sabato 30 maggio 2015
04:21 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
30/05/2015
settimanale Panorama n.15 copertina del 15 aprile 2015
Alcune
settimane orsono ho letto (ovviamente in ritardo) il settimanale Panorama che
in copertina (su riprodotta) riportava una bella donna discinta (immagino una
modella appositamente scritturata per rappresentare una prostitutan, non certo una
vra operatrice del sesso a pagamento). Il servizio di copertina era alle pagine
40-45 mi è sembrato relativamente
striminzito per un servizio appunto “da copertina”. Il motivo, leggndo l’articolo,
è stato evidente (tenendo conto della matrice culturale anglo-assassina che è
il The Times londinese ovvero il The New York Times USA): non si mette in
discussione la MATRIX, pena il fallimento
Senatrice Lina Merlin
Ebbene
sì, la Legge n.75 dl 20 febbraio 1958, nota col nome della sua relatrice, Lina Merlin (senatrice socialista), che
abolisce la regolamentazione della prostituzione in Italia ed, ovviamente,
porta alla chiusura delle cosiddette “case chiuse” (o “casini”), ha mostrato da
sempre i suoi limiti.
Sebbene
l’intento nobile fosse quello di combattere lo sfruttamento delle prostitute,
la questione risultò immediatamente alquanto controversa, infatti l’iter della
legge Merlin fu molto lungo (la prima bozza risale al 1948) e contrastato: la
proposta creò, infatti, una spaccatura trasversale nell’opinione pubblica
italiana.
Fra
gli oppositori si distinse Indro
Montanelli che nel 1956 dide alle stampe un pamphlet polemico dal titolo
evocativo “Addio, Wanda!”, come, in
un certo senso, risposta al libro pubblicato l’anno precedente da Carla Voltolina, moglie di quello che
sarbb stato il Presidente Sandro Pertini, e dalla stessa Lina Merlin,
intitolato “Lettere dalle case chiuse”.
Prostituta in bordello
Dal
1958 ad oggi, l’approccio perbenista al problema della prostituzione è rimasto
al centro del dibattito politico-sociale per l’evidente incapacità di
risoluzione dei problemi dichiarati ed una serie di conseguenze controproducenti,
a cominciare da quella assolutamente indecente, di riversare le prostitute per
la strada; poi la sottrazione di queste donne (ora anche uomini) ad un
controllo medico-sanitario e quello di lasciare dell persone generalmente indifese
(in molti casi anche minorenni) alla mercè di sfruttatori dlinqunziali (quasi
sempre crimine organizzato), che importano continuamente nuove leve dall’estero,
la “tratta delle schiave”, in un’affare che ha dimensioni tali da competere con
il traffico di armi, droga, organi, tecnologie.
A
causa di guasti provocati a fronte di nessun problema risolto, innumerevoli
sono state le proposte, anche recentemente, di variazione e di revisione della
legge n.75/58.
Prostitute per strada
È
sotto gli occhi di tutti il fallimento di un'illusione ideologica positivista
di stampo borghese, di una politica immaginata, studiata, perseguita nelle
stanze ovattate di famiglie benestanti, menti, usi e costumi, esistenze lontane
dalla vita reale in cui era ben forte la hubris di chi crede la legge scritta
dall’uomo più forte della legge naturale, che ritiene lo ius sanguinis un
fastidioso, regredito retaggio del passato che può essre scacciato via come un moscerino,
dal gesto stizzito di una mano progressista, in favore di uno ius soli che non
ha mai contato se non dopo un certo numero di generazioni (appunto, il ritorno
allo ius sanguinis).
Ora
rimangono due ideologie complementari, basate sullo stesso grimaldello
scientifico-tecnologico (quello che Umberto Galimberti, intellettuale comunista,
ateo ma col senso del sacro, chiama il combinato disposto di scienza e tecnologia)
cioè il comunismo ed il capitalismo, come due facce della stessa medaglia satanica,
che stanno dando gli ultimi colpi di coda, nell’agonia di una società materialista
che “non è più in grado di vedere l’orizzonte di senso” (cito sempr “Psiche e
technè. L’uomo nell’era della tecnica”, ed. Feltrinelli, 2000).
