mercoledì 20 giugno 2012
00:17 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
20/06/2012
Finalmente, forse, sta
risvegliandosi il sole delle regioni meridionali, ovviamente il sole della
sovranità popolare. Pubblico, in un unico post, tre distinte missive che
riguardano l’argomento, pregando di darne la massima diffusione al Sud (perché partecipi
attivamente) ed al Centro-Nord perché sappia che è iniziata la fine del periodo
di sudditanza delle regioni “meridionali” che, da ora in poi, perderanno questo
appellativo dispregiativo e diminutivo per tornare ad essere definite “Duosiciliane”.
La storia non va “costruita” dal vincitore militare nè rimossa né falsificata,
va studiata ed assimilata nelle parti migliori e va “accettata” con l’accetta
nelle sue parti più deteriori, altrimenti nessun futuro può essere costruita su
essa, sarebbe come tentare di edificare un castello su sabbie mobili. Gli
ultimi 151 anni di storia “pseudo-unitaria” così sono stati e sono tentativi,
ovviamente, miseramente falliti.
Tocca, ora, al popolo ed ai
suoi rappresentanti legittimi prendere in mano le redini del proprio destino
strappandole, se necessario con la forza, dalle mani degli indegni eredi
culturali delle carogne carignanesche dei Savoia e degli invasori francesi, entrambi
traditori al soldo di banche della perfida Albione.
Chi ci sarà, potra avere
voce, per sé e per i propri figli…
AlexFocus
PREMESSA STORICA DI
LEGITTIMIZZAZIONE
Vincenzo Gulì
16 Gennaio 2010
Il Regno di Carlo di
Borbone del 1734 era uno stato composto da due nazioni: quella napoletana,
nella parte continentale; quella siciliana nella parte insulare. Il Congresso
di Vienna sancì la nascita della nazione duosiciliana che riunì le Due
Sicilie al di là e al di qua del Faro, conferendo al sovrano il significativo
titolo di Ferdinando I delle Due
Sicilie in luogo dei precedenti: Ferdinando
IV di Napoli e Ferdinando III di
Palermo. I popoli così raggruppati si potevano chiamare Duosiciliani perché
ormai erano maturi i tempi (dopo il tentativo iniziale di Alfonso d’Aragona nel XV sec.) della loro fusione socio-culturale.
Tutto ciò che prima si imputava all’una o all’altra nazionalità andava perciò
in seguito riferito all’unica Nazione delle Due Sicilie.
Nel patto che Carlo siglò al suo insediamento con la Nazione
Napoletana (com’era prassi di tutti i sovrani che si erano seduti sul trono
sebezio) esisteva un particolare privilegio per la città di Napoli che avrebbe
assunto il governo di tutto lo stato in caso di assenza o di incapacità del
legittimo sovrano, ciò impegnando se stesso e i suoi discendenti.
La prammatica carolina fu grandiosamente attuata nel 1799
quando, in assenza di Ferdinando IV convinto dagli Inglesi ad arroccarsi a
Palermo, la Nazione Napoletana si trovò senza una guida di fronte all’armata
dei Francesi invasori. I rappresentanti della capitale si riunirono nell’ex
refettorio del convento di San Lorenzo prendendo la decisione di resistere di
fronte al nemico, rendendo in tal modo possibile l’epica e sanguinosissima
lotta dei Lazzari contro i Francesi a Napoli e, successivamente, dei briganti
in tutta la parte continentale del regno fino alla liberazione dei Sanfedisti,
partiti dalla Nazione Siciliana.
Dopo oltre due secoli la nazione Duosiciliana si trova in
analoghe condizioni:
1. Assenza del Re
2. Invasione “piemontese”, all’ultimo atto con il
federalismo.
Cominciamo dalla prima.
I legittimi discendenti dell’ultimo Borbone regnante, Francesco II, conoscono perfettamente
la triste situazione del Mezzogiorno d’Italia ed anche coloro che da vent’anni
si battono per il suo riscatto socio-politico. Nonostante ciò non hanno mai
concretamente manifestato l’intenzione di esporsi per il richiamo del sangue
reale nelle loro vene. Il Re quindi è assente o per lo meno non capace di
rivolgersi al suo popolo in catene. La sovranità, secondo la prammatica
carolina, passa dunque, dopo 211 anni, di nuovo al popolo.
Analizziamo la seconda
condizione.
