirrosi epuloni/imbroglioni della serie “tu lavori ed io magno”!

Per chi, invece, ha patrimoni perdere – vale a dire, chi possiede grossi soldoni elettronici in qualche soleggiata ed accogliente isola dei Caraibi o del Pacifico o, in contanti, all’interno dei super-blindati e protetti caveaux delle banche autoctone o allogene; chi può vantare il possesso di sontuosi palazzi e sfarzose ville a nome di società off-shore per non doverci pagare le tasse; chi detiene yacht di lusso (con bandiera panamense o liberiana) che sono ammarati in qualche ospitale e pittoresco porto di plaisance [di “piacere”, n.d.A.] o velivoli privati in qualche aeroporto, in Italia o all’estero; chi nella sua vita non ha mai lavorato un’ora e nemmeno un minuto; chi ha vissuto fino ad ora depredando, truffando, sfruttando e speculando sull’esistenza stessa dei suoi simili – non credo che ce ne possa fregare più di tanto. Sono questi ultimi, casomai, che debbono incominciare a preoccuparsene. Non certo noi.

E non ci vengano a rimettere sul tappeto la storiella del debito sovrano (l’unica sovranità che resta ai nostri Stati!)…

Chi ha contratto i debiti – senza la preventiva, consenziente e documentabile autorizzazione del popolo sovrano – li paghi. E li paghi di tasca propria! Altro che pretendere di continuare a farli costantemente saldare a noi, attraverso i soliti ed inaccettabili aumenti delle tasse, dei ticket, dell’IVA, delle sigarette, della benzina o del gasolio; oppure, imponendo unilateralmente all’uomo della strada il banditesco, intollerabile ed inammissibile innalzamento dell’età della pensione (brutti ladri e farabutti, ridateci semplicemente i soldi che abbiamo versato fino ad oggi, anche senza interessi, che ce lo faremo da noi stessi il nostro vitalizio!); o ancora, l’arbitrario e furfantesco taglio dei contributi ai Comuni ed agli Enti locali, alla Sanità, ai servizi pubblici, alla ricerca ed all’Università; ovvero, mettendo mafiosamente in (s)vendita, al maggior offerente, i migliori e più quotati “gioielli di famiglia” imprenditoriali ed industriali del nostro Paese, gli immobili delle caserme, dei musei, delle biblioteche, dei ministeri, e perfino le spiagge, i parchi nazionali, il Colosseo, l’Arco di Tito o di Costantino o di Traiano, la torre di Pisa, i Templi greci di Agrigento o di Poseidonia/Paestum, senza contare gli altri innumerevoli monumenti della nostra storica e secolare Nazione.

I suddetti “signori dell’oro” (virtuale ed elettronico, naturalmente!) debbono sapere che i liberi e sovrani cittadini d’Italia e d’Europa ne hanno le scatole piene di farsi ininterrottamente borseggiare e depredare da bande organizzate di rapinatori internazionali che sono puntualmente coadiuvate, sostenute e protette da schiere di mercenari nostrani (di destra, di sinistra e di centro) in camicia e cravatta che – oltre ad essere sfacciatamente al servizio di potenze straniere e di interessi unicamente cosmopoliti ed anti-nazionali – pretendono arrogantemente “governarci” per conto terzi, per meglio potere offrire allo Shylock di turno, la consueto e rituale “libbra di carne” di shakespeariana memoria [nel “Mercante di Venezia” l’ebreo Shylock aveva preteso, in caso di insolvenza a garanzia di un consistente prestito, fatto all’ “amico” Antonio, una libbra della sua carne, cioè la morte! Alla faccia dell’amicizia,… N.d.A.].    