Ci
hanno fatto credere che il denaro fosse un fine (invece che un mezzo), un valore (invece che
una unità di misura), un buon servitore (che, purtroppo, per alcuni anzi per troppi,
è diventato un cattivo padrone) e persino nella Costituzione hanno ficcato al
primo posto il “lavoro” invece di valori non negoziabili come VITA, SALUTE,
SOVRANITA’, SOLIDARIETA’, SUSSIDIARIETA’, DIGNITA’.
Migrante con valigia di cartone
Questa
aberrazione culturale ha estirpato dal contesto sociale persino la capacità
relazionale: se non lavori, sei un escluso, un paria, un reietto che cade nelle
grinfie di chi (imprenditori, sindacati, banchieri) gestisce questa pletora di
disoccupati come un serbatoio infinito di manovalanza a costo irrisorio, a cui
elargire un diritto come s fosse una “gentile” concessione. Oppure che sceglie
di (o, meglio, per sopravvivere è obbligato ad) emigrare, quindi trapiantarsi
in terra straniera, magari dopo un faticoso (e costoso) “cursus studiorum”.
Baphomet
Tutto
questo è il frutto avvelenato di quel processo massonico sintetizzato dal motto
“Ordo ab chao” (cioè tradotto dal latino “Ordine dal caos”, sottintendndo il Nuovo
Ordine Mondiale che sorgerà sulla ceneri dell’Antico Ordine Tradizionale), il
cui simbolo è il Baphomet (acronimo invertito di “Tem. O. h. p. ab.” Ovvero “templi
omnium hominum pacis abbas” cioè “abate
[anche “padre”] del tempio della pace
dell'umanità”), il demone il cui nome è l’acronimo a rovescio (inversione
tipicamente massonica, come il crocefisso al contrario). Ricordate la stella a
cinque punte capovolta? Ecco il volto del Baphomet in esso perfettamente inserito
pentacolo satanico col volto di Baphomet
Ebbene,
in conclusione, ritengo che l’articolo sia di media difficoltà di lettura,
magari di più difficile accettazione di concetti, ma che sia di facilissima
applicazione: non arrendiamoci al mondo moderno senza combattere, non accettiamo pedissequalmente
ciò che ci viene imposto in modo più o meno subdolo, non smettiamo di sperare al
miracolo (non quello esterno ma quello che nasce in noi stessi).
Saluti
a tutti/e
AlexFocus
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venerdì 22 maggio 2015
11:18 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
22/05/2015
Ho
trascurato i numeri, per troppo tempo; essi non mentono come le parole, specie quelle
dei politici che in questo periodo imperversano…
Proprietà del numero 72
Simbolismo
·
Rappresenta
il numero della terra.
·
Secondo R.
Allendy, è "la differenziazione, 2, nella serie cosmica, 70, che
produce la molteplicità estrema degli aspetti, i quali sono anche
interdipendenti tra loro (7+ 2 =
9)". Esprimerebbe anche la solidarietà nella molteplicità (8 x 9) mostrando
l'armonia e la reciprocità nelle relazioni universali delle cose.
·
Sessanta
+ dodici è considerato come dannoso nei libri apocrifi del Vecchio Testamento
che parlano dei 72 morti (Testamento di Abramo) e delle 72 malattie (Vita di
Adamo ed Eva).
Bibbia
·
I 72
discepoli spediti da Gesù. (Lk
10,1)
·
I 70
vegliardi che accompagnavano Mosè quando ricevette una manifestazione dello
spirito, più i 2 assenti che erano rimasti nel campo, Eldad e Medad.
(Nb 11,25-26)
·
Le 72
razze che discendono da Noè. Sono enumerate nel capitolo 10 della
Genesi. Ci sono quindici discendenti da Japhet, trenta da Cam,
ventisette da Sem. L'elenco è arbitrario poichè dei discendenti di Peleg
non si è tenuta considerazione, e che i padri sono contati allo stesso tempo
dei loro figli.
·
La confusione
delle 72 lingue alla Torre di Babele.
Generale
·
Secondo
la Regola nell'Ordine di San Savio, data da Cristo a santa
Brigitta di Svezia che visse dal 1303 al 1373, il numero dei membri
del convento non doveva eccedere 72: ci dovevano essere al massimo sessanta
sorelle e nessuna più, accompagnate da quattro diaconi ed otto laici.
