giovedì 20 aprile 2017


Napoli, 20/04/2017

Trascrizione della conversazione di Giulietto Chiesa, tenuta alla fine di novembre 2016, di fronte all’assemblea di studenti e docenti dell’Università di San Pietroburgo – Russia

Cosa si deve fare per cambiare un mondo che si sta suicidando

Introduzione – (a cura del Rettore dell’ateneo, il Premio Nobel per la Fisica Zhores Ivanovic Alfiorov che lo ha invitato) Presumo che tutti qui conoscano il nostro ospite. Nella cartella che abbiamo distribuito c’è la sua biografia più in dettaglio- Giulietto Chiesa è un giornalista che ha scritto molto del nostro paese e, più in generale, ha pubblicato molti libri sulla politica mondiale. É un giornalista che ha lavorato come corrispondente da Mosca per il giornale l’Unità per molti anni e poi per il giornale La Stampa. Oggi stiamo per incontrare un personaggio a dir poco unico, una persona che sa molte cose, ed io spero che alcune di queste cose le condivida con noi oggi.

Inizia il suo discorso Chiesa:

Giuliettto Chiesa

Grazie. Buonasera. Sono contento di incontrare un pubblico così giovane: mi piace molto parlare agli studenti. Anche quando in Italia mi invitano metto sempre gli studenti in cima alla lista dei miei impegni. Sarò particolarmente felice di ascoltare le vostre domande e provare a rispondere.

Chi mi conosce è già probabilmente sa che sono solito provocare l’uditorio. A volte in modo estremo. Lo farò anche questa sera perché se il titolo di questa discussione è veritiero, allora noi tutti dovremmo cambiare molti paradigmi della nostra vita. Non solo la nostra mentalità, ma la nostra vita.
Ciò che dirò riguarda essenzialmente voi giovani. Vi aspetta in ogni caso un difficile avvenire, e sarà proprio la vostra generazione a doversi abituare a questi nuovi paradigmi. Nuovi, radicalmente nuovi, assolutamente non paragonabili ai precedenti. Ritengo che nell’intera storia dell’umanità mai ci siamo trovati davanti ad un simile cambio dirotta. Mai, neanche ai tempi dell’Impero Romano.

Certo, molti imperi del passato sono crollati, ma questa volta non è un impero a crollare: stanno crollando i rapporti dell’umanità intera con il mondo. Tutto ciò che fa parte della realtà odierna non potrà reggere per più di altri 50 anni. Tutti voi quindi dovrete vivere in condizioni totalmente diverse, volenti o nolenti, perché i cambiamenti saranno radicali e ve lo imporranno.

Uso spesso questa parola: “complessità”. Voi siete tutti abituati a pensare in modo specialistico. La scienza moderna è essa stessa suddivisa in campi molto specializzati. Ma nessuno dei settori in cui la scienza è suddivisa può essere utile singolarmente, isolatamente, nella ricerca della verità.

Io ritengo (e certamente è questo il luogo giusto dove aprire una discussione simile) che siamo ormai in un contesto in cui sarà necessario unificare tutte le scienze e le conoscenze. Ci serve una mentalità che permetta di vedere tutto ciò che conosciamo come un insieme, serve un nuovo balzo della conoscenza umana, praticamente un nuovo individuo.
Poichè per vivere in circostanze completamente nuove sarà necessario un individuo che pensi in modo corrispondente.

Capisco che sarà difficile. Ne parlo con una certa preoccupazione. Non è per me, che non ne avrò bisogno. Ho un figlio di 20 anni e credo che toccherà a lui affrontare condizioni avverse ed oggi imprevedibili in gran parte. Ma, appunto per questo, occorre cominciare a prepararsi ed a prevedere, nei limiti del possibile.

É meglio precisare ancora una cosa: queste valutazioni non riguardano soltanto la necessità di una visione unitaria dei saperi e delle conoscenze di una sola cultura. Tutte le culture dell’uomo contemporaneo dovranno entrare in questo processo.
Ad esempio, io sono in occidentale, un europeo. Spesso sento scienziati, politici, uomini di cultura che, assolutamente convinti, ritengono che sarà dall’Europa, nella cultura dell’Europa, che si potranno trovare le ricette necessarie per effettuare questo balzo concettuale. Io penso invece che la nostra cultura comune europea (ed includo in essa, a pieno diritto, la Russia e la sua cultura) non sarà in grado di una tale impresa.
L’Europa non potrà.

Avremo bisogno di tutte le culture del mondo, nessuna esclusa. É la loro diversità ed unicità che le rende tutte egualmente necessarie, così come saranno necessarie tutte le diverse testimonianze del passato, poichè per capire quale sarà il futuro dovremo ricostruire il passato che abbiamo spezzettato, dovunque esso si trovi.
Per questo ci sarà un balzo culturale mondiale o non ce ne sarà alcuno. In ogni caso l’Europa non è altro che una periferia, e questo dobbiamo capirlo bene e fino in fondo: non siamo più il centro del mondo. Per la Russia questo sarà un po’ meno difficile, ma per gli europei questo sarà molto difficile.
Difficile adattarsi all’idea di essere divenuti una periferia dopo esser stati al centro per tanti secoli.