Tanto per mettere i puntini sulle “i”: ma chi se ne frega se i nostri Stati e le nostre banche dovessero andare prossimamente in default (cioè, in stato d'insolvenza sui loro propri debiti)? Chi se ne frega se un Berluska o qualunque altro Paperon de Paperoni nostrano o forestiero rischierà di perdere il 70 o il 100% del suo patrimonio e, magari, non potrà più pagarsi, come prima, i suoi frequenti ed abituali bunga-bunga? Se l’Euro e l’Europa delle banche se ne andranno (finalmente) a carte quarantotto? Se un Jean-Claude Trichet o un Mario Draghi o un Mario Monti sarà scontento? Se una Angela Merkel o un Nicolas Sarkozy o un David Cameron o un Giorgio Napolitano avranno qualcosa da ridire o da protestare? Se gli USA, la BCE, il FMI o la Banca Mondiale storceranno il naso? Se un Sergio Marchionne ed un John Jacob Philip Elkann qualsiasi decideranno di trasferirsi definitivamente nell’Amerika dei loro sogni (ovviamente, non prima di avere restituito, fino all’ultimo centesimo, i miliardi di miliardi di lire e di euro che l’impresa FIAT & C. – cioè, Lancia, Alfa Romeo, Maserati, Ferrari, Abarth, etc. – ha costantemente ricevuto dallo Stato italiano – quindi, dal contribuente: cioè, da noi! – dal 1923 ad oggi)? E chi se ne frega, infine, per dirla proprio tutta, se certe isteriche, crocidanti [il crocidio è il verso della cornacchia, n.d.A.], sbilenche e complessate industrialotte di origine lumbard [che si riferisca alla Emma Marcegaglia?, n.d.A.] – che tendono costantemente ed indebitamente ad atteggiarsi a lungimiranti o provvidenziali statiste da manuale e, di conseguenza, ad impartire ordini perentori, assoluti ed indiscutibili a tutto il Paese – si dovessero trovare in carenza di ordinari proventi, per tentare, ad esempio, di poter continuare a farsi medicare le infinite e permanenti papule dei loro cronici ed esiziali acne iuvenilis?

Vadano tutti a zappare (con tutta la terra incolta o lasciata in abbandono che c’è, in Italia, in Europa e nel Mondo!), se vogliono continuare a campare!

L’ora è ormai venuta, mi sembra – per noi popolo lavoratore, produttore e consumatore dell’Italia e dell’Europa – di ribellarci e di smettere di pagare.

Basta, insomma, di farci turlupinare e bidonare! Tiriamo fuori dal nostro ventre l’abbondante rabbia che abbiamo pazientemente accumulato negli ultimi 66 anni di costante asservimento al Capitale. Incominciamo a manifestare la nostra collera e la nostra indignazione. E tentiamo tutti assieme, prima che sia troppo tardi, di riconquistare – costi quel che costi, e nel più breve tempo possibile – la nostra indispensabile e non negoziabile libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare.

E soprattutto, il nostro inalienabile e sacrosanto diritto di poter vivere ed operare, come meglio lo intendiamo o lo preferiamo, in pace e dignità, all’interno di un mondo a misura umana, senza più parassiti istituzionali o privati; senza sfruttatori e papponi di casta; senza “furbetti del quartierino”; senza “P2”, “P3”, “P4”, “P5”, etc.; senza mascalzoni in doppiopetto che il giorno fanno finta di litigare in Parlamento e la notte vanno a rubare assieme (come i ladri di Pisa) per continuare sistematicamente ed impunemente a rimpinguare i loro già lauti stipendi e le loro già sostanziose prebende; senza più anonimi, intoccabili e non tassabili speculatori nazionali ed internazionali che dopo avere dilapidato qualcuno dei loro infiniti impulsi elettronici al gioco borsistico dei Monopoli cercano furbescamente di socializzare a loro vantaggio – in soldi veri (i nostri!) ed a nostro completo danno e pregiudizio – le loro perdite nominali; un mondo, per finire, senza più lazzaroni e cialtroni di Stato o di Governo che invece di difendere l’interesse generale della società, continuano semplicemente a depredare e ad immiserire le fasce più povere e bisognose del nostro Popolo-Nazione, per meglio potere riuscire a rimpolpare i già ricchi ed i più traboccanti.

Ora, se per cercare di ottenere tutto questo, sarà necessario passare per la catastrofe finanziaria generalizzata che ci viene annunciata perfino dall’ultimo G-20, ben venga la catastrofe. Ben venga l’azzeramento di tutto. Ben venga la Rivoluzione!

Noi ordinari cittadini dell’Italia e dell’Euopa, se ancora abbiamo un minimo di rispetto per noi stessi ed un po’ di umana dignità, ci dobbiamo concordemente ribellare, impegnandoci individualmente e collettivamente a non pagare più nulla. E meno di ogni altra cosa, gli aggiuntivi ed inutili 3 mila miliardi di dollari/euro (di chiacchiere…, tanto siamo noi che, nei loro piani preventivi, saremo costretti a pagarli!) dell’ultimo e cosiddetto maxi-piano d'emergenza che sarebbe stato messo a punto nei giorni scorsi a Washington dai “grandi” della Terra e rivelato in anteprima dal Sunday Times, per tentare di salvare l'euro, ricapitalizzando le banche, e dando più risorse all’ennesimo, inefficace e fraudolento fondo salva-Stati.

