martedì 2 ottobre 2012
02:08 | Pubblicato da
Alex Focus |
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Napoli,
02/10/2012
Savino Frigiola |
Ho avuto il piacere e l'onore di conoscerlo.
Una persona semplice, col suo simpatico accento romagnolo, combattiva, umile, mai prepotente anche quando ci sgridava paternamente per le nostre ingenuità, riconoscente per la nostra passione, sinceramente dispiaciuto per le nostre sconfitte, con lieve sorriso compiaciuto per le nostre piccole vittorie.
Quando è stato il caso è venuto da noi, a Roma, a Napoli ovunque fosse necessario, a dare il suo contributo, il consiglio, l'approvazione o meno, sempre con l'obiettivo di aiutarci vicendevolmente.
Ci mancherai, molto, piccolo grande uomo, gigante tra i nani che spadroneggiano nel mondo. Posso solo prometterti che saliremo sulle tue spalle per poter vedere olre i nostri angusti confini e porteremo il testimone che ci hai lasciato, fino al nostro ultimo respiro, come ci hai insegnato.
AlexFocus
Una persona semplice, col suo simpatico accento romagnolo, combattiva, umile, mai prepotente anche quando ci sgridava paternamente per le nostre ingenuità, riconoscente per la nostra passione, sinceramente dispiaciuto per le nostre sconfitte, con lieve sorriso compiaciuto per le nostre piccole vittorie.
Quando è stato il caso è venuto da noi, a Roma, a Napoli ovunque fosse necessario, a dare il suo contributo, il consiglio, l'approvazione o meno, sempre con l'obiettivo di aiutarci vicendevolmente.
Ci mancherai, molto, piccolo grande uomo, gigante tra i nani che spadroneggiano nel mondo. Posso solo prometterti che saliremo sulle tue spalle per poter vedere olre i nostri angusti confini e porteremo il testimone che ci hai lasciato, fino al nostro ultimo respiro, come ci hai insegnato.
AlexFocus
Segue ringraziamento da parte di Giuseppe Turrisi, un altro componente di Accademia
della Libertà:
Grazie, Savino Frigiola, per la tua battaglia e per la tua
perseveranza
Giacinto Auriti |
Ci ha lasciato un uomo e per quanto mi riguarda un maestro.
Ricordo con affetto le lunghe telefonate a parlare di
economia immaginando una Italia libera dagli usurai. Una di quelle
persone che non ti fanno giri di parole per imbambolarti ma chiamano le cose
con il loro nome e ti dicono le cose cosi come stanno. Una delle poche persone
che si incontrano sempre di meno. Aveva conosciuto Giacinto Auriti e fu prima suo discepolo e poi suo collaboratore in
quella che fu (ed è) la battaglia contro la più grande truffa dell'umanità derivante
dalla emissione monetaria a debito da parte di banchieri privati. Certamente
una figura di spicco tra i vari collaboratori più stretti del professor
Giacinto Auriti e certamente uno dei più determinati nel portare avanti la
battaglia incominciata all'epoca del corso Post Lauream di "Perfezionamento
in studi Giuridici e Monetari", un corso unico al mondo istituito
dall'università d'Abruzzo. Lo ha caratterizzato una passione per l'economia ma
sopratutto per quella economia fatta da uno "Stato sociale",
prima che cadesse nelle mani dei neoliberisti e degli usurai dove si
costruivano ponti, città, ferrovie, case popolari, imprese di stato, ecc. senza
indebitare i cittadini di un solo centesimo; ciò si poteva fare perché c'era
più etica, più onore, ma sopratutto c'era la sovranità monetaria e uomini di
stato capaci di comprendere cosa significasse "avere la sovranità
monetaria".