C’è stato qualche tentativo di inventare un governo globale che avesse il suo centro, ancora una volta, in Occidente, ma è fallito ed adesso cominciamo a vedere il suo fallimento. Ed è per farci capire da dove traggo queste mie riflessioni vi proporrò ora alcune citazioni, che mi paiono molto significative.

Jacob Rothschild
 
Ho letto recentemente alcune conclusioni a cui sembra giunto il sig. Jacob Rothschild, probabilmente il più importante banchiere del mondo.
Un banchiere gigante, ma questo aggettivo probabilmente non basta a qualificarlo.
É uno dei “padroni del mondo”. Non ce ne sono molti come lui. E sono, tutti insieme, coloro che sono alla guida del mondo. Credo che sia importante tenerli d’occhio, perché la mia opinione è che stanno guidando il mondo verso una catastrofe.
Penso che non siamo molti di più di 200 persone.

Preciso che, quando parlo del mondo, intendo dire l’Occidente odierno. In realtà il mondo è molto più vasto dell’Occidente. Ma noi occidentali crediamo ancora di essere il mondo e di determinarne l’indirizzo, sebbene non sia più così.
Il mondo sono 7 miliardi di persone, mentre noi Europei siamo poco meno di 1 miliardo. Gli altri 6 miliardi abbondanti sono estranei a questa idea ed a questa realtà, sebbene essa ne influenzi pesantemente l’esistenza.
Bene, il sig. Rothschild, uno dei 200 padroni del mondo, all’inizio di dicembre 2016 disse (cito pressoché alla lettera):

Sta giungendo alla fine il più grande esperimento finanziario della storia dell’intero pianeta”

Vi rendete conto? Sembra di sentire il discorso di una divinità. Parla più o meno come una divinità. Da lui veniamo a sapere che “il più grande esperimento finanziario della storia dell’intero pianeta sta giungendo alla fine”. Per ora continua, ma sta giungendo alla fine.
Riflettiamoci un attimo.
Che significa la parola “esperimento”? E questo “esperimento” chi ha deciso di comunicarlo?
Sicuramente nessuno di noi ha deciso nulla. Anzi, noi non sapevamo neppure di far parte di un esperimento. Lui, invece, sa che è stato un esperimento e che qualcuno ha deciso di farli. Ma è la frase successiva a contenere la cosa più interessante:

Adesso noi ci stiamo avventurando in acque sconosciute

In inglese suona così “Unchartered waters”. In poche parole ci sta dicendo che questo esperimento sta giungendo alla sua conclusione e noi non sappiamo a cosa andiamo incontro.
Mi sembra una cosa seria, anche più seria delle altre, visto che viene pronunciata da un personaggio di questo tipo, che rappresenta anche gli altri 200.Non credo che parli a vanvera e credo che ci invii un messaggio di cui dovremmo tener conto.
Cosa significa ciò che ci trasmettono?

Che non hanno una ricetta, una soluzione. Cioè on sanno cosa fare. Ma cerchiamo di capire cos’è questo esperimento che volge alla fine. Provo a riassumere quello che penso.
Loro hanno cominciato a produrre danaro dal nulla, ovvero a produrre danaro per mezzo del danaro.

Karl Marx
Karl Marx aveva descritto la sequenza “merce-danaro-merce” e quella speculare “denaro-merce-denaro”.
La realtà non corrisponde più a tutto ciò. I beni fisici ormai sono una cosa marginale, mentre il centro del processo della produzione della ricchezza è, in modo preponderante, il danaro. É il computer il centro di produzione del denaro, che è diventato virtuale. Il capitale derivante dalla turbo-finanza si è gonfiato a dismisura, e continua a crescere in modalità esponenziale.
Ma questa ricchezza rimane virtuale e non si rovescia sulla società umana, non si traduce in benessere collettivo sotto forma di beni e servizi. Questi processi sono riservati alla classe dei ricchissimi. Cosa succede?

Prima, in Europa appunto, si pensava che presto tutto il mondo si sarebbe sviluppato, che tutti avrebbero vissuto bene, ben vestiti, educati, etc. etc., invece era visibile che lo standard di vita di un numero crescente di persone sta peggiorando notevolmente. La produzione di beni rallenta perché mancano compratori di merci, che non hanno più il denaro per comprarle. Il danaro a disposizione delle grandi masse diminuisce.
Questo gigantesco pallone gonfiato della finanza non dà soldi.
Dove sono questi soldi? Non vengono utilizzati perché ormai la produzione materiale ha meno valore della speculazione finanziaria
Ma questa è la fine del processo di produzione di capitale dal capitale: è la fine del capitalismo. Siamo arrivati al punto che loro stessi ammettono che il capitalismo è finito. Rothschild non è l’unico.

Didascalia: Lawrence Summers

Cito anche Lawrence Summers, che mesi fa ha pubblicato sul suo sito internet un’analisi che dice più o meno così:

Tutte le prognosi di sviluppo del mercato mondiale sono errate. Ci stiamo muovendo verso una situazione in cui, intorno all’anno 2020, la crescita del prodotto interno lordo mondiale sarà pari a zero.”