Finiamola, una volta per tutte, di continuare a tollerare certe rapine!

Ecco – se fosse ancora necessario doverlo suggerire – cosa dovremo rispondere ai nostri ostinati ed incorreggibili affamatori: inutile provare a chiederci il nostro ennesimo contributo di sacrifici, di lacrime e di sangue, per cercare di togliervi d’impaccio ed agevolare le vostre strategie. Noi liberi e sovrani cittadini italiani ed europei non siamo più disposti a pagare nulla ai provetti manovratori dell’usurocrazia mondiale. Neanche un centesimo!

Diciamo, per concludere, che per tentare di potere concretamente riuscire a carpirci ancora qualche ennesimo ed illegittimo sgheo [soldo, in veneto, n.d.A.], gli striscianti ed asserviti valvassini della finanza internazionale dei nostri pseudo-Stati e pseudo-Governi dovranno obbligatoriamente essere costretti ad inviarci i Carabinieri, casa per casa, per sottrarci manu militari il previsto ed indebito montante delle loro eventuali gabelle. E noi sapremo, allora – se la Forza pubblica accetterà, contro ogni logica ed ogni buonsenso, di permettere la criminale perpetuazione di una tale rapina collettiva – come difenderci e come contrattaccare!

Va da sé, pertanto, che chiunque accetterà comunque di continuare spontaneamente a pagare, anche al di là delle sue fruibili o disponibili risorse, oltre a confermare – a se stesso ed agli altri – la sua vergognosa e ripugnante condizione di schiavo volontario e contento, non potra essere considerato nient’altro, ai nostri occhi, che un volgare e consapevole complice dei nostri insaziabili e vampireschi sfruttatori di sempre. E come tale, davanti al tribunale della Storia, non potrà che meritare, come minimo, la forca!

Alberto B. Mariantoni


lunedì 17 ottobre 2011

Napoli, 17/10/2011

Si segnala che Mercoledì 19 e Giovedì 20 Ottobre 2011 tra le ore 10:00 e le 14:00 in Piazza Nicola Amore (Napoli) si svolgerà un megafonaggio, una conferenza stampa, un’esposizione di tabelloni, un volantinaggio ed una raccolta di firme di protesta contro il Caro Assicurazioni RC Auto e Motorini. La manifestazione è organizzata a cura di comitati cittadini antiusura e delle associazioni "Rinnovare Sud" e "Vento del Sud".

Per ulteriori informazioni vedi pagina http://ventodelsudonlus.blogspot.com/  
AlexFocus
lunedì 3 ottobre 2011

Napoli, 03/10/2011

Segnalo l'indizione di una manifestazione di protesta presso la Cattedrale di v. Duomo, contro il piano ZTL di De Magistris, organizzata da associazioni, commercianti e residenti. Si invita la popolazione a partecipare numerosa.
 
Un indirizzo di riferimento è il seguente:
ma, nel caso non riusciate a visualizzarlo correttamente, riporto il messaggio integralmente di seguito.

lunedì 3 ottobre 2011

Manifestazione di protesta contro la ZTL al grido: De Magistris, non siamo camorristi!



COMUNICATO STAMPA

 MANIFESTAZIONE DI PROTESTA CONTRO LA ZTL AL GRIDO:
DE MAGISTRIS, NON SIAMO CAMORRISTI !!!

Organizzata dalle Associazioni Napoli Centro Antico, Vento  del Sud, Rinnovare Sud e le Voci, martedi 4 ottobre, alle ore 10,30, all'altezza della Cattedrale in via Duomo a Napoli, avrà luogo una manifestazione di protesta di operatori commerciali, cittadini residenti e rappresentanti delle categorie professionali, con volantinaggio, megafonaggio ed esposizione di tabelloni di protesta contro la chiusura al traffico di via duomo e del centro antico.

Sull'argomento Raffaele Bruno, Presidente dell'Associazione Vento del Sud ha dichiarato:

"De Magistris ritiri questo piano sbagliato nella sua applicazione e si confronti con chi vive le problematiche delle zone interessate al piano scellerato. Il Sindaco di Napoli non può risolvere tutto bollando di camorrista chiunque non è daccordo con le sue iniziative e della sua Giunta Comunale. Sulle decine di cartelloni che stiamo preparando la frase più ricorrente sarà: "DE MAGISTRIS NON SIAMO CAMORRISTI!" 

LA STAMPA E I CITTADINI SONO TUTTI INVITATI! Napoli, 29 settembre 2011 L'Addetto Stampa

 

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