martedì 15 settembre 2015
13:54 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
15/09/2015
Quanto
propongo di seguito è quel che si trova in un vecchio pamphlet di mio padre
buonanima, quindi una mia interpretazione del tema. Buona lettura (ovviamente
ai NON imbecilli!)…
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DESIDERO L’ODIO DEGLI
IMBECILLI – di Ugo M. d’Esposito (1922-2014)
Lo
scorso anno, nel titolo di un mio scritto, mi chiedevo se i sopravvissuti
potessero considerarsi più felici dei caduti [cioè “Beati
i sopravvissuti?” 1976, n.d.A.]. Questi hanno perso la guerra ma, almeno, non hanno
visto quelle nefandezze che i nostri capi hanno subito, il martirio ed il
supplizio a loro inflitti da parte di quelli che oggi reggono la nazione.
Ora
noi siamo qui e, con il sopravvento dei nostri peggiori nemici, quelli contro i
quali avevamo offerto le nostre giovani vite, ora noi non combattiamo più ma
ci raccontiamo a vicenda quello che allora facemmo con gioia, crogiolandoci di
beatitudine dimenticandoci che ora è più necessaria la nostra allerta perché
quel mostro tutto sta inghiottendo.
Allora, quando dovevo svolgere la mia azione di guerra,
avevo avuto un’attività di copertura in un ruolo molto importante nel Ministero
dell’Economia Corporativa. Il mio senso del dovere mi faceva seguire con
attenzione., oltre che il mio compito principale, anche questa mansione
partecipando alle riunioni del Ministero a Salò e, seguendo tutte le procedure,
per attuare nella provincia di Frosinone che mi era stata assegnata dal Duce su
richiesta del comando S.D. (Sierheitze Dienstelle, Comando di Sicurezza)
tedesco.
Con il
passare del tempo, avevo capito cosa potesse significare per il futuro
dell’umanità l’intuizione del Duce nell’attuare questa nuova legislazione
economica che superava, oltre che il corporativismo, anche il peggior nemico
del progresso che è il sindacalismo.
La
nuova intuizione era la
Socializzazione delle industrie ed il mio compito era quello
di attuarla nella provincia di mia responsabilità. E’ facile capire
l’entusiasmo che mi prese e che ora non mi lascia più, perché capivo che è un
ordinamento sociale per ottenere che il capitale non fosse restio, che il
lavoratore desse con gioia la sua opera e, inoltre, con lo Stato garante del
buon esito di tutta l’operazione.
Negli
Stati Uniti (ed un po' in Gran Bretagna) questo principio viene parzialmente
applicato sotto forma di bonus annuale e possiamo constatare che quelle
economie galoppano mentre, invece, dove regna il sindacato vige l’astio tra il
capitale ed il lavoro con il logico peggioramento dell’attività lavorativa e
decadenza della produzione.
Noi
abbiamo avuto quest’eredità e non siamo capaci di portarla nelle aziende, non
la sappiamo propagandare né con il nostro partito né con il nostro sindacato.
Siamo
solo capaci di dirci “Quanto sono stato bravo!”, “Quanto sono stato eroico!” e
poi la sera ce ne andiamo a dormire con la bavetta di gioia, senza un briciolo
di vergogna per la creazione di questo nuovo partito che ha nome: “Narcisismo”.
Ed è l’odio di questi imbecilli che io desidero.
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Desidero l’odio degli
imbecilli! – di
AlexFocus (Alessandro d’Esposito)
Quando una persona
intelligente dice o fa una cosa saggia, si alza almeno un imbecille per
dissentire.
Quando un pazzoide enuncia o
compie un’idiozia almeno dieci imbecilli si spellano le mani ad applaudire, magari
fanno un’ovazione in piedi.
La persona intelligente a
volte non è capace (esempio i nerd americani) mentre un imbecille può essere
messo in grado di eseguire compiti anche complessi (le cosiddette “competenze”,
di cui molti vanno alla ricerca affannosa per fare carriera).
Un imbecille può fare carriera
più facilmente di un intelligente perché il capo lo vede più facilmente
manipolabile.
Anche un intelligente può
fare carriera ma se è cattivo, infatti deve combattere contro una marea di
imbecilli.
I fenomeni riguardanti
imbecilli sono difficilmente contrastabili perché la mamma degli imbecilli è
sempre incinta.
Ma perchè un imbecille
preferisce un altro imbecille ad un intelligente? Perché il processo di
identificazione fa guardare con sospetto un “diverso”.
Perché imbecilli ed
intelligenti sono incompatibili? Perché un intelligente fa del male solo se ne
può trare vantaggio, invece un imbecille fa del male anche se egli stesso
riceve un danno.
Cosa hanno in comune
intelligenti ed imbecilli? Solo le lettere iniziale e finale, in mezzo c’è un
abisso ….
Una persona intelligente in
genere è buona (o lo diventa) perché il male, alla fine, non paga. Un imbecille
non è in grado di pianificare il bene, non capisce il valore della rinuncia
immediata per un vantaggio futuro.
Una volta un amico mi ha detto
che sembra che io faccia di tutto per farmi odiare.
In realtà non sono così
ipocrita da riuscire a mentire sui miei pensieri o tacerli, perciò non posso
fare a meno di additare gli errori degli imbecilli.
Un imbecille non riesce a
danneggiarti molto; 10 imbecilli possono fare una claque negativa; 100
imbecilli sono un battaglione di ostacoli difficilmente sormontabile; 1’000
imbecilli formano un’opinione che condiziona anche gli intelligenti i quali
sono, per forza di cose, in inferiorità numerica. Anche se dissentono
fortemente gli intelligenti non riescono a sorpassare le urla tonanti degli
imbecilli.
Per tutto ciò, desidero
l’odio degli imbecilli: sono loro, con il dissenso, a farmi sforzare per
spiegare le cose anche le banali, quindi a farmi crescere intellettualmente. E
poi le loro proteste verso di me sono l’attestazione che io non sono imbecille…
Aggiunta del 25/09/2015 - un’amica,
che è anche collega di lavoro, mi ha mandato un bel aforisma: “Per farsi odiare
non è necessario attaccare qualcuno, basta dire la verità” (Martin L. King)
Grazie, fatina dei boschi, ti mancano solo le ali per volare...
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