Questo dovrebbe succedere più o meno tra il 2020 ed il 2025: quanti anni ci rimangono prima di arrivare alle “acque inesplorate”? 5? 7? 8? Non di più. Summers ripete la stessa frase di Rothschild:

noi non sappiamo cosa succederà dopo”-

 Steven Rockefeller
 
Terza citazione, sempre di uno dei padroni del mondo, questa volta di Steven Rockefeller. Recentemente disse, durante un’importante trasmissione televisiva statunitense:

Io ritengo che la guerra mondiale sia inevitabile, non c’è modo di risolvere le controversie attuali del mondo”, ed aggiunse “Se fossimo intelligenti ci metteremmo d’accordo con la Russia, ma sfortunatamente, non lo siamo, ed andremo quindi a cercare lo scontro”-

Adesso mi chiedo, se queste presone hanno fatto simili dichiarazioni (ed è anche interessante che nessuno dei principali giornali finanziari mondiali ha pubblicato nemmeno una riga sull’argomento) c’è da rimanere allibiti?!
Ci danno informazioni così importanti: come mai nessuno le pubblica?
La risposta, la mia risposta, è che sono notizie troppo drammatiche e non bisogna spaventare, Se sei spaventato miche ti metti ad investire più. Allora è meglio tacerle.
Queste cose però sono state dette ed hanno un significato.
Con questo non voglio dire che il signor Rockefeller abbia ragione, può anche darsi che abbia torto, che la guerra si potrà evitare, ma il problema della nostra stupidità permane.
Non abbiamo gli strumenti. Anche questa cosa delle “unchartered waters”, cioè dirla in pubblico, può essere uno strumento per evitare la guerra. Ma è il fatto che il mondo attuale è tremendamente sbilanciato, disuguale, oltre che ingiusto.
Ci sono dei giganti, quattro per la precisione: Stati Uniti d’America, Cina, Europa e Russia. Ed alcuni di questi hanno abbastanza armi per annientare il mondo decine di volte.

Cominciamo col dire che gli Stati Uniti sono l’impero e, come un impero, hanno governato il mondo per tutto il ventesimo secolo, è evidente: questa non è ideologia, sto parlando di fatti. L’Europa, invece, è una colonia degli Stati Uniti. Questi ultimi, però, ormai si trovano sull’orlo delle bancarotta, nel senso reale del termine: basta vedere la campagna elettorale in America per rendersene conto. Avete visto che presidente hanno eletto? E con questo non voglio dire che stavo con Hillary Clinton.
Al contrario, anzi, temevo che gli americani la eleggessero: detto ciò, comunque rendetevi conto di che presidente hanno eletto. É il paese più potente al mondo, che possiede il maggior numero di armi di tutti gli altri paesi messi insieme: ma siamo sicuri che i leader di questo paese abbiano compreso la situazione attuale?
No! Non ne son in grado, e continuano ogni giorno a dimostrarcelo: che n9n sono capaci di ammetter la realtà. Hillary Clinton stessa ha ripetuto più di una volta, durante la sua campagna elettorale, che il ventunesimo secolo deve essere “il secolo americano”.
Quando sento frasi del genere mi chiedo come sia possibile che un candidato alla presidenza dica che il ventunesimo secolo sarò il secolo americano. Il ventunesimo secolo? Faccio il paragone con Rothschild, Rockefeller, Summers! E lei, secondo voi, non li ha letti? Certo che li ha letti, ma non capisce: legge e non capisce.

Lei non è disponibile neanche a considerare il fatto che nel mondo ci sono 7 miliardi di persone e – di questi 7 – 6 non solo non concepiscono il nostro stile di vita, nemmeno lo conoscono. I nostri cosiddetti “valori universali” per 6 miliardi di persone non hanno proprio alcun senso, non sono nel loro panorama. E lei dice che il ventunesimo secolo sarà quello americano? Se mettiamo insieme letteralmente tutto ciò che la signora Clinton ha detto, quello che disse suo marito Bill Clinton quando era presidente, quello che dicono alla Brooking Institution e tutti gli istituti di ricerca statunitensi, si capisce che è proprio così che la pensano: che il ventunesimo secolo DEVE essere il loro.

Che significa questo? Le risposta è una sola: la guerra, la guerra mondiale, nucleare, non un’altra. Ecco, questa è una breve descrizione di quello che penso. Per evitare una catastrofe bisogna costruire nuove relazioni tra noi ed il resto del mondo.
Non si tratta solo dei relazioni politiche in senso stretto, ci sono molti latro fattori di cui tener conto.
Si delinea una mancanza di risorse energetiche tradizionali: è in corso un cambiamento climatico prodotto dall’attività umana: le relazioni tra popoli e civiltà sono in crescente tensione. Credo che voi sappiate meglio di me che al giorno d’oggi per produrre un grammo di energia dobbiamo spostare 7 tonnellate di terra. Possiamo continuare in questo modo?
Stiamo cambiando la composizione chimica della nostra atmosfera, e non solo sporchiamo l’aria, ma stiamo anche aumentando la temperatura della superficie del pianeta.
Tutto questo imporrebbe un cambiamento radicale. I meccanismi sociali in uso non possono mantenere stabilità, questo è evidente ed abbiamo tutti dati per dirlo.
Questa on è una prognosi, od un futuro lontano o fantascienza: noi abbiamo tutti i dati per prevedere, a differenza delle precedenti generazioni, ciò che sta per accadere.