·
In
diverse rivelazioni mistiche si pone spesso il tema dei dodici Apostoli e dei
72 Discepoli degli ultimi tempi, che insegneranno, predicheranno e cureranno e
questo in tutte le parti del mondo e in tutti i continenti.
·
L’
attuale distribuzione del libro della Rivelazione in 22 capitoli, è stata
adottata a partire dal XIII secolo. Ma non è stato sempre così. La più antica
divisione nota del testo è quella del commentatore greco Andrea di Cesarea
(VI secolo) in 72 capitoli. Benché fatta con sufficiente cura, questa
strutturazione può essere ridotta facilmente a 70, inserendo nello stesso
capitolo i numeri 60, 61 e 62 che costituiscono un tutto, il Regno millenario.
Andrea aveva voluto inoltre raggruppare questi 72 capitoli a tre a tre, in modo
da ottenere 24 sezioni, corrispondenti ai 24 vecchi. Queste 24 sezioni erano
completamente arbitrarie, e dividevano il testo nel momento sbagliato.
Lasciateci dire che il Codice Amiatino ed il Codice Fuldense
dividevano il libro della Rivelazione in 25 capitoli, e che in alcuni
manoscritti Latini se ne trovano da 22 a 48.
·
I 72
vecchi della sinagoga, secondo il Zohar.
·
Secondo
le visioni di Anna-Caterina Emmerich, dopo la sua tentazione nel
deserto, Gesù fu servito da 12 angeli superiori e 72 angeli di classe
inferiore.
·
Il
Profeta Maometto suggerisce cominciare e finire i pasti col sale perché
è un rimedio contro le 72 malattie.
·
Nel
Vangelo secondo Filippo ed nel Vangelo dell'infanzia di Gesù, è scritto
che un giorno, durante la sua gioventù, Gesù è entrato nella tintura di Levi.
Ha preso 72 colori e li ha gettati nel calderone. Allora Levi era arrabbiato,
ma Gesù "trasse da essi tutto bianco
e disse: 'Allora è vero che il Figlio dell'Uomo è venuto come tintore".
·
Periodo
della gestazione di Lao-Tsé (il cosiddetto “vecchio-bambino” vissuto per
84 anni, secondo la tradizione).
·
Durata
delle stagioni, in giorni, secondo Tchouang-Tseu.
·
I 72
discepoli di Confucio.
·
E’ il
numero degli Immortali Taoisti.
·
Il 72
compagni dell’apoteosi di Houang-Ti.
·
Secondo lo
Zohar, i gradini della scala di Giacobbe erano in numero di 72.
·
Il nome
di Dio è composto di 72 lettere secondo la tradizione cabalistica. Questo
deriva dal testo mistico (chiamato Schemamphorash) dell'Esodo,
capitolo 14, versi 19, 20 e 21 ciascuno dei quali è composto di 72 lettere nel
testo originale ebraico. E’ questo ineffabile nome di Dio che mormorava il
prete maggiore tra le grida della folla. E’ stato sostituito in seguito dal
sacro nome, YHWH, che i cabalisti pronunciano compitandoli uno dopo l'altro:
Yod, He, Waw, He. E’ anche da estrazione e trasposizione dei tre versi dello
Schemamphorash che i cabalisti deducono i nomi dei 72 spiriti (o angeli) della
Cabala che essi chiamano il " nome
divino svelato".
·
Lenain cita le 72 intelligenze che governano i 72 termini zodiacali, secondo la
Cabala.
·
I 72
traduttori ebrei (sei di ciascuna tribù) che Tolomeo II, re di Egitto
(283-246 avanti J.- C.), ha chiesto ad Eleazar, prete maggiore di
Gerusalemme, di spedirgli per tradurre in greco i libri di Mosè, scritti in
ebraico, per la sua biblioteca in Alessandria. E’ la versione greca più antica
del Vecchio Testamento scritta in ebraico. E’ designata sotto il nome di
Septuagin perchè, secondo una leggenda, questi 72 traduttori avrebbero prodotto
separatamente la stessa traduzione senza consultarsi l'un l'altro e questo in
72 giorni. Questa traduzione è riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa come la
Vulgata. Si noti che secondo altre fonti, sarebbero piuttosto 70
traduttori, e non 72, da cui il termine di Septuagin.
·
Osiris è stato chiuso in una bara da 72 discepoli e compagni di Tifone.