Il nemico alle porte non è costituito dai predatori galli
del 1799 o dai piemontesi del 1861. Le armi, per fortuna, ora tacciono ma, come
hanno dimostrato con i fatti i Giacobini di ieri e di oggi, la guerra continua
sino al totale annichilimento del soccombente. Dall’invasione del 1860-61, i
cui ultimi echi di spari svanirono dopo ben dieci anni di brigantaggio, è
proseguita spietata e implacabile l’azione distruttrice dei vincitori con il
saccheggio sistematico delle risorse materiali e intellettuali delle province
meridionali, con l’imposizione di un’endemica emigrazione, con la cancellazione
della memoria storica dei discendenti dei Duosiciliani. Dopo aver inaridito
pressoché del tutto il Sud Italia, il governo di Roma sta per completare le
riforme del federalismo che imporranno, per la prima volta legalmente, ai
popoli italici livelli diversi di vita in proporzione alla ricchezza locale
prodotta.
I danni saranno certamente più gravi e irreversibili di
quelli arrecati dalle baionette francesi nel 1799 o da quelle piemontesi del
1861! Perdurando la connivenza dei rappresentanti istituzionali meridionali con
i nostri padroni del nord, non è possibile aspettarsi da loro alcuna tutela.
E’ il momento, per i fieri discendenti dei duosiciliani, di
bruciare le tappe costituendo a Napoli un Parlamento con la partecipazione di
tutti quei meridionali che avvertono il fatale momento storico che stiamo
vivendo. Esso costituirà uno sprone per tutte le istituzioni italiane e
internazionali a cui incessantemente il Parlamento si rivolgerà per pretendere
ascolto e provvedimenti nuovi per il Sud. Costantemente tutti saranno aggiornati
sulle proposte fatte e le risposte ottenute in modo che questo consesso
duosiciliano sia un osservatorio perenne, determinato, competente ed
orientativo su quanti ci governano.
Che il Signore della storia, attraverso le anime sante dei
nostri re cattolici, ci ispiri e ci protegga!
______-----------------___________-----------__________________
Al rappresentante in indirizzo della provincia
di NAPOLI
Stemma del Parlamento delle Due Sicilie
Caro compatriota,
la crisi
che si sta abbattendo sul Sud Italia è forse la più terribile che ci colpisce
da 151 anni perché infierisce su un tessuto sociale economico-culturale assai
fragile che rischia di affossare definitivamente la nostra amata terra che per
731 anni era stata una nazione libera, prosperosa e felice.
Non è più tempo di indugiare in sofismi o
individualismi, è invece il momento propizio per mettere insieme le forze
sudiste che hanno dimostrato in questi anni di tenere sinceramente e
disinteressatamente all’avvenire del cosiddetto Mezzogiorno d’Italia.
Varie volte abbiamo assistito a tentativi simili che
sono puntualmente naufragati. Da queste esperienze è venuta la necessità di
superare le ragioni di tali fallimenti costituendo un organismo super partes
che rispetti le singole autonomie e caratteristiche e sia aperto
democraticamente al dialogo serrato e consapevole per addivenire a
risoluzioni che aiutino realmente il Sud. Il progetto di un nostro Parlamento
non è certamente nuovo ma è assolutamente nuovo il fermo proposito di partire
anche qui dall’analisi degli scarsi risultati precedenti per andare
vittoriosamente avanti. Non più cariche onorifiche per blandire, non più
proclami fini a se stessi, non più coalizioni elettoralistiche per far
riemergere politici trombati. Organizziamo allora tutti assieme
un'assise duosiciliana dove si discuta e ci si impegni personalmente per
operare, a partire dalla provincia storica di provenienza.
Ti invito allora ufficialmente il 30 giugno
prossimo nell’ultima capitale di Napoli, in piazza Mercato,
alle ore 10:00, nell’antica Chiesa di S. Croce al Mercato (detta
pure al Purgatorio) per partecipare alla riunione del legittimo Parlamento
delle Due Sicilie – Parlamento del Sud ®
(debitamente registrato) e programmare il nostro futuro.
In questo
storico edificio, ricostruito nel XVIII sec., si ricorda la decapitazione di
Corradino di Svevia e la rivolta di Masaniello; esso da allora domina la piazza
in cui avvenivano le esecuzioni dei rei di stato e dei delinquenti comuni. Essa
è stata recentemente riattata e non accoglie più cerimonie religiose. Tra le
sue mura, che trasudano storia, getteremo le basi per il riscatto del Sud ( sia
come singoli sia come gruppi costituiti) puntando su quanto ci può unire e
disdegnando quanto può dividerci come le idee politiche, le concezioni
storiche, le confessioni religiose. Il richiamo alle Due Sicilie è soltanto il
riferimento a uno stato che primeggiava nel mondo alla metà dell’Ottocento e
che vogliamo prendere ad esempio di grandezza dimenticata per risolvere,
mutatis mutandis e servatis servandis, gli enormi problemi del Sud attuale.