Le generazioni precedenti non potevano, noi possiamo e possiamo preveder con molta chiarezza eventi che ci attendono anche molto lontani da noi: tutto ciò che sappiamo ci dice che è assolutamente necessario apportare dei cambiamenti e, soprattutto, che abbiamo poco tempo.
Il fattore tempo è cruciale, non stiamo parlando di un problema che si presenterà tra molte generazioni, no: le generazioni che dovranno risolvere questi problemi sono una o due, al massimo due generazioni.

Detto ciò, la politica non è assolutamente in grado di risolvere questi problemi: nemmeno lo è la scienza contemporanea. La complessità di questa crisi è en

orme, senza precedenti.
Io non ho una soluzione da proporre: nessuno ce l’ha
Ma, come me, molti altri vedono cosa sta succedendo , che la situazione è instabile e si romperà: tutto ciò che è insostenibile, prima o poi, si rompe, e noi ci troviamo priprio a questo punto.
Questa generazione, non quelle di domani, non dopodomani, molto presto dovrà fronteggiare i risultati di quattro secoli di sviluppo “innaturale”.
Ecco tutto.

Stephen Hawking

Per finire vorrei citare Stephen Hawking, che nell’agosto di quest’anno [2016, n.d.A.] durante un’intervista ha ammesso di essere pessimista sul nostro futuro. Ed è la prima volta che gli sento dire una cosa del genere . Ecco le sue parole:

Sono decisamente pessimista riguardo a questa situazione, in primo luogo perché la stupidità umana è presente in quantità illimitata: è l’unica cosa infinita di cui disponiamo. In secondo luogo, data appunto la nostra stupidità, stiamo distruggendo la natura. Per giunta ne siamo consapevoli, ma lo facciamo lo stesso; infine – ed è stata la cosa che più mi ha colpito – siamo arrivati al punto i cui l’intelligenza artificiale è ormai in grado di imparare da sola ad istruirsi e correggersi. Si sta ormai evolvendo senza bisogno del Software che l’uomo le forniva. Cioè siamo già nella fase in cui una gigantesca intelligenza artificiale avanza indipendentemente da noi. Ma noi non abbiamo alcuna certezza che una tale intelligenza ci sarà amica ”.

É un’osservazione non solo interessante ma anche angosciante. Noi siamo stupidi. Questa intelligenza sarà diversa da noi in ogni senso. E non sarà stupida. Sarà logico che diffiderà di noi perché, in quanto stupidi, saremo pericolosi.

Ecco, vi ho esposto qualche considerazione sulla base di alcune citazioni cruciali dei padroni universali. Vi ringrazio per l’attenzione. Se avete delle domande sarò felice di rispondervi.

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Domanda 1 - La mia domanda è la seguente: voi dite che bisogna radicalmente cambiare la natura umana e che la complessità non permette di predeterminare il futuro. Pensate che serve un progetto totalmente nuovo oppure che occorra un ritorno al passato, alla natura umana primigenia, o qualcosa del genere?

Risposta di G.C.: Comincio col dire che non penso sia più possibile un ritorno al passato. Faccio un esempio perché possiate capire meglio ciò che intendo. Io penso che tutta la cultura occidentale (è un mio personale punto di vista), si trovi oggi in una totale subordinazione alla tecnologia. Ormai è la tecnologia che ci comanda. Perfino il nostro concetto di tempo è mutato radicalmente a causa di questo apparecchio [sfodera un’agendina, n.d.A.] … Sfortunatamente non ho il telefono con me, ma gli iphone li conoscete tutti, immagino, i cosiddetti smartphone: questi hanno cambiato la nostra misura del tempo, ed è palese. La tecnologia rappresenta praticamente tutto ciò che ci circonda e questo finisce per concedere meno tempo allo “spirito”.

Non en parlo in senso religioso, perché sono un non credente , ma personalmente sono convinto che nell’essere umano vi siano enormi forze di cui le altre culture, non europee, e le altre religioni sono più consapevoli di noi e sono state più capaci di conservare .
É possibile scoprire un nuovo livello di conoscenza se torniamo un attimo alla strutture originale dell’uomo: noi siamo natura e, per vivere, dobbiamo essere in armonia con la natura; non si può pensare che l’uomo possa vivere in opposizione alla natura, sfruttando la natura.

La natura siamo noi! L’ecosistema stesso è una “persona” viva, che vive insieme a noi. Ma noi – essenzialmente noi occidentali – abbiamo creato una struttura che non ha assolutamente niente a che fare con l’ecosistema, è un fattore artificiale esterno che noi abbiamo costruito.
Il cervello umano, la civiltà umana, ha costruito molte cose che non hanno nulla a che fare con la nostra natura cioè con la Natura.