·
L'astrologia
cinese ha 36 stelle benefiche e 72 stelle malefiche, la loro somma costituisce
il numero sacro 108.
·
Il 72
strumenti di carità di San Benoit (ovvero san Benedetto) dati
nella sua regola sull'arte spirituale che governa l'esistenza monastica.
·
All'età
della pubertà, il giovane Perseo ha ricevuto l'investitura della corda
sacra che Kucti ha fatto con 72 lini come simbolo della comunità.
·
L'asse
della terra si muove di un grado ogni 72 anni rispetto alle stelle ed alla
volta del cielo.
·
Maspero cita una favola di origine egiziana dove Mercurio avrebbe,
secondo la leggenda, giocato il gioco degli scacchi con la Luna ed
avrebbe guadagnato per sè la 72-esima parte di un giorno. E questa 72-esima
parte di un giorno, moltiplicata per 360 (numero originale dei giorni in un
anno) dà 5 giorni che sono stati aggiunti dagli egiziani e dai peruviani al
loro calendario.
·
Fin dai
tempi più remoti i Cinesi dividono l'anno in 24 parti di 15 giorni chiamate Tsie-Ki, e ciascun Tsie-Ki, suddiviso
per tre, produce 72 parti chiamate Keou.
·
Il
profeta Nostradamus dà una data precisa alla 72-esima quartina del
secondo secolo: “Dal cielo verrà un
grande Re di effrazione [se si traduce dall’inglese
“effrayor” si ottiene “effrazione” ma se si considera il francese “effrayer” si
ottiene “spavento” il che ha maggior senso, considerando che le quartine originali
sono in francese, n.d.A.] nel
luglio 1999”.
·
La
seconda guerra mondiale durò 72 mesi, dal 1 settembre del 1939, quando la
Germania ha cominciato la guerra invadendo la Polonia, fino alla firma solenne
dell'atto di resa del Giappone, il 2 settembre del 1945 [in realtà il Giappone aveva consegnato la richiesta di resa con onore
delle armi, il 26 luglio del 1945, ma il presidente Harry Truman le respinse sdegnosamente
e, poco dopo, sganciò due bombe atomiche su città non militarizzate, indifese,
nello stile della massoneria mondiale, “colpirne uno per educarne cento”,
n.d.A.].
·
Lo
strumento musicale "sentûr" Persiano ha 72 corde, tre per nota.
·
La
durata di vita degli ovuli è 72 ore.
·
La massa
della Luna è un 72-esimo di quella della Terra.
·
Il
volume di Saturno è 72 volte più grande di quello della Terra.
·
E’ il
numero medio di pulsazioni cardiache dell'uomo al minuto.
·
Percentuale
di acqua di cui il corpo umano è composto.
Gematria
·
Il nome
di IEVE [in realtà, usando le lettere ebraiche
traslitterate sarebbe HEWE, o Yahweh, n.d.A.] registrato in un triangolo
dà come valore numerico a ciascuna linea 10, 15, 21 e 26, la somma dà 72:
I
I E
I E V
I E V E
Ricorrenze
·
Il
numero 72 è usato 4 volte nella Bibbia.
·
Nella
Bibbia 72 numeri scritti nella loro forma cardinale sono multipli del dodici.
·
La
parola “maledizione” è usata 72 volte
nella Bibbia: 66 volte nell'OT e 6 volte nel NT.
sabato 9 maggio 2015
05:13 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli, 09/05/2015
Cari/e
lettori/trici del mio diario, annuncio un evento culturale. Il giorno
Lunedì,
11 Maggio 2015, alle ore 17:30
la
poetessa non più esordiente ma pluripremiata,
Marianunzia
MASULLO,
presenterà
il suo ultimo volume di poesia
“L’Animo
allo Specchio”, Alessandro Polidoro editore.
A lato è mostrata la copertina del libro
La presentazione avverrà presso
la
Libreria PAPIRIA slr, sita in Via Giovanni Ninni (Napoli), tel. 081.420.11.42
Di seguito fornisco una rcensione di Armando
SAVERIANO, il fondatore dell’associazione culturale Logopea, sul libro della Masullo
LA CALIBRATA PAROLA
Quando Vita e Poesia diventano reciproco specchio
Un
andante neo-melodico, quello di Marianunzia Masullo, che si presenta con una
accattivante plaquette di ridotte dimensioni, “L’Animo Allo Specchio”, per i
tipi di Alessandro Polidoro Editore.