Ha scritto libri di economia come:
·
"La Fabbrica del debito, dell'usura e
della disoccupazione", ed. Pragamteia Rimini 1997,
·
“Alta finanza e miseria: l’usurocrazia
mondiale sulla pelle dei popoli”, ed. Controcorrente 2008, questo libro è
molto particolare, oltre che per la chiarezza, per i suoi innumerevoli allegati
tra cui la storia dell' "Isola dei naufraghi", la visura
camerale della Banca d'Italia nel registro della CCIAA di Verona al n. 9554 del
1931 e molti altri.
Sulla rete si trovano facilmente i suoi articoli ed i video
delle sue conferenze (in calce a queste poche righe).
Chiudo riportando due stralci di articoli dove con estrema
chiarezza sintetizza la situazione attuale.
" L’attuale violenta crisi economica ha scosso
l’intera Nazione. Pesa una grande responsabilità di tutto l’apparato politico
verso la totalità dei cittadini inasprita dalla sensazione diffusa che né la
maggioranza né l’opposizione dispongano delle necessarie risorse culturali e
della reale volontà per traghettare la Nazione fuori dalle secche economiche. Tutti
ormai riconoscono che la crisi è stata generata dagli apparati bancari e
monetari guidati dai privati che agiscono nella più assoluta autonomia,
svincolati da qualsiasi controllo politico. Il signoraggio primario e
secondario indebitamente incamerato dai banchieri all'atto dell’emissione
monetaria, aggravato dagli interessi passivi stabiliti autonomamente da costoro
sul debito pubblico e privato, che proprio l’attuale attività monetaria ha
generato, determina la più impressionante e macroscopica speculazione mai
concepita da esseri umani. Di fronte a questa situazione, l’impaccio della
politica è di tutta evidenza: l’esecutivo non dispone di sufficienti risorse
per far fronte alle esigenze sociali e di mercato, l’opposizione reclama a gran
voce maggiori impegni di spesa, ma non indica come e dove reperire le
necessarie coperture finanziarie. Occorre rapidamente ripristinare il corretto
rapporto di fiducia tra l’elettorato e la classe politica, pesantemente
compromesso dalla constatazione che mentre si è costretti a lesinare risorse
per il sostegno dell’economia, dell’occupazione, della scuola, della ricerca e
del sociale, si continua a corrispondere ai banchieri somme ingentissime
reperite con l’alta tassazione e con l’incremento del debito pubblico. Poiché non
s’intravede la soluzione a questo stato di cose, perdurando le cause, è
assolutamente indispensabile interrompere questo perverso meccanismo e
ritornare all’emissione monetaria diretta da parte dello Stato, come da
centennale esperienza già felicemente compiuta."
"Lo Stato italiano ha battuto moneta in prima
persona e monetizzato il proprio territorio dal 1874 al 1975. Ciò ha
consentito, subito dopo l’unità d’Italia di realizzare tutte le infrastrutture
necessarie ad un nuovo stato, compreso i famosi palazzi e quartieri
“umbertini”, ancora esistenti, senza imporre tasse e senza indebitarsi.
Successivamente utilizzando sempre la moneta emessa da parte dello Stato si
sono costruite le opere dell’Italia moderna: strade, autostrade, ponti,
ferrovie, porti, aeroporti, centrali elettriche, ospedali, sanatori, colonie,
le grandi bonifiche, intere città, i grandi complessi industriali, gli Istituti
Assistenziali, le scuole, le università, tutte contraddistinte dalle
inconfondibili linee architettoniche ispirate dal Piacentini. Anche tutte
queste opere furono realizzate senza aumentare le tasse ai cittadini e senza
aumentare il debito pubblico che anzi, sino al 1940 era rimasto stabile al 20 %
(tra i più bassi della storia d’Italia) per passare al 25% nel 1945 a guerre
finita. Successivamente si continuò a battere moneta da parte dello Stato, gli
introiti così incamerati hanno contribuito in maniera significativa alla
ricostruzione del territorio nazionale
devastato dall'invasione nemica (all’inizio degli anni 70 il debito
pubblico era sceso al 20 %)."
Grazie Savino
di Giuseppe Turrisi
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