Pensate al denaro, per esempio, che è un elemento chiave della nostra vita: senza di esso non si vive.
L’ideologia del denaro si è trasformata in religione. Il danaro è un’entità sostanzialmente infinita: possiamo produrne quanto ne volgiamo (ed è questo l’esempio di cui parlavo prima), all’infinito.
Ma la natura non ammette nulla di infinito.
Dunque è evidente che il denaro è un elemento esterno, estraneo, che abbiamo immesso in una struttura che non lo riconosce.

Si può fare un altro esempio. Noi abbiamo sintetizzato non so quante migliaia di molecole che in natura non esistono, Noi le abbiamo create, ed in natura non esistono, quindi la natura non può riconoscerle e smaltirle, come fa con quelle che “riconosce”. Ed esse rimangono perciò da qualche parte, tra cui nel nostro corpo. Tutti questi sono solo esempi.
Ma, per rispondere alla domanda: al fine di creare una nuova società noi dobbiamo tornare alle caratteristica essenziale della Natura. Tutto ciò che ci circonda è ciclico: tutto ruota e ritorna, forse non necessariamente sui suoi passi, forse a spirale, ma torna. In natura non c’è nulla di infinito.

Se fossi uno scienziato una delle prime riflessioni che comincerei a fare sarebbe la seguente: dove, come, e quando abbiamo cominciato ad introdurre nell’ecosistema elementi suscettibili di intaccarne l’equilibrio?
Ecco, una nuova società dovrebbe tornare a ragionare in questo modo, con l’0anima, perché è con lo spirito, non con qualche nuova tecnologia, che si potrà rispondere a questo fondamentale interrogativo.
La nuova tecnologia non potrà aiutarci, al massimo complicherà la situazione. Invece penso che la vita dell’uomo dovrà costruire un nuovo sistema di valori, in pace con la natura. Quindi non si parla di un ritorno indietro, ma di un balzo spirituale ed intellettuale in avanti.
Ne abbiamo un tremendo bisogno.

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Domanda 2 – Lei parlava di crisi economica e politica, e questa è una crisi anche culturale. Visto, però, che la nostra cultura non è in grado di mettere a fuoco questi problemi e visto che né la scienza, né l’economia – a causa delle loro intrinseche insufficienze – sono in grado di farlo, resta solo la possibilità di fare ricorso alla filosofia?

Risposta di G. C. – Voglio essere concreto. Penso che occorra dotare la specie umana di una nuova organizzazione internazionale. In linea di principio dovrebbero occuparsi di questi problemi le Nazioni Unite, ma non possono, a causa della loro struttura interna, non voglio incolpare nessuno.
C’è bisogno di un’organizzazione mondiale di cervelli che si occupi di questi problemi. Voi vi trovate in uno dei più alti centri di cultura mondiali e sapete che, per andare avanti, bisogna essere organizzati, ma non c’è al mondo oggi un’organizzazione che si occupi nel complesso di questa crisi: esistono alcuni centri ma un’organizzazione guidata dalle maggiori potenze mondiali ancora non esiste.
Conosco un solo esempio ed è quello dell’Università di SantaFè che, a suo modo, era un’università della globalizzazione: con questo intendo che erra un gruppo di 50 persone – più o meno, e si parla degli anni ‘60 – che avevano già capito il problema ed hanno messo insieme economisti, filosofi, psicologi, biologi, etc., cercando di unire le loro conoscenze.
Ovviamente era un primo tentativo, concluso per mancanza di fondi, lavoravano approssimativamente, ma oggi più che mai c’è la necessità di una soluzione simile, un’organizzazione mondiale non solo politica. La politica certo ci dev’essere, non si può trascurare, ma non basta: matematica, fisica, biologia, ecologia; bisogna unire queste scienze per trovare una soluzione che abbracci la situazione nel suo complesso, soprattutto fare in modo che 6 miliardi di persone capiscano che si trovano in una tale situazione.

Ad esempio – per concludere – il nostro sistema informativo di massa non svolge nessun processo di formazione: produce una degradazione culturale, un abbassamento del livello intellettuale di miliardi di persone, una propaganda dei più spaventosi aspetti della nostra vita e, in poche parole, peggiora la situazione.

Dobbiamo farci una chiara idea di cosa ne dev’essere della televisione: siamo sicuri che una tale televisione ci faccia bene? É praticamente un veleno che sistematicamente degrada ed abbassa il livello mentale dei suoi spettatori. Temi di questo tipo dovrebbero essere i primi all’ordine del giorno al fine di formare una nuova conoscenza collettiva.

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Domanda 3 – Lei ci ha raccontato un quadro davvero preoccupante. Davvero appare improbabile che salgano al potere persone capaci di ragionare. Ciò vuol dire che il mondo è condannato ad una guerra nell’immediato futuro, e ciò emerge anche dalle parole da lei citate di Rothschild etc. Al potere arrivano persone che sono guidate dal desiderio del danaro, persone egoiste; la situazione quindi è abbastanza specifica, ed io non penso che nei prossimi 10-20 anni arrivino al potere persone diverse da queste. La democrazia che conosciamo funziona così: l’elettore scarica su di loro il potere per uno o due mandati e poi arrivederci. Quindi davvero sembriamo condannati…

Risposta di G. C. – In linea generale lei ha ragione. La previsione è piuttosto severa. Ma, in un certo senso, io sono anche ottimista. Se non lo fossi non sarei qui con voi. Il fatto è che non sappiamo attraverso quali sviluppi si presenterà la tragedia. Sarà certamente una tragedia, su questo non ho dubbio, ma quale tragedia non sappiamo. Di certo abbiamo l’obbligo di informare il maggior numero di persone. Perché Coloro che si saranno preparati in anticipo saranno maggiormente in grado di difendersi dalle conseguenze di coloro che saranno stati colti di sorpresa.