Una poesia cadenzata sui ricordi e sulle
sensazioni emotive di ieri e di oggi, lungo quella linea ineffabile e simbolica
che collega presente e passato, che anzi annulla le convenzioni temporali e
confonde dolcemente il cuore.
La poesia per Masullo è una soglia da attraversare
con decisione e con pudore, con la determinazione appassionata e con lo stupore
degli animi nitidi, capaci di ancorarsi ancora alla fanciullezza, di
affrancarsi da scorie e pesantezze, in una rinnovata purificazione dello
spirito quando è affranto.
È un viaggio che fa sgranare alla poetessa occhi
smisurati, che colgono dettagli come per la prima volta e sanno raccontare a
chi non c’era, a chi non conosceva, a chi non partecipava.
La poesia è sempre
un atto di condivisione, anche quando è ermetica, ardua da decodificare, o di
primo acchito disempatica, arroccata su se stessa e sui suoi arcani simboli da
cimento e da sfida.
Le allegorie della Masullo sono al contrario aperte e
sinceramente disponibili, alla portata di chi voglia coglierle con rispetto e
simpatia. Il concetto a noi caro di “pensiero emotivo” è garbatamente espresso
nel componimento “Al buio” (pag.18): “Al buio mi concentro/ed elaboro il mio
pensiero/che è innanzitutto sentimento/la luce disperde i miei pensieri/che
numerosi si affollano nella mia mente/in attesa di fluir sul foglio
agevolmente/per catturare le emozioni dell’animo/all’istante”. Niente di
linteo, di sbarrato, di impenetrabile.
Al contrario, l’invito ad una
passeggiata sottobraccio a una parola che non dissimula, che non si nega, che
nulla agghinda o maschera. Ciò non toglie che non ci si ferisca, che la strada
non riservi salite scomode, che i cespugli non alternino ai fiori i rovi, che i
paesaggi della mente non siano, a volte, ustorii. Ma ogni turbamento, ogni
graffio, ogni goccia di sangue si rivela propedeutico alla ripresa, alla
riconquista del dominio di sé e della speranza.
Lo si evince ne “Il viaggio”
(pag.37):
“ Irta e tortuosa sarà la salita/roseti e rovi fiancheggiano il
cammino/spuntano improvvisi/celati dalle verdeggianti/e ingannevoli
felci/lacerano la pelle/procurano sanguinanti e dolenti ferite/ brandelli di
pelle sparsi/ laverete le ferite/tamponerete il sangue/petali di rose garze ad
alleviare il dolore/ disseterete la gola arsa/alla fonte della speranza/ rinfrancherete
le membra/automi in movimento/alla fonte della cultura/cosicché la discesa vi
sarà agevole/e i piedi affonderete in un soffice manto di terra”.
Il bene e il
bello intervengono, anche quando non raggiunti, ma intuìti e liberatorii, a
soccorrere, a disinfettare dalle brutture e a offrire al poetare stesso una
facoltà ardita, che tramuti in gloria ogni travaglio, ogni tribolo d’animo e
corpo, di spirito e coscienza.
La sensibilità può essere defraudata,
depauperata, avvilita, per contraddittoria deiezione dell’umano, che spesso si
fa aguzzino, avversario, monade mutila che tenta di mutilare l’altrui, per una
opposizione demonica del male al bene. Ma svellerla, annullarla non si può.
Essa è vitalissima e resiste al subdolo, al deleterio, a quelle “…anse tortuose
e profonde” che “segnano solchi/marcano l’asprezza della dura
terra/indifferenza e arroganza/negli animi gretti/che sordi zittiscono,
scivolando/nelle tenebrose cavità dell’ottudimento”.
La sensibilità sfugge al
conformismo, sempre comodo e acquietante, disappartiene al banale della
volgarità, aspira e ascende a valori ormai oggigiorno apolidi: minima o grande
essa sia, fa la differenza, una differenza in cui si irradia e si radia la
seminagione delle idee di libertà e di verità.
Il
poeta, “peregrinus”, si fa messaggero: di una voce, di una parola, di un’orma.