Basta adesso con le parole e facciamo insieme i
fatti a partire da sabato 30 giugno per diventare , con un crescendo di
interventi coraggiosi e incisivi, il punto di riferimento dei mali degli
odierni meridionali e guidarli finalmente all’inversione del trend negativo che
da 151 anni li attanaglia. Non escluderti scetticamente a priori ma intervieni
volenterosamente e criticamente. Chi mi conosce, sa bene come io differenzi le
parole dai fatti, distinguendomi da quelli che li confondono e che hanno
impedito al Sud di sprigionare tutta la sua potenza reattiva in questi ultimi
decenni.
Napoli, 16 giugno 2012
Prof. Vincenzo
Gulì
cell. 3394436890
P.S. E’ opportuno un sollecito segno di consenso
per preparare l’attestato di partecipazione
___-----------------__________----------------___________________-________
Conclusione
'O
PARLAMENTO NUOSTO
Come
annunciato, si è insediato ieri 16 gennaio 2010 il Parlamento delle Due Sicilie
nell’antica capitale borbonica. L’antisala dei baroni del Maschio Angioino era
gremita dai rappresentanti di tutte le province del regno cancellato dai
piemontesi nel 1860. La seduta è iniziata in nome dell’Altissimo con
l’invocazione alla Trinità e la benedizione dei presenti da parte del
cappellano del Movimento Neoborbonico don Giuliano
Lilli da Isernia, come da prassi delle riunioni fatte avanti ai
cattolicissimi sovrani delle Due Sicilie.
Spiccava
al centro del tavolo di presidenza la poltrona centrale vuota, coperta dalla
bandiera gigliata, che era destinata al Re. Ma quando il re era assente , come
ha spiegato il coordinatore parlamentare, Vincenzo Gulì la sovranità passava giuridicamente al Popolo.
Infatti,
in base a una Prammatica di Carlo VII
del 1734, se il re non può, per ragioni soggettive o oggettive, guidare la
nazione, è legittimato il Popolo con i suoi rappresentanti a sostituirlo nelle
situazioni critiche.
Quale
situazione più critica del Sud attuale, indicato dagli osservatori
socio-economici come la zona più arretrata dell’Italia e destinato a subire i
terribili effetti letali del federalismo voluto dal nord.? E’ il momento
allora di rappresentare degnamente la nazione duosiciliana, costituendo varie
commissioni dicasteriali per vigilare l’intero orizzonte del Mezzogiorno che
lavoreranno nei vari ambiti di competenza per denunciare i problemi immanenti e
contingenti alle istituzioni da 150 asservite agli interessi dei colonizzatori settentrionali
ed orientarle in tutti i modi affinché cambi finalmente qualcosa al d sotto del
Tronto e del Garigliano. Il Parlamento ha un presidente, Giuseppe Genovese, e vari vicepresidenti: Vincenzo Gulì ( Vicario generale), Gennaro De Crescenzo, Salvatore Lanza, Alessandro Romano.
La
prima seduta è stata presieduta dal membro anziano Felice Abbondante e ha visto succedersi tra gli oratori i delegati
delle antiche province duo siciliane. Per quelle al di qua del faro: Napoli
(con i suoi sedili), Terra di Lavoro, Molise, Abruzzo Citra, Abruzzo Ultra,
Principato Citra, Principato Ultra, Capitanata, Terra di Bari, Terra d’Otranto,
Basilicata, Calabria Citra, Calabria Ultra. Per quelle al di là del Faro:
Palermo, Val Demone, Val di Noto, Val di Mazara. Le riunioni parlamentare
saranno itineranti e la prossima con tutta probabilità sarà convocata in
Sicilia in coincidenza dei 150 anni del nefasto sbarco di Marsala.
Ogni
membro ha scelto la commissione più confacente in modo che i lavori possano
immediatamente incominciare su convocazione, anche telematica del coordinatore
nazionale. Ogni commissione sarà presieduta da un responsabile come da prossima
comunicazione. Dopo aver ricevuto le nomine dal Comitato Promotore i
rappresentanti, che si fregeranno del titolo spagnolesco di “DON”, hanno
pronunciato il giuramento previsto dalla Costituzione di Ferdinando II del 2
febbraio 1848 (prima carta costituzionale italiana) che recita riferendosi
alla tutela della Patria:
“Nel
nome temuto dell’Onnipotente Santissimo Iddio Uno e Trino, cui solo è dato di
leggere nel profondo de’ cuori, e che noi altamente invochiamo a Giudice delle
Nostre intenzioni, e della franca lealtà, onde siamo deliberati di entrare in
queste novelle vie di ordine politico”, giuriamo.
Il
momento conclusivo dell’assemblea è avvenuto nei giardini antistanti Castel
Nuovo, dove ad uno ad uno, i delegati delle province hanno versato, su un unico
simbolico spazio, terra e acqua delle loro zone in maniera che da questa
mescolanza rinasca la sinergia di tutto il Sud e germogli nella capitale
sebezia un futuro finalmente nuovo e migliore per tutti i discendenti dei
duosiciliani.
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