Temo che la grande maggioranza on lo sarà, perché sarà estremamente difficile raggiungere decine, centinaia di milioni di persone nel poco tempo che ci resta prima che gli eventi precipitino. Per questo parlo così tanto di televisione, di comunicazione di massa, di internet, etc. Rendere il più possibile efficace e rapido il processo di trasmissione dei dati e delle spiegazioni, oltre che dei modi per fronteggiare la crisi. Sarebbe comunque positivo. Difficilissimo ma positivo.
Fare il possibile per delimitare i danni. Uno dei modi sarebbe lavorare per creare un vero e proprio movimento politico internazionale per influenzare le decisioni e la stessa formazione dei leader mondiali.
Evitare la guerra è l’elemento chiave.

Se noi riuscissimo ad allontanare anche solo in parte questo rischio già questa sarebbe una grandissima conquista, perché darebbe a milioni di persone, e popoli interi, il tempo di riflettere. Ma questo non avverrà spontaneamente.

Vladimir Putin
Ora non vorrei fare propaganda, ma ho letto l’intervento del vostro presidente, Vladimir Putin, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite l’anno scorso [2016, n.d.A.], la cui parte finale era dedicata proprio a questo argomento. Per lo meno così mi parve. Ricordo a memoria questa frase:

La Russia è pronta a farsi sponsor o, comunque, promotore della creazione di un simile centro”.

Mi parve avesse capito che, per uno sforzo del genere, non bastano attività private di sostegno. Occorre la forza di uno o più grandi Stati, di Governi che abbiano capito la posta in gioco.
Un’altra autorevole persona ha toccato questi argomenti. É il papa di Roma, Francesco. Se non avete ancora letto la sua ultima enciclica intitolata “Laudato sii”, vi consiglio di leggerla: è uno dei più importanti documenti politici e spirituali del nostro tempo.
Anche lui ha capito la complessità della crisi e che oggi nessuno è in grado di risolverla se non la si affronta tenendo conto della sua complessità.
Se decidessimo di riunire le migliori intelligenze del pianeta, di sottrarle agli interessi di parte, tra vent’anni potremmo raccogliere i risultati nell’interesse comune di tutti.

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Domanda 4 – Lei dice che, sc ci dovesse essere una guerra, essa sarà certamente atomica. Mi può spiegare come è possibile una cosa del genere se chiunque capisce che sarebbe una catastrofe planetaria che ucciderebbe tutta o quasi la popolazione mondiale?

Risposta di G. C. – Lei ragiona razionalmente, ma qui di razionale ce n’è ben poco. Abbiamo già molti elementi: la nostra società – e non intendo solo la società militare – è la società più vulnerabile di tutta la storia dell’umanità; dipendiamo, tr le altre cose, dall’intelligenza artificiale.
Quanto tempo ci vuole ad un leader politico per prendere una decisione, rispondere o non rispondere? Al massimo una manciata di minuti. In realtà, nella maggioranza dei casi di improvvisi collassi, sarà una macchina a rispondere.
Piccola parentesi: guardate il film di Oliver Stone su Edward Snowden, se non l’avete già visto, perché mostra come un certo centro di comando, non importa se a Washington o in Delaware, è già oggi in grado di spegnere letteralmente un intero paese, uno Stato. L’hanno già fatto una volta, per sbaglio. Pensate ad un paese come la Francia che ospita forse 1250 centrali atomiche.
Nel giro di qualche minuto potrebbe essere privato della sua energia elettrica, con effetti devastanti sull’ambiente. La guerra nucleare non si farebbe soltanto con le testate atomiche.
E c’è dell’altro. Ci sono forti indizi che sia già utilizzabile un’altra arma [sta parlando del combinato disposto di scie chimiche, per la metallizzazione della stratosfera, e dell’irradiazione di tale strato per mezzo di HAARP], che può produrre artificialmente terremoti. S’intende nel territorio del nemico.
La marina militare degli USA sta mettendo a punto sistemi bellici in grado di controllare il clima dell’intero pianeta. Affermano che tra dieci anni l’obiettivo sarà raggiunto. Questa è più che science fiction, è realtà.
La guerra mondiale avrà queste caratteristiche, se comincerà.

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Domanda 5 – come pensa che possa funzionare un’organizzazione di 7 miliardi di persone? Ed. in secondo luogo, ritiene che la televisione di cui parla possa servire per tutti o soltanto per il miliardo di europei?