Di una testimonianza. Di un racconto che trascende il momento. Magari il verso,
pupilla per il lettore, si articola e volge anche foneticamente in prosa, quasi
indipendentemente dall’intendimento di chi (de)scrive:
“ Voltarsi indietro a
fissare il paese illuminato/abbarbicato sulla collina/fino a quando non
scompare all’orizzonte/ Un magone, una forte commozione, mi accompagna/mentre
mi lascio il paese alle spalle/ E se è vero che sono napoletana/è altrettanto
vero, che per parte di madre/le mie origini mi legano profondamente/a questa
splendida e lussureggiante terra/ Terminata la mia breve ma intensa
vacanza/vivo il distacco in uno stato di profondo dispiacere/come se mi stessi
congedando da una persona a me cara/ Oh Ostuni! Terra degli antichi, ritrovati,
profumi e sapori/terra operosa, terra dalla millenaria storia/terra rossa, da
cui ulivi secolari ergono, grondanti/di frutti ricchi e succulenti, le loro
maestose chiome,/e all’operosa mano del contadino il compito/di tramutar quei
verdi frutti in oro giallo” (“Ostuni, la città bianca” pag.14).
C’è qui tutto
il turgore entusiasta di una reificazione del semplice e del sublime,
dell’umile e del meridiano, ove il verso si compenetra nella prosa e viceversa,
ove il ricordo-immagine perpetua il nucleo semantico del “restare impresso”.
Chiave di volta, del resto, di gran parte della raccolta: il ricordo riconcilia
ciò che la vita aggrava e tende a dividere, e affina la coscienza, respingendo l’insorgere
della “nescienza”.
Il ricordo, che non ha alcun limite, né di tempo né di
spazio, è inoltre leva di autoconsapevolezza, contribuisce alla nicciana
percezione umana dell’identità. Il ricordo, alla pari del pensiero emotivo,
scandisce la versione di Hölderlin da Pindaro: “Werde, welcher du bist,
erfahren”, “renditi conto di chi sei”, “diventa chi sei, avendone preso
coscienza”, grazie al potere mnestico, all’irradiazione della rimembranza (di
una persona amata, di un luogo, di un presentimento, di un trasalir dello
spirito).
Ricordo è esperienza vissuta, ed agisce sapienzialmente anche quando
i suoi bordi non sono tanto netti, anche quando esso “s’infiaba”, non perché
l’io di oggi voglia abbellirlo per acutizzarne gli effetti benefici da
unguento, o per autodifesa, ma perché sceglie di selezionare e assaporare il
meglio, anche a costo di qualche inconsapevole ritocco.
La poetessa impara a
“conoscere” o “riconoscere” chi è, in virtù dell’evocazione di figure
(soprattutto quella elettriade del padre) e di stati dell’essere, di locazioni
anche in non-luoghità, come il buio o la luce in cui abita, si delizia, soffre,
piange di gioia o è preda di dubbi, in cui si concentra e respira.
È figlia non
diméntica o trascurata, ed è madre di “prole sperata”: “…tanta tenerezza
susciti/e noi orgogliosi di essere/del tuo seme i frutti” (“Babbo”, pag.8);
“…partorisco una poesia dopo l’altra/con frenetico ardore/con eguale
emozione/con amorevole attesa/di mamma bramosa/la nascita di prole
sperata”(“Parto”, pag.27).
La
marca morfologica, la struttura espressiva, la colloquialità, i profili
pittorici, la temperie icastica del libretto mostrano coerentemente come la
tensione “alla/nella/della” poesia tragga alimento dal confronto tra narrante e
narrato, versificatore e verso, vicenda e sogno, aspirazione e realtà: sicché
scrivere è un aspetto del vivere e vivere si attua e si compie scrivendo, per
rotazione filosofico-metaforica.
ARMANDO SAVERIANO
Raggiungibilità
:
Piantina da Google Map
La
zona è molto ben servita quindi si consiglia di lasciare l’auto a casa e
sfruttare metropolitata, sia linea 2 (la
storica) sia linea 1 (la cosiddetta “collinare”) oppure Cumana / Circumflegrea o
la Funicolare.
Anche
le linee di autobus sono abbastanza frequenti
Ma
per i più pigri c’è la possibilità di dpositasre l’auto in alcuni garage nei
prssi della libreria.
Allora, arrivederci da Papriria...
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