venerdì 23 settembre 2011
01:19 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli, 23/09/2011
Ieri Enzo Erra ha lasciato le sue spoglie mortali ed è tornato al Padre. Ricordo una delle tante conferenze che lo avevano visto animatore indefesso e relatore fiammeggiante, durante la quale egli, presentando un libro sulla famosa quanto non provata insorgenza dei partenopei contro i tedeschi, "Napoli 1943, le quattro giornate che non ci furono" (a cui fu eretto un consistente monumento al centro di una delle piazze della Napoli "bene") disse:
"ero sull'ultimo camion della colonna tedesca che lasciava Napoli e non ho sentito sparare nemmeno il tappo di una bottiglia. Forse i cosiddetti partigiani, dopo essersi ben assicurati che non ci fosse nemmeno più un teutone in giro, si sono abbandonati a quattro giorni di festeggiamenti o, peggio, di vendette personali contro persone meno difese di loro".
Enzo Erra (1927-2011) |
Aveva così semplicemente demolito uno dei miti fondanti di questa repubblica di m..da, fondata sull'ipocrisia, il tradimento, la bugia, la violenza, la vigliaccheria, la damnatio memorie degli eroi veri, la rimozione di atti ignobili, la sostituzione di fasti documentati con ipotesi fantastiche, la beatificazione degli assenti.
Grezie di essere esistito e di averci portato la tua testimonianza contro la "vulgata corrente".
Cameratescamente continuiamo a brindare insieme a te in ogni incontro conviviale, perchè tu sei ancora nella nostra mente, sulla nostra bocca, nel nostro cuore...
Vi segnalo, inoltre, un ottimo articolo di Piero VASSALLO pubblicato sul giornale on-line EffeDiEffe, nelòla sezione “free”: http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=58982:enzo-erra-a-dio&catid=83:free&Itemid=100021
Ma, per chi non riuscisse a visualizzarlo, di seguito lo riporto integralmente.
AlexFocus
Enzo Erra a Dio!
Piero Vassallo 22 Settembre 2011
Era nato a Napoli nel 1927, in tempo per aderire alla RSI ed arruolarsi nella Guardia Nazionale Repubblicana. Scampato fortunosamente ai massacri della primavera del 1945, rientrò clandestinamente a Napoli per organizzare i locali nuclei dei Fasci d’Azione Rivoluzionaria. Nel dicembre del 1946 fu presente all’incontro per la fondazione del MSI e nel 1947 si trasferì a Roma, per dedicarsi anima e corpo all’attività politica. Nel 1948 fu fondatore e direttore della rivista La sfida, prima di una serie di sue pubblicazioni che hanno contribuito alla rifondazione e all’aggiornamento della cultura del Novecento italiano.
Nel 1949, insieme con Pino Rauti, Fausto Gianfranceschi, Clemente Graziani, Silvio Vitale, Paolo Andriani, Silvio Adorni, Giano Accame, Roberto Melchionda, Fausto Belfiori e Fabio De Felice costituì la corrente dei cosiddetti figli del sole. Nel 1950 fondò Imperium, la più importante e prestigiosa rivista dell’area neofascista e laboratorio in cui si formarono i più brillanti studiosi dell’area. Nelle pagine di Imperium Erra pubblicò un articolo, Stile, che ai nostri giorni si legge come la profezia dell’umiliante fallimento a destra:
«Abbiamo dovuto affrontare l’unico, vero pericolo, che potesse minacciare la vita della nostra Idea. La guerra perduta, le stragi, le persecuzioni non hanno nulla potuto contro di essa. Nulla potrebbero se si ripetessero in futuro, anche aggravandosi fino a stroncare fisicamente tutti i suoi assertori. Il pericolo, l’unico, il vero, era ed è nel tradimento interno; nel tradimento sottile, ammantato di retorica e di apologia, rivestito di parole scintillanti e di splendidi gesti. Un tradimento che può spingere il suo pugnale fin dove la spada del nemico non potrà mai giungere: nello spirito della rivoluzione».
Erra alludeva al circolo dei retori che, prima di mandare avanti un Gianfranco Fini, avversarono Erra e i suoi collaboratori, costringendoli a rinunciare a una promettente attività politica. L’emarginazione di Erra e l’emigrazione dei figli del sole fu un beneficio per la cultura neofascista, un danno irreparabile per la politica missina, che avvizzì appollaiata sui rami secchi della retorica e del velleitarismo.
Di Enzo Erra rimangono, a futura memoria, gli scritti conservati nelle collezioni delle sue riviste. E i suoi libri:
Nel 1949, insieme con Pino Rauti, Fausto Gianfranceschi, Clemente Graziani, Silvio Vitale, Paolo Andriani, Silvio Adorni, Giano Accame, Roberto Melchionda, Fausto Belfiori e Fabio De Felice costituì la corrente dei cosiddetti figli del sole. Nel 1950 fondò Imperium, la più importante e prestigiosa rivista dell’area neofascista e laboratorio in cui si formarono i più brillanti studiosi dell’area. Nelle pagine di Imperium Erra pubblicò un articolo, Stile, che ai nostri giorni si legge come la profezia dell’umiliante fallimento a destra:
«Abbiamo dovuto affrontare l’unico, vero pericolo, che potesse minacciare la vita della nostra Idea. La guerra perduta, le stragi, le persecuzioni non hanno nulla potuto contro di essa. Nulla potrebbero se si ripetessero in futuro, anche aggravandosi fino a stroncare fisicamente tutti i suoi assertori. Il pericolo, l’unico, il vero, era ed è nel tradimento interno; nel tradimento sottile, ammantato di retorica e di apologia, rivestito di parole scintillanti e di splendidi gesti. Un tradimento che può spingere il suo pugnale fin dove la spada del nemico non potrà mai giungere: nello spirito della rivoluzione».
Erra alludeva al circolo dei retori che, prima di mandare avanti un Gianfranco Fini, avversarono Erra e i suoi collaboratori, costringendoli a rinunciare a una promettente attività politica. L’emarginazione di Erra e l’emigrazione dei figli del sole fu un beneficio per la cultura neofascista, un danno irreparabile per la politica missina, che avvizzì appollaiata sui rami secchi della retorica e del velleitarismo.
Di Enzo Erra rimangono, a futura memoria, gli scritti conservati nelle collezioni delle sue riviste. E i suoi libri:
· Italia luci e ombre,
· Napoli 1943: le quattro giornate che non ci furono,
· L’inganno europeo,
· Il cappotto di Napoleone,
· Le radici del fascismo,
· La Patria che visse due volte,
· La sindrome di Fiuggi.
Opere dalle quali si può e si deve ricominciare il cammino.
A Dio, Enzo. Sit tibi terra levis.
Piero Vassallo
A Dio, Enzo. Sit tibi terra levis.
Piero Vassallo
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