Risposta di G. C. –Siamo noi occidentali i leader in questo campo. Le televisioni che influenzano il mondo sono le nostre. Già da decenni stiamo manipolando miliardi di persone. Dunque non sarebbe poi una grande novità. La questione è il contenuto della manipolazione. Anche l’educazione è una forma di manipolazione collettiva, anche la cultura della solidarietà lo è. Serve una nuova educazione che influenzi la gente in direzioni positive. Sono i padroni universali che hanno usato questo strumento e lo hanno indirizzato come un’arma contro di noi.

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Domanda 6 – voi avete parlato del fatto che il capitalismo sta giungendo al termine e che non c’è più correlazione tra il bene materiale ed il denaro. Ma tutte queste sono caratteristiche dl capitalismo ormai da tempo e tutto si conclude ogni volta con delle crisi mondiali. Lei parla invece di una crisi che rappresenterebbe la fine del capitalismo. In che modo essa differisce da quelle precedenti?

Risposta di G. C. – I quasi 500 milioni di europei hanno vissuto negli ultimi 25 anni abbastanza bene. I governanti hanno chiesto il loro voto offrendo in cambio un discreto standard di vita. Ora che succede? La gente si rende conto, in massa, che una vita migliore si allontana. Tutti sdanno che le pressione generazione dovrà vivere peggio di quella attuale. É la prima volta che questo succede in Occidente. Questo apre un problema politico inedito. Come spiegarlo? Le élites non possono farlo. Fino ad oggi si è detto che tutto andava bene ed i giornali e le televisioni continuavano a dirci che tutto andrà ancora bene. Non è vero, ma loro continuano a dirlo.
Milioni di persone si rendono conto che qualcosa non funziona più. L’ho raccontato nel mio ultimo libro. In Europa è in corso un profondo commovimento politico. Vecchi partioti scompaiono e nuovi de ne creano, a volte in modo “rumoroso”. In Spagna ad esempio ci sono due nuovi partiti. In Italia il Movimento 5 Stelle; in Grecia Syriza ed Alba Dorata; in Gran Bretagna l’UKIP. E lo stesso accade in Olanda, Belgio, Svezia, Finlandia. Vecchi partiti muoiono o perdono influenza e nuovi se ne creano. Perché?
Perché la crescita economica non c’è più e non è più nemmeno all’orizzonte.
Nonostante tutti i soldi che loro hanno creato artificialmente. Un semplice esempio: la banca centrale europea ha creato al computer nell’ultimo anno e mezzo se non sbaglio 3 trilioni di euro [cioè 3'000'000'000'000 € che significa tremila miliardi di euro, n.d.A.] , per poi prestarli alle banche. Le Banche, una volta ricevuti questi soldi in prestito, decideranno come sfruttarli nel modo più vantaggioso possibile.
Se io darò in prestito ad un’impresa per produrre questa bottiglia d’acqua, per esempio, ne ricaverò un profitto dell’1%; ma se io banca speculo sul mercato internazionale comprando il debito di una paese in difficoltà, oggi certamente ricaverò un profitto del 5% o più.
É evidente, in queste condizioni, che nessuno produrrà beni materiali, quando da questa scelta riceverà profitti irrisori: questo produce dei drastici cambiamenti nella struttura del capitalismo.
Secondo voi perché Summers dice che la situazione diventerà incontrollabile? Quando i soldi sono troppi ma il valore di questi soldi è zero, voi potete anche avere un enorme capitale ma non saprete come utilizzarlo. Al giorno d’oggi in Italia se voi avete un milione e lo volete metter in banca dovrete pagare la banca, non ricavando alcun beneficio da questa transazione.
Perché Rothschild dice che non hanno una soluzione? Perchè è vero, non ce l’hanno. Ma io ho una risposta molto semplice: quando si è in possesso di 10 o 20 miliardi di dollari, il più fruttuoso modo di spenderli è la guerra. Perché la NATO si sta espandendo?
Guardate le cose da questo punto di vista!
Perché la NATO si sta espandendo a vista d’occhio in Europa quando, dalla parte della Russia, non c’è nessuna minaccia? Non c’è neanche un indizio a favore del fatto che la Russia voglia prendersi il Pre-baltico.
Perché stanno ampliando questa gigantesca struttura, che vale miliardi di dollari? Solo per buttare i soldi?
Come vedete tutto ha una sua logica, in fondo.

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Domanda 7 – Potrebbe nominare dei soggetti disposti a sviluppare prospettive di sviluppo e che sono pronti a realizzare questo scenario?

