domenica 30 ottobre 2016
10:40 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
18/10/2016
Molto
bello, un estratto didattico, basato su di un racconto di Paulo Coelho (come nel precedente post la protagonista, la voce
narrante, l’anima della storia, è una nonna).
Testo
narrativo, tratto da: http://www.educationduepuntozero.it/Risorse/Racconti-ed-esperienze/2014/04/img/ortolano2_all1.pdf
-
La storia della matita.
Il
bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. A un certo punto, le
domandò:
“Stai
scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me.”
La
nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote:
“E’
vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la
matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto.”
Incuriosito
il bambino guardò la matita, senza trovare alcunché di speciale.
“Ma
è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!”
“Dipende
tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se
riuscirai a trasporle nell’esistenza, sarai sempre una persona in pace con il
mondo.
“Prima
qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano
che guida i tuoi passi. “Dio”: ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve
condurti sempre verso la Sua volontà.
“Seconda
qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il
temperino. E’ un’azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla
fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni
dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
“Terza
qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare
ciò che è sbagliato. Correggere un’azione o un comportamento non è
necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere
la retta via della giustizia.
“Quarta
qualità: ciò che è realmente importante della matita non è il legno o la sua
forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta
sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
“Ecco
la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo,
tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati
per avere piena coscienza di ogni tua azione.”
Paulo Coelho
Coelho
si conferma una persona fuori dal coro, di qualunque cosa tratti. Ma devo dire
che gli argomenti di cui lui tratta non sono cose qualunque; hanno una serie di
caratteristiche che sonon comuni a pochi esperimenti sulla Terra: sono ATEMPORALI,
UNIVERSALI, RIVOLUZIONARI. Forse per qusto piacciono in modo trasversale…
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|
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commenti
10:31 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
11/10/2016
Stamane
ho ricevuto, via FB, il collegamento ad un film molto censurato, una delle
prime scene riguardava il gioco del monopoly e le sue tre lezioni.
Monopoly |
Un
bambino gioca con la nonna a Monopoly ma perde tutto, sempre. La nonna consola
il nipotino a volte con una caramella, un biscotto, un abbraccio, un bacio ma,
spietata, gli chiede: “Hai capito la prima
lezione del monopoly?”. Il bambino, scuotendo il capo, domanda quale sia e la
nonna gli risponde: “Non devi mai
vendere, solo comprare e non lasciare niente in mano agli altri giocatori”.
Il
bambino allora trascorre tutta l’estate, giocando ogni giorno per molte ore e,
quando ritorna dalla nonna, la sbaraglia. La nonna, compiaciuta, dice: “Vedo che hai imparato la prima lezione. Ed
ora sai qual è la seconda?”.
Il
bambino scuote la testa e la nonna domanda: “Cosa facciamo quando è finito il gioco? … Mettiamo ogni cosa a posto
nella scatola perché nessun giocatore porta via con sè i pezzi. Ed anche quando
noi non giochiamo più, altre persone verrrano a giocare con le stesse case,
soldi, etc.”.
Il
bambino comprende che sta parlando della morte, che non permette a nessuno di
portar via i beni terreni.
Ma
in seguito la nonna lo incalza e dice: “Poi
hai capito la terza lezione del monopoly?”.
Il
ragazzo, ormai non più bambino, scuote la testa, e la nonna gli dice
(ricordandogli la propria gentilezza nei suoi confronti): “Quando si gioca, non è importante quanti soldi, case ed altro vinci,
conta quel che di buono hai offerto agli altri, perché solo quel che doni non è
mai perso”.
__---------------_____-----------------------____________
A me, è piacuta, a voi non so...
sabato 8 ottobre 2016
08:42 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
08/10/2016
Estraggo
alcune frasi dall’ottimo aticolo che si può leggere integralmente sul link: http://www.fanpage.it/la-magistratura-in-italia-ordine-o-potere-considerazioni-giuridico-costituzionali-di-un-giovane-avvocato/
a cura dell’avv. Giuseppe Palma.
Quella
che mi ha convinto maggiormente tra le sue valutazioni è che i megistrati NON
sono eletti da nessuno quindi esercitano le loro funzioni A NOME ma NON PER
CONTO del popolo (cioè è una forma di rappresentanza INDIRETTA) mentre
Parlamento e Governo esercitano le loro funzioni A NOME E PER CONTO del popolo
(rappresentanza DIRETTA).