Risposta di G. C. – io credo che queste forze ci siano, e siano ovunque, sia qui in Russia, che in Europa. So per esperienza che ci sono persone che hanno sia le conoscenze che il desiderio di fare bene, e penso che, se vi guardate intorno, troverete anche voi simili persone. Sfortunatamente queste persone non vanno al potere: hanno le conoscenze e la voglia ma non hanno assolutamente nessun potere. Per questo servirebbe una qualche istituzione governativa, o civile, in grado di riunire queste persone, le quali non potranno mai emergere attraverso un normale processo democratico.
La democrazia è morta, ormai, non esiste più da nessuna parte del mondo. Dobbiamo liberarci dell’idea che la democrazia produce progresso, perché una simile democrazia non esiste più, si è trasformata nella denominazione dei padroni universali.
Ho scritto in merito un libro – tra l’altro anche in lingua russa – con il nome di “Invece della catastrofe”.
Ritengo che occorra educare milioni di persone alla difesa del proprio territorio, come un movimento politico.
Che cosa significa?
Bisogna precisare che, per “territorio” intendo il nostro cervello: il nostro territorio è in primis il nostro cervello, il nostro corpo, la nostra salute, è il nostro posto di lavoro, dove ci riuniamo.
Quando ci saranno milioni di persone a difendere il proprio territorio – e non a fini egoistici, ma capendo che il loro territorio è la stessa natura – ci sarà un cambiamento.
La scelta di difendere la natura non è una scelta governativa; se si vuole difendere la natura il miglior modo possibile è formare nuovi individui coscienti, che difendono il proprio territorio, nell’accezione ampia che propongo. Che sono parte del proprio territorio inteso come natura, come ecosistema.
Questa è una nuova idea di democrazia. Se queste persone, che sono ovunque, potessero essere organizzate, si otterrebbe una potenza enorme. Io so per certo che è pieno di queste persone. Non posso parlare ella Cina o dell’India, ma credo che ce ne siano percentualmente molti di più che in Occidente.
In genere sono meno tecnologizzati di noi, ma questo significa che hanno conservato un più intimo contatto con la logica della natura e, per questo, credo che la soluzione a questo problema non verrà dall’Europa.
Certo la nostra partecipazione sarà fondamentale ,visto che noi abbiamo la tecnologia, che può essere utilizzata a scopi benefici, ma noi da soli non possiamo, essendo divenuti individui “innaturali”.

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Domanda 8 – A giorni in Italia si voterà per un referendum costituzionale. Quale sarà l’esto e, soprattutto, si dimetterà il governo italiano?

Risposta di G. C. – Non so cosa succederà. Per ora i sondaggi danno vincente il no, e quindi la maggioranza della popolazione deciderà che non bisogna cambiare la costituzione: io stesso voterò no, questa è la mia opinione.
Il problema fondamentale è che molte persone (non so esattamente quante, ma so che sono molte) andranno a votare non sapendo nulla. Capite?    Questa è la triste situazione.
Milioni di persone andranno a votare per decidere se mantenere questa bellissima costituzione, con tutti i suoi vantaggi, oppure modificarla a favore della “tecnologia”, in modo da dare sempre più potere ad organi che non c’entrano nulla con la democrazia.
Può anche darsi che perda la mia idea del no, perché se vanno a votare milioni di persone con questo livello di consapevolezza – pari a zero – sarà una tragedia per l’Italia.
Ecco che torniamo alla televisione: tutti gli organi di informazione di massa, senza eccezioni, stanno facendo propaganda per sostenere questo cambiamento costituzionale. Vi sembra normale? Abbiamo 7 canali televisivi che dicono tutti la stessa cosa, ¾ dei giornali principali che dicono la stessa cosa, a sostegno di Matteo Renzi. Come è possibile?
Questa è pura manipolazione nel senso stretto del termine. Ecco, questo sarebbe uno stato democratico? Rifletteteci sopra.

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Domanda 9 – lei parlava della creazione di un’organizzazione culturale e filosofica mondiale. La mia domanda è: in quale paese, secondo lei, si può istituire e chi ne può stare al comando?

Risposta di G. C. – Se si dovesse formare un simile centro, non credo dovrebbe esserci nessuno al comando, ma dovrebbe esserci un regolamento generale , simile a quello delle Nazioni Unite ma, ovviamente, nuovo e rivisitato.
Per come è oggi la situazione credo che la Russia potrebbe essere il paese capace di promuovere questo progetto, non perché la Russia sia buona a prescindere, ma parlo per dati concreti: la Russia non è un pericolo per nessuno al giorno d’oggi, perché ha tutto ciò che le serve, quindi non ha pretese verso altre parti del mondo. Non ci sono indizi che ci facciano pensare che la Russia sia una minaccia per nessuno.
Il Vaticano, ad esempio, rappresenta un miliardo – sto ragionando in termini politici – di persone, un miliardo di cattolici; se il papa dice delle cose simili, è assolutamente un nostro alleato. Certamente il Vaticano non ha armi nucleari ma questo non importa. Per questo sono possibili grandi ed importanti alleanze: è possibile inserire in questo progetto università, centri di ricerca, europei ma anche americani, di ogni continente.
Ma serve la decisione, serve che qualcuno prenda la decisione finale ed investa in tutto questo, perché senza organizzazione questo non succederà. C’è una gigantesca fabbrica di buone idee nel mondo, che noi sappi9amo esistere, ma ognuno conosce solo la sua nicchia; ci manca una visione complessiva, e per questo bisogna creare una nuova università, di una specie completamente nuova.
La Russia mi sembra decisamente un buon candidato per questo compito. Penso che, se Putin ha scelto di inserire quelle parole nel suo discorso alle Nazioni Unite non è stato per caso. Sfortunatamente, però, nessuno dei giornali occidentali ha scritto nulla a riguardo. Hanno “cancellato” quella proposta. Non è casuale neppure questo. Ma di questi interlocutori c’è bisogno.
Se io sono qui, oggi, è per questo motivo.

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