Inoltre
proprio per il rapporto diretto, il politico lo posso mandare “a casa” (con la
sfiducia o non votandolo più) mentre il magistrato no.
Quanto
della famosa separazione tra i poteri dello Stato (esecutivo, legislativo,
giudiziario) operata da Montesquieu - e alla base delle moderne democrazie - è
stata accolta nella nostra Costituzione ? E, soprattutto, cosa accade quando si
è in presenza di una "cronica" debolezza del potere esecutivo e
legislativo ?
….
A
mio modesto parere, la Magistratura non può in nessun caso esercitare un potere
– in senso stretto – dello Stato, infatti per poter parlare tecnicamente di
potere, e quindi di imperium, è necessario che esso derivi dal popolo o, come
accadeva nei secoli passati, da Dio.
<omissis>…
Per
rendere maggiormente masticabile questo meccanismo, è sufficiente comprendere
che nel momento in cui il Parlamento ed il Governo esercitano i propri poteri,
lo fanno “in nome” E “per conto” del popolo da cui ne deriva l’investitura,
quindi la Magistratura non può essere in alcun modo considerata un potere – in
senso stretto – dello Stato; essa è solo un Ordine legittimato ad esercitare –
“in nome” del popolo e NON anche per conto di questo – la funzione
giurisdizionale nei soli spazi delineati dalla Costituzione e, soprattutto, nel
fedele rispetto della legge approvata dai soli organi deputati ad adottarla,
quindi dal Parlamento e dal Governo, seppur quest’ultimo nei soli casi
tassativamente previsti dalla Carta costituzionale.
A
dimostrazione di quanto premesso, la nostra Costituzione – della quale i
giudici si dichiarano spesso i soli scudieri – parla, non a caso, di Ordine
Giudiziario e non di potere. Se si legge il Titolo Quarto della Carta
costituzionale è scritto a chiare lettere, nella Sezione Prima, “Ordinamento
giurisdizionale”, e non Potere; e a fugare ogni dubbio ci pensa l’art. 104
Cost. : <<La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente
da ogni altro potere…>>. Fatti
chiaramente salvi i principi di autonomia e indipendenza contro i quali nessuno
mai si sognerebbe di scrivere neppure un rigo, osservi il lettore che la Costituzione
parla – addirittura in maniera esplicita– solo di Ordine, guardandosi bene
dall’usare il termine potere.
<omissis>…
E
che dire della crociata classista e giacobina racchiusa nelle parole
<<resistere, resistere, resistere…>>! Alla “faccia” della
Costituzione e del principio della separazione dei poteri!
<omissis>…
Mai
la Magistratura deve sentirsi legittimata a sostituirsi alla politica; anche di
fronte a periodi di debolezza di quest’ultima, la Magistratura non deve mai
indossare una veste che non sia quella che le ha ricamato su misura la
Costituzione e, allo stesso tempo, mai la politica deve utilizzare la giustizia
per i propri scopi. Atteggiamenti differenti hanno prodotto e continueranno a
produrre gravissimi danni allo Stato di Diritto ed ai principi di libertà e
democrazia.
<omissis>…
E
che dire, per esempio, di alcune sentenze della Corte di Cassazione?!
Nascondendosi dietro l’importantissima funzione nomofilattica, la Suprema Corte
spesso stravolge sia l’intenzione del Legislatore che il senso e la portata
delle leggi stesse. Tutte queste deformazioni, se vogliamo continuare a vivere
in uno Stato di Diritto, devono al più presto cessare!
<omissis>…
Al
momento mi è sufficiente trovare consolazione nel sapere che esiste una
maggioranza di magistrati – e vi posso garantire che sono tantissimi – che
svolgono onestamente il loro lavoro con professionalità, preparazione e
serietà, senza alcuna mira o ambizione che non sia quella nobile e disinteressata
di essere al fianco di tutti gli operatori del diritto – seppur ciascuno nel
rispetto del proprio ruolo – per garantire ai cittadini l’unica cosa che conta
per davvero: la Giustizia!
Avv.
Giuseppe